“CASO ITRI”, METÀ PAESE NON PAGA L’ACQUA: 30 KM DI CONDUTTURE IDRICHE ABUSIVE

Panoramica di Itri, al centro del caso sulle condutture idriche abusive
Itri

Una risposta che ci lascia profondamente insoddisfatti e che non ci dice nulla delle intenzioni dell’Amministrazione regionale su quello che ormai tutta la Regione Lazio conosce come il “caso Itri”, trenta chilometri di condutture abusive, secondo alcuni addirittura cinquanta, che probabilmente da decenni, riforniscono d’acqua le abitazioni di oltre mezzo paese, senza che né la Regione Lazio, né il gestore del servizio idrico, ne abbiano mai saputo nulla”.

Così Gaia Pernarella, consigliera regionale M5S, commenta la risposta dell’assessore Mauro Alessandri all’interrogazione a risposta immediata incentrata sulle derivazioni abusive di acque pubbliche a Itri.

Se Carabinieri forestali e Provincia di Latina, ormai più di un anno fa, non fossero intervenuti presso due gestori, divenuti poi sei e chissà quanti altri ancora ve ne sono – commenta la Consigliera 5 Stelle -, ancora oggi non sapremmo nulla di questa rete idrica abusiva, un unicum nel Lazio. Una situazione completamente fuori controllo, alla Mad Max per chi ricorda la pellicola interpretata da Mel Gibson, doveinterrompere il servizio significherebbe lasciare all’asciutto almeno mille utenze e dove, allo stesso tempo, i diritti dei consumatori non sono minimamente salvaguardati, né la qualità dell’acqua verificata.

E dove, soprattutto – aggiunge -, anche il pagamento dei canoni, è rimesso all’arbitrio di questi nuovi/vecchi padroni dell’acqua. Di questo e altro abbiamo chiesto conto all’Assessore Alessandri e alla Giunta regionale del Lazio, peraltro dopo averci già provato un anno fa con un’interrogazione a risposta scritta rimasta colpevolmente inevasa, come ammesso anche dall’Assessore. Senza però, nemmeno questa volta nulla, avere avuto delle risposte utili: a tutt’oggi, infatti, non sappiamo in quale maniera la Regione Lazio intende esercitare il proprio ruolo di controllo della quantità e sulla qualità della risorsa idrica immessa abusivamente in rete, né in che modalità intende assolvere al proprio ruolo di controllo contabile e di garanzia. Nell’attesa che siano gli organi giudiziari a intervenire – conclude -, nell’omertà più assoluta, la falda acquifera continua a impoverirsi a danno di tutti i cittadini e ad arricchire pochi spregiudicati speculatori”.

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