Lo abbiamo detto più volte, il Golfo di Gaeta è il Golfo delle possibilità, ormai lo sanno tutti. Il luogo dove tutti i sogni possono diventare realtà, persino quello di poter comprare e deturpare un monumento a proprio uso e consumo e addirittura farselo riconoscere dalle istituzioni come una dimora storica con tanto di menzione sul sito ufficiale della Regione Lazio. Ed è proprio quello che è accaduto al Castello di Gianola, da molti anni al centro di una vera e propria battaglia tra il privato, l’avvocato Gennaro Orefice e gli enti locali, nonchè molti privati cittadini di Formia. Il cosiddetto Castello di Gianola, ubicato nell’omonimo parco facente parte della riserva del parco regionale Riviera di Ulisse, è in realtà una edificazione risalente al XVII secolo e realizzata su una villa marittima risalente al I secolo Avanti Cristo. Ha quindi più di 2mila anni di storia.
Ora, nell’ambito della seconda edizione dell’iniziativa promossa dall’amministrazione regionale che apre al pubblico le dimore storiche sul territorio laziale, e che quest’anno andrà in scena dal 25 al 28 aprile prossimi, nella lista degli 80 siti inseriti nell’offerta, figura anche il sito formiano che ad oggi può forse configurarsi come il più grosso abuso in corso a un monumento regionale e nazionale, e al centro di una lunga e irrisolta vicenda giudiziaria.
“Nel territorio di Latina – si legge nel passaggio della nota regionale di presentazione dell’evento – i siti visitabili saranno 13: la Torre di Scauri di Minturno; a Cisterna di Latina Palazzo Caetani e il Monumento Naturale Torrecchia Vecchia che riunisce i resti di un antico borgo medievale; il Bastione “La Favorita” di Gaeta ristrutturato di recente che, con la sua bellissima vista sul mare, ebbe un’importanza rilevante durante la dominazione spagnola; il Complesso archeologico, paesaggistico e monumentale di Formia dove sarà possibile visitare il Porticciolo di Caposele, l’antico Acquedotto di età Romana, il Cisternone Ipogeo, il Porticciolo Romano Gianola, il Teatro Romano “Gliu Canciegl”, la Torre Castellone e la Torre di Mola; il Castello Di Gianola a Formia eretto nel XVII secolo sui resti di una villa marittima del I sec. a.C. e, a Priverno, il Castello e parco di San Martino, edificio realizzato intorno alla metà del XVI secolo”.
Insomma promuovere un abuso nell’ambito di una iniziativa di promozione culturale non può rientrare nello spirito dell’iniziativa che altrimenti si sarebbe chiamata la fiera dell’illegalità. E infatti il Comune di Formia ha scritto agli uffici regionali per denunciare l’errore, per così dire, e chiedere la modifica immediata del circuito delle dimore storiche, ricordando come sono stati realizzati “circa 1500 mc di nuovi volumi e superfici, porticati, opere di scavo e riporto di terreno, demolizione di massi affioranti, opere murarie varie, disboscamenti di macchia mediterranea, realizzazione di strade interne alla proprietà con massetti di cemento e parzialmente in basoli, alterazione delle quote originarie ed andamento del terreno, posa in opera di tubazioni interrate ed impianti vari, realizzazione terrazzamenti e getti di calcestruzzo anche in corrispondenza della scogliera e del confine a mare”. La Regione, con gli uffici competenti, si è impegnata a eliminare il Castello dalla lista.
Una violenza inaudita al territorio e ai vincoli insistenti sull’abitazione, che ricade peraltro all’interno del parco regionale Riviera d’Ulisse, e che già erano stati oggetti di un’ordinanza di demolizione risalente al 2013 contro la quale l’avvocato Orefice si era opposto dinanzi al Tar, perdendo, grazie a una sentenza del luglio scorso. Contestualmente “si è riconosciuto – si legge – l’autonomo potere-dovere dell’Ente di tutela ambientale di emettere propri provvedimenti repressivi anche in materia edilizia in ossequio alle norme istitutive e di salvaguardia dell’area naturale protetta contraddicendo l’assunto secondo il quale sul bene “monumentale” (ex L. 1089) vige una competenza esclusiva, anche sul piano repressivo, della Soprintendenza”. Un via libera per gli enti come il parco regionale e il Comune di Formia.
Il paradosso è rappresentato dal fatto che solo il 5 aprile scorso, ovvero meno di due settimane fa, erano stati gli stessi uffici regionali a chiedere al Comune di Formia quali provvedimenti fossero stati presi sulla scorta delle disposizioni della sentenza del Tar? Come a voler vigilare e incentivare il percorso di ripristino dello stato dei luoghi dagli abusi commessi. Pochi giorni e gli stessi uffici hanno inserito il sito nella rete delle dimore storiche da visitare e apprezzare come patrimonio culturale regionale. Mancherebbe solo un nastro di accoglienza agli ospiti con sopra la scritta: “Benevenuti nel Golfo delle opportunità”.