“Mara è morta, ma con Gesù è risorta”, l’omelia ai funerali di Mara Severin, deceduta nel crollo del ristorante di Terracina, che si sono tenuti oggi, 12 luglio, nella chiesa parrocchiale di Sant’Anna, a Pontinia
“Manifesto le condoglianze delle comunità di Pontinia, di Sabaudia e di Terracina, del Vescovo, dei sacerdoti, dei diaconi, dei ministranti, delle autorità civili e militari, delle associazioni locali, di tutti i cristiani del territorio, degli amici e conoscenti che hanno espresso il loro dolore con un nodo alla gola, alla mamma Egle, al papà Roberto, alla sorella Elisa, agli zii, alle zie, ai cugini e parenti tutti.
È un momento di grande tristezza, ma non dobbiamo lasciarci abbattere o turbare dalla morte, noi abbiamo la certezza di essere salvati per mezzo dell’amore del nostro modello e capo, Gesù Cristo.
L’abitudine di mettere il cero pasquale vicino alla bara non è un segno di tristezza, ma di luce e di speranza, un segno d’incoraggiamento nella nostra prova: Gesù non è rimasto nella morte, ma è risorto e noi con lui.
Siamo in tanti a vivere, con voi, questo momento e voglio offrire, per una riflessione comune, alcuni frammenti di una canzone di un gruppo musicale che ha tradotto in canto la perdita di un’amica, di un amico e di un altro amico ancora:
«A chi importa se un’altra luce ancora si spegne in un cielo con milioni di stelle? A chi importa quando il tempo di qualcuno si esaurisce, se non siamo altro che attimi? A chi importa se un’altra luce ancora si spegne? Beh, a me importa!» (pensiero liberamente tratto da One More Light dei Linkin Park)
Siamo presenti perché della morte di Mara ci importa, siamo interessati a lei perché era una donna speciale, dedicata con passione e professionalità al suo lavoro, accogliente e solare, capace di coinvolgere e trascinare al buon gusto anche i più indifferenti.
Il dolore inconsolabile di Elisa esprime amore, la loro alleanza e complicità, ci fa intuire quanto era rassicurante e incoraggiante stare con lei. Elisa, solo perché non riusciamo a vederla non è detto che non sia con noi, grazie a Gesù risorto noi risorgiamo e abbiamo la possibilità di essere, nello spirito, accanto ai nostri fratelli e sorelle.
Dicono che le stelle che noi vediamo luminose, sono morte da tempo, ma noi continuiamo ad essere attratti e affascinati dalla loro luce.
Penso che nel caso di Mara ci sia un motivo ulteriore per continuare ad ammirare la sua luce: il senso di responsabilità le ha fatto anteporre la salvezza degli altri alla sua. L’atteggiamento dell’altruismo lo verifichi nella realtà e non nelle parole. Mara ha dimostrato di essere responsabile e altruista, ha messo al primo posto l’incolumità degli altri e ha pagato con la vita questa scelta. Il Vescovo Mons. Mariano Crociata concludendo la sua dichiarazione sul crollo nel ristorante Essenza scriveva: «Insieme alla fede cristiana, che ci fa guardare oltre questa vita, nutriamo la speranza di veder crescere in tutti il senso della responsabilità e l’impegno per la tutela della persona e del lavoro in ogni condizione di vita».
Abbiamo appena sentito nel Vangelo di Marco alcuni tratti della morte di Gesù, Colui che ha detto di sé: «Io sono la luce del mondo». Abbiamo ascoltato anche il suo grido: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Il grido di chi si sente abbandonato non solo dagli amici, ma anche dal Padre, il grido di chi prova una reale angoscia, ma non smette di confidare nella fedeltà del Padre e nella sua promessa: il giusto non sarà mai abbandonato. Ed è il grido dei familiari di Mara, angosciati e tristi per la perdita, in modo ingiusto, di una persona amata, un grido che confidando nella fedeltà di Dio può essere trasformato in attesa di consolazione, di sostegno e di giustizia.
E ancora abbia sentito risuonare il messaggio di un giovane, vestito d’una veste bianca, alle donne che si erano recate al sepolcro per onorare il corpo di Gesù: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto non è qui».
Se un’affermazione del genere si riferisse soltanto a Gesù, sarebbe un racconto avvincente del passato, ma non potrebbe affatto consolarci nei nostri lutti. Ma sappiamo che la risurrezione personale di Gesù è soltanto la prima di un immenso corteo: quello di tutti i salvati che formano con lui un solo corpo. Le donne sono andate al sepolcro con pietà ma molto tristi: andavano ad onorare un morto. L’annuncio del Giovane in bianche vesti: «È risorto, non è qui» restituisce loro la gioia e la speranza.
Possa questo annuncio placare anche i nostri cuori addolorati e turbati, poiché sappiamo da San Paolo che nulla e nessuno ci può separare dall’Amore di Dio manifestato in Cristo Gesù”.
Così, l’omelia del Parroco di Pontinia, Padre Giorgio Turriceni.