CAVE E BANCAROTTA, A GIUGNO LA SENTENZA PER L’EX PROF DI RELIGIONE PEDOFILO ACCUSATO DI BANCAROTTA

I guai giudiziari del professore di religione condannato per violenza sessuali su minori non finiscono: in dirittura d’arrivo il processo per bancarotta

Ci sarà il prossimo 4 giugno la sentenza per Alessandro Frateschi, il professore di religione condannato, in primo grado, a 12 anni di reclusione col rito abbreviato, per aver abusato sessualmente di cinque minorenni. L’ex diacono, che h revocato i suoi avvocati e si fa difendere dall’avvocato Danilo Riccio, deve rispondere insieme al coimputato Alfredo Lauretti, assistito dagli avvocati Gaetano Marino e Massimo Frisetti, del reato di bancarotta fraudolenta. A giugno, sarà il primo collegio del Tribunale di Latina a pronunciarsi con la sentenza.

Un processo che va di pari passo con un altro sempre per reati economici. A maggio 2024, infatti, Alessandro Frateschi, insieme ad altri indagati – Giuseppe Lauretti, Alfredo Lauretti e Aldo Gianfrochetti – ha rimediato un altro rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta in merito alla gestione di una società edile. L’accusa, come da prassi in questi casi, è quella di aver sottratto denaro e beni da una società dichiarata fallita dal Tribunale di Latina. Somme di denaro piuttosto cospicue che arriverebbero addirittura a oltre 800mila euro, per fatti avvenuti nel 2015.

Altri guai per Frateschi, dopo che, peraltro, era stato sospeso come funzionario per aver sottratto 50mila euro dalle casse dell’Istituto Diocesano per il sostentamento del Clero di Latina.

Frateschi, in passato processato e poi assolto in secondo grado sempre per reati di natura finanziaria, è imputato nel processo odierno, rinviato a giugno per discussione e sentenza, per una vicenda in cui gli viene contestato il reato di bancarotta fraudolenta.

Nell’ultima udienza, interrogati dal pubblico ministero Martina Taglione, sono stati ascoltati in aula due testimoni dell’accusa: un funzionario dell’Agenzia delle Entrate che ha eseguito accertamenti sulle società di Lauretti/Frateschi e il curatore fallimentare della Edil Cava di Terracina, la società fallita nel 2018 e riferibile ai due imputati.

Secondo l’accusa, tra la Edil Cava e la società Lauretti Impianti (il cui titolare è l’omonimo imputato) ci sarebbero stati passaggi di fatture per operazioni inesistenti. Per quanto riportato dal funzionario dell’Agenzia delle Entrate, sono riscontrabili fatture false sin dal 2012: le stesse venivano emesse dalla Edil Cava verso l’altra società, riconducibile però alla medesima compagine sociale. Due le fatture false nel 2013, tre nel 2014.

La società, poi fallita nel 2018, si occupava di gestire una cava e di svolgere attività estrattiva. Un business molto lucroso che, però, è spesso oggetto di accertamenti giudiziari. Come rappresentante legale della società c’era proprio l’ex professore di religione e diacono, sospeso dalla Curia, Alessandro Frateschi, considerato dall’accusa un uomo di fiducia di Lauretti. In base a cosa hanno relazionato i due testimoni, la Edil Cava, in realtà, pur emettendo fatture, non svolgeva nessuna attività di estrazione sin dal giugno 2012.

All’attenzione degli inquirenti, le fatture emesse nel 2014 di circa 190 mila euro, a fronte di un volume di affari della società di appena 4mila euro. Le operazioni inesistenti sono state calcolate per un valore di 160mila euro anche nel 2013, mentre l’evasione fiscale ammonterebbe a quasi 42mila euro.

Prima di avere come rappresentante legale Frateschi, la Edil Cave ebbe alla sua testa, come amministratori, il figlio e la madre di Lauretti. Il curatore fallimentare ha spiegato che non è stato possibile reperire la contabilità, mentre lo stato passivo da lui calcolato ammonta a oltre 3 milioni di euro per una società in disuso già dal 2014.

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