CASO SECCI, L’OPPOSIZIONE DI SABAUDIA BOCCIA TRIPODI: “RIPASSI LA COSTITUZIONE, A LAVARE LA TESTA ALL’ASINO SI CONSUMA SOLO L’ACQUA”

Angelo Orlando Tripodi
Angelo Orlando Tripodi

Conflitto d’interessi del vice sindaco di Sabaudia, Giovanni Secci. L’opposizione risponde e bacchetta il consigliere regionale Angelo Tripodi (Forza Italia)

“In qualità di sostenitore della trasparenza e del buon governo, desidero esprimere il mio pieno e incondizionato sostegno ad Giovanni Secci, vice sindaco di Sabaudia – dichiara Orlando Angelo Tripodi esponente di Forza Italia e presidente commissione Lavoro alla Pisana – in merito alle accuse ingiuste sollevate dall’opposizione. Le insinuazioni di incompatibilità e conflitto di interessi sono state prontamente smentite dai fatti e dalle dichiarazioni ufficiali. La risposta fornita dal responsabile del settore competente è stata chiara e inequivocabile: non vi è mai stata alcuna pressione esercitata da Secci sulle pratiche professionali, come alcuni hanno cercato di far credere”.

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“È evidente come l’opposizione stia strumentalizzando vicende che non trovano alcun fondamento giuridico né amministrativo, nel tentativo di destabilizzare un’Amministrazione che ha dimostrato, ancora una volta, la sua compattezza e solidità. Sono garantisti a fasce alterne, a seconda del momento. La votazione compatta contro la mozione di sfiducia conferma non solo la fiducia nei confronti del sindaco Alberto Mosca e del suo vice, ma anche la determinazione della maggioranza nel proseguire un percorso di governo trasparente e al servizio della comunità.

Giovanni Secci ha sempre agito con correttezza e professionalità nel suo duplice ruolo di vice sindaco e geometra, come dimostrato dalla sua trasparente richiesta di chiarimenti agli uffici e dalla conseguente conferma dell’assenza di pressioni. Non possiamo permettere che illazioni infondate mettano in discussione il lavoro svolto con impegno per il bene della città”.

Parole, quelle del consigliere regionale di Forza Italia, che non sono passate inosservate e che hanno causato la reazione dei consiglieri comunali di opposizione di Sabaudia i quali hanno presentato la mozione di sfiducia nei confronti del vicesindaco Secci, respinta con i voti della maggioranza Mosca.

A lavare la testa all’asino si consuma solo acqua”: i detti popolari sono la misura della saggezza. A volte devono farci riflettere molto più a fondo della semplice espressione. Ci ha pensato il consigliere regionale Angelo Tripodi, oggi con la casacca di Forza Italia eletto con i voti nella lista della Lega. Non ci interessa questo suo andirivieni dentro al centro destra, non possiamo declinarlo nemmeno sotto la voce di “trasformismo” (in quanto il riferimento è al passaggio da una parte ad un’altra in funzione della possibilità di creare nuove coalizioni di governo). Il trasformismo è qualcosa di storicamente rilevante al contrario il cambio di casacca rinvia, semplicemente, ad un nuovo e diverso interesse elettorale (insomma senza nemmeno avere la copertura di una radice storica…quisquiglie).

Il consigliere regionale Tripodi che dovrebbe fare le leggi che riguardano la totalità dei cittadini del Lazio (perché la Regione ha una funzione legislativa in determinati ambiti e con l’autonomia differenziata sarebbero ampliati), difende il vicesindaco di Sabaudia accusando la minoranza di essere garantisti a giorni alterni. Qualcuno dovrebbe spiegare al Consigliere regionale di Forza Italia che nessuno ha mai parlato di vicende giudiziarie. Ergo: potremmo affermare che il consigliere Tripodi è a conoscenza di questioni giudiziarie di cui nessuno di noi, rispettosi della divisione dei poteri previsti dalla Costituzione, ha mai fatto cenno. Se così fosse ci metta al corrente, visto che su questa questione in consiglio comunale il vicesindaco ha, opportunamente perché non era il tema all’ordine del giorno, glissato e nessuno della minoranza ha sollevato il problema tenendo, opportunamente negli interventi, divise le due fattispecie. Il tema non è il garantismo ma più semplicemente riguarda il conflitto di interessi, che non è detto che non possa avere riflessi di natura penale. Questo ulteriore aspetto, comunque, non ha interessato la minoranza.

Quello che è stato sottolineato è che nel momento dell’adozione di un atto amministrativo o non adozione (nel caso una delibera di Giunta comunale per la costituzione in giudizio in un procedimento che riguarda un provvedimento del comune che si basava su tre atti – uno del settore legale del comune, un nulla osta del parco e la Vinca della Regione Lazio) doveva essere fatta presente una condizione di conflitto di interessi da parte del vicesindaco perché, l’adozione o meno di quell’atto avrebbe potuto comportare un ipotetico vantaggio economico ad un soggetto che partecipava alla seduta, essendo il progettista incaricato della SCIA commerciale, quandanche fosse solo il presentatore ovvero colui che veniva formalmente delegato a presentarla. Uno dei principi su cui si basa l’azione amministrativa è la cosiddetta imparzialità oltre quello della trasparenza. Correttezza avrebbe voluto che avesse rilevato la condizione, nel caso si fosse assentato se votata o, al contrario se rinviata indietro fosse stato messo a verbale la motivazione e la sua non presenza alla decisione: nulla di più di tutto questo. Il resto sono tutte parole.

Il Consigliere Regionale Angelo Tripodi dovrebbe sapere, visto che ricopre una funzione legislativa, che il rapporto tra indirizzo politico ed amministrativo si regge su una distinzione tra il ruolo di assessore o consigliere e quello di dirigente o funzionario. Una separazione di funzioni che è ha come presupposto l’articolo 97 della Costituzione declinato dal decreto legislativo 165 del 2001. Il Consigliere regionale dovrebbe, lui per primo, porsi l’interrogativo sulla legittimità della richiesta del vicesindaco all’ufficio suap (mi viene un dubbio perché abbia scritto solo all’ufficio demanio e non a tutti gli uffici). Con riferimento alla dirigenza amministrativa, la giurisprudenza costituzionale ha affermato più volte che una «netta e chiara separazione tra attività di indirizzo politico-amministrativo e funzioni gestorie» costituisce una condizione «necessaria per garantire il rispetto dei principi di buon andamento e di imparzialità dell’azione amministrativa”.

Al principio di imparzialità sancito dall’art. 97 Cost. si accompagna, come «naturale corollario», la separazione «tra politica e amministrazione, tra l’azione del “governo” – che, nelle democrazie parlamentari, è normalmente legata agli interessi di una parte politica, espressione delle forze di maggioranza – e l’azione dell’“amministrazione” – che, nell’attuazione dell’indirizzo politico della maggioranza, è vincolata invece ad agire senza distinzione di parti politiche, al fine del perseguimento delle finalità pubbliche obbiettivate dall’ordinamento”. Il Consigliere regionale Angelo Tripodi ogni tanto dia una ripassata alla Costituzione: non fa mai male”.

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