Cassa integrazione nel Pontino. Garullo (Uil): “Numeri in crescita. Provincia in affanno e fuori dalla ZES”. Più 28,2 per cento
È l’incremento percentuale delle ore di cassa integrazione concesse nel pontino nei primi sei mesi del 2025 rispetto a quelle dello stesso periodo dell’anno passato. Tra ordinaria, straordinaria e in deroga, sono state quasi 700mila (698330) quelle che l’Inps ha concesso a lavoratrici e lavoratori della nostra provincia, contro le 544664 accordate nel periodo gennaio giugno del 2024. A conti fatti – da un semestre all’altro – registriamo 153666 ore in più.
“Ciò che affiora da questo ultimo studio del Servizio lavoro, coesione e Territorio del sindacato – afferma Luigi Garullo, Segretario generale della Uil di Latina – e che avevamo evidenziato dai precedenti report è la continua e costante sofferenza del nostro tessuto produttivo che non riesce ad assicurare continuità occupazionale per lavoratrici e lavoratori.
Non a caso se torniamo a vedere i dati consolidati del 2023, scopriamo che nel primo semestre furono 412mila le ore di cassa integrazione concesse nel pontino”. Numeri simili ai nostri possiamo ritrovarli a Verbania, dove nei primi sei mesi del 2025 sono state poco più di 735mila le ore di cassa integrazione; Gorizia (772mila) e Matera (658mila). Tornando nel Lazio la classifica per aumento di cassa integrazione vede in testa la Tuscia, con un incremento del 82,5%, segue la Ciociaria con una crescita pari a 72,4%, terza è la provincia pontina. Segno opposto invece per la Sabina e la provincia di Roma, che rispettivamente hanno registrato contrazioni paria a meno 23,3% e meno 11,3%. Mentre se ci focalizziamo sui numeri assoluti nazionali scopriamo che il monte ore in questi sei mesi è salito a 305.543.494, era stato 250.792.430 nello stesso periodo del 2024. Anche i fondi di solidarietà crescono, passando da oltre cinque milioni di ore a più di otto milioni.
“È evidente che ci troviamo in una fase complessa di profonda trasformazione economica – conclude Garullo – nella quale occorre dare impulso alle politiche attive del lavoro, alla formazione, alla realizzazione di una seria politica industriale. Nessuna occasione va persa, tutte le opportunità dovrebbero essere colte fino in fondo. Sotto quest’ultimo aspetto stride e preoccupa il mancato inserimento delle province laziali, compresa la nostra, nella Zes, un’area strategica pensata per attrarre investimenti, di cui il nostro territorio ha assoluta necessità e incentivare la crescita economica nel Sud Italia ma che ha visto l’ingresso anche di Umbria e Marche”.