CASO ORLANI, L’EX AGENTE SEGRETO PONTINO COLPISCE GILETTI

L'ex agente del Sisde colpisce Giletti al volto
L'ex agente del Sisde colpisce Giletti al volto

Massimo Giletti è stato aggredito da un ex agente segreto nel corso di un servizio per il suo programma Lo Stato delle Cose. L’uomo che ha colpito il noto conduttore televisivo è il settantenne Claudio Martufi, originario di Latina. Il conduttore e giornalista è stato raggiunto da un pugno mentre tentava di fargli qualche domanda sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L’ex 007, infatti, in coppia con il collega Giulio Gangi avrebbe avvisato Mario Meneguzzi – zio della ragazza – che lo stavano pedinando. Alla richiesta di spiegazioni in tal senso, Giletti è stato colpito.

Da settimane Massimo Giletti e la redazione de Lo Stato delle Cose stanno battendo la pista familiare del caso Orlandi, una direzione che vede al centro lo zio (deceduto) Mario Meneguzzi. Per questo motivo il conduttore, a Roma, ha cercato di intervistare un agente del Sisde recentemente ascoltato dalla Commissione bicamerale d’inchiesta Orlandi-Gregori.

“Perché avete avvisato Mario Meneguzzi che lo stavate pedinando?”, gli ha chiesto Giletti raggiungendolo per strada in Via del Corso a Roma. L’uomo non ha risposto, quindi il conduttore lo ha incalzato: “Voi dei Servizi lo avevate avvisato che lo stava pedinando, mi vuole spiegare perché?”.

In quel momento l’uomo lo ha colpito. “Ma sta scherzando?”, gli ha detto il giornalista. “Anziché rispondere alle domande colpisce la gente? Ma lei è proprio fuori!”, ha affermato infine. Il servizio completo è stato trasmesso durante la puntata de Lo Stato delle Cose in onda lunedì 8 dicembre.

Per capire chi sia l’ex 007 che ha colpito Giletti è necessario fare un passo indietro. Giovedì 4 dicembre i commissari dell’inchiesta bicamerale in Parlamento “Orlandi-Gregori” hanno ascoltato Claudio Martufi, ex agente del Sisde nonché tra i primi ad entrare in casa Orlandi nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa di Emanuela.

Suo collega e partner nelle operazioni era il defunto Giulio Gangi. Martufi, tuttavia, ha chiesto ai Commissari di secretare tutto e non ha permesso né acquisizione audio né registrazione video durante la sua audizione. Nelle scorse puntate de Lo Stato delle Cose è stato detto gli stessi agenti – quindi Martufi e Gangi – avrebbero messo al corrente Meneguzzi del fatto che lo stessero pedinando.

Ascoltato da LaPresse, Massimo Giletti ha riferito: “Questo signore appartiene a un gruppo di uomini dei servizi che avvisarono lo zio di Emanuela Orlandi, Mario Meneguzzi, che era pedinato dalla polizia”.

Il conduttore vuole arrivare al motivo di quel presunto avvertimento. “Su questo indagherò io, soprattutto dopo essermi preso un pugno”, dice a La Presse. A proposito dell’aggressione, Giletti non sembra intenzionato a denunciare: “Come diceva Minoli, sono un grande giornalista di strada, la mia passione è questa, sai che ti può succedere qualcosa“.

Martufi è stato ascoltato giovedì scorso dalla commissione parlamentare di inchiesta dopo che proprio ‘Lo stato delle cose’ aveva ricostruito che Mario Meneguzzi, zio di Emanuela Orlandi, era stato avvertito del fatto che gli stessi Servizi all’epoca lo stessero pedinando.

È noto che l’uomo fosse stato attenzionato dagli inquirenti ma i sospetti contro di lui caddero presto perché non vennero riscontrati elementi di prova sul suo coinvolgimento nella scomparsa della ragazza avvenuta il 22 giugno del 1983. E il suo alibi – quel giorno era a 200 chilometri da Roma insieme alla moglie Lucia, alla figlia Monica e alla cognata Anna Orlandi – venne, evidentemente, riscontrato da chi indagò all’epoca. “Ma fu fatto molto poco”, ha dichiarato ieri Giletti in trasmissione.

Secondo quanto riporta Rainews, la soffiata a Meneguzzi all’epoca sul fatto che lo stessero pedinando, sarebbe arrivata “da una persona legata ai servizi segreti: Giulio Gangi, oggi deceduto, che lavorava in coppia proprio con l’uomo coinvolto nell’episodio”. Lo stesso Gangi sin da subito si mise sulle tracce della Vatican Girl, e a quanto pare conosceva i cugini di Emanuela tra cui il figlio di Mario Meneguzzi, Pietro. “Gangi lo conoscevo, lavoravamo al Sisde” ha dichiarato l’ex agente che ieri ha colpito Giletti (prima di aggredirlo) ma l’uomo ha anche negato di conoscere le motivazioni per cui Meneguzzi sarebbe stato all’epoca avvisato del pedinamento nei suoi confronti. L’uomo ha negato di aver avvisato Gangi: “Se uno è corrotto non significa che lo sono tutti. Non so se e perché lo abbiano avvisato”, ha dichiarato a Giletti. “I servizi avvisarono lo zio di Emanuela che era pedinato e chiamò qualcuno dei Servizi per chiedergli chi lo seguisse”, ha dichiarato Giletti.

La scorsa settimana, “Lo Stato delle cose” aveva diffuso la notizia della perquisizione da parte dei Carabinieri della casa di Mario Meneguzzi in località Torano, a Spedino, (la stessa in cui si trovava il giorno in cui venne rapita sua nipote). Tale perquisizione è avvenuta nel 2024, dopo che la figura di Meneguzzi era stata nuovamente tirata in ballo da Enrico Mentana durante il Tg La7. In quel servizio venne mostrata una lettera all’allora segretario di Stato del Vaticano di un sacerdote sudamericano, padre spirituale della sorella di Emanuela, Natalina Orlandi che aveva confessato al prete di aver ricevuto delle “semplici avances verbali da parte di mio zio che però caddero lì”. Per questo motivo, “Zio Mario” venne indagato all’epoca dei fatti ma la sua posizione fu presto archiviata con un nulla di fatto. Giletti ha parlato di una nuova perquisizione avvenuta in un altro appartamento, mostrando nuovamente i documenti della Procura che risalgono ai giorni della scomparsa da cui si legge che anche il fidanzato di Natalina all’epoca disse ai Carabinieri delle avances ricevute. In quell’occasione, Natalina confermò alle forze dell’ordine i fatti ribadendo il suo imbarazzo per gli atteggiamenti di suo zio “a cui risposi sempre negativamente”: così disse al sostituto procuratore Domenico Sica che era a capo delle indagini.

“Siamo stati tutti quanti pedinati, mi sembra che cascate dal pero. Siamo stati controllati tutti, sia gli Orlandi che noi Meguzzi, è stato scritto dappertutto. Gli inquirenti giustamente all’inizio hanno voluto verificare che in famiglia non ci fosse qualche problema ma non ci hanno ancora arrestati. Siamo qui dopo 42 anni e siamo tranquilli” ha detto ieri Giorgio Meneguzzi, figlio di Mario, all’inviata de Lo Stato delle cose. “Sugli inseguimenti non furono i Servizi che avvisarono mio zio ma il contrario – ha spiegato Pietro Orlandi con un messaggio sui social –, mio zio si sentiva seguito, avvisò Gangi perché aveva paura e non sapeva chi fossero. Gangi disse: prendi la targa, gli lesse la targa e dopo un po’ gli dissero, di stare tranquillo perché era una loro auto. Comunque Giletti inventa date, fa passare che siano indagini attuali evitando di dire che ci furono indagini approfondite e chiuse perché non fu provato nulla”.

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