Un Casati a tutto tondo quello che si è presentato stamani alla sala conferenze della ASL di Latina, proprio di fianco all’ospedale Santa Maria Goretti.
Durante la presentazione del piano aziendale dell’ASL Latina, il Direttore generale ha toccato varie tematiche e criticità che riguardano la situazione sanitaria pontina. Il quadro appare preoccupante, ma guardiamo con speranza al futuro: “Abbiamo un piano”, ha dichiarato Casati.
Il momento clou è stato quello in cui il manager ha smentito la possibilità di nuove strutture ospedaliere. La rete ospedaliera della provincia avrebbe bisogno di 300 nuovi posti letto, ma secondo Casati si recupererebbero facilmente dalla costruzione del Nuovo Ospedale del Golfo, dalla ristrutturazione del Goretti di Latina e da azioni “già intraprese” sul territorio provinciale.
Rimandate al mittente, dunque, le dichiarazioni dell’ex sindaco di Latina Zaccheo, dell’ex senatore Moscardelli (PD) e del consigliere regionale Tripodi (Lega), che si erano detti favorevoli al nuovo ospedale di Latina, con tanto di ordine del giorno firmato da La Penna e Forte, e votato all’unanimità il 3 Ottobre scorso a La Pisana.
“SIAMO MESSI MALE”
La descrizione della situazione sanitaria pontina è apparsa chiara. Fuori dai denti, Casati ha definito lo stato attuale senza perifrasi: “Siamo messi male“ – aggiungendo che, ad ogni modo, – “abbiamo un piano pluriennale“.
Niente voli pindarici su fantasiosi progetti, ma programmazione e riallocazione di fondi e posti letto nelle aree della provincia che non hanno adeguate strutture e che quindi necessitano di particolare attenzione. In sostanza non aumentare la capacità d’offerta, ma ridurre l’ospedalizzazione.
Uno dei problemi principali è quello dello gestione delle emergenze: in provincia ci sono 340 accessi per 1000 abitanti, un dato superiore rispetto ai 300 della media nazionale, ma quali sono le cause?
Secondo Casati, le cause sono molteplici: l’uso inappropriato delle strutture dei pronto soccorso, per quanto i dati del 2017 della ASL siano in controtendenza rispetto a questa dichiarazione, e la persistente mancanza di strutture adeguate. Ad esempio, per affrontare questo problema, è stato messo a punto un piano per ridurre la degenza dei pazienti programmati anche grazie alle nuove tecnologie e alla miniaturizzazione delle stesse, oltre che alla prevenzione e alla mini-invasività. La linea è demarcata: diminuire il numero dei ricoveri per fornire nuovi posti letto ai pazienti emergenziali che, di converso, vuol dire ampliare l’offerta, ma ridurre la degenza.
Ma come favorire la prevenzione? Casati propone di incentivare l’utilizzo dell’assistenza domiciliare, che in linea teorica dovrebbe ridurre l’affollamento dei pronto soccorso.
Dal punto di vista finanziario, il quadro della Asl è negativo con un bilancio in “rosso” che condiziona i piani futuri che l’Azienda vorrebbe intraprendere.
Infine Casati lamenta un deficit di organico che non sarebbe però da ricondurre ad un problema di budget assunzionale . Nello specifico il dirigente vorrebbe adeguare l’organico all’offerta esistente, ma non si riesce ad acquisire e formare personale con competenze e attitudini coerenti con il modello d’offerta e, come se non bastasse, si incontrano difficoltà a mantenere il patrimonio professionale sviluppato.
L’IMPEGNO
Uno dei propositi sui quali Casati si è preso l’impegno di andare fino in fondo è quello di integrare nei poliambulatorio, o nelle case della salute del territorio, Medicina generale e specialistica, sviluppando quindi un servizio integrato che vada incontro alle esigenze dei pazienti.
I PAZIENTI
Una criticità che riguarda la sanità regionale, e quindi provinciale, è il progressivo invecchiamento della popolazione. Si stima che dal 22% attuale di over 65 si passerà al 30% nel 2035, eppure, anche in questo caso, secondo Casati, non ci sarebbe la necessità di ampliare le strutture ospedaliere, bensì di creare strutture di prossimità che siano in grado di andare incontro ai bisogni degli anziani, vale a dire i più colpiti da patologie croniche quali il diabete e lo scompenso cardiaco.
Preoccupante il dato sui tumori: tra il 2010 e il 2015 circa 18mila persone sono diventati pazienti oncologici, i più colpiti sono gli uomini con 10mila casi.