Una rivolta carceraria violenta scoppiata a ottobre 2025 a Latina: arrivano tre ordinanze di custodia cautelare
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, i due giovani Mattia Spinelli (20 anni), difeso dagli avvocati Gaetano Marino e Massimo Frisetti, e Matteo Baldascini (22 anni), assistito dall’avvocato Alessia Vita. I due latinensi, accusati insieme a Nico Mauriello e altri indagati, di aver messo a ferro e fuoco il carcere di Latina, hanno deciso di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mara Mattioli.
Ieri 18 dicembre, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procuratrice aggiunta di Latina, Luigia Spinelli, e dal sostituto procuratore Valentina Giammaria, sono state eseguite dalla polizia penitenziaria di Latina le tre ordinanze applicative di custodia cautelare emesse dal gip Mattioli nei confronti dei tre detenuti, individuati come i promotori di una gravissima rivolta carceraria, verificatasi lo scorso 28 ottobre 2025.
Tra di loro, per l’appunto, ci sono il 22enne Matteo Baldascini, noto alle cronache per diversi problemi giudiziari tra cui tentato omicidio, stalking, lesioni, minacce, oltreché ad essere rampollo di una famiglia un tempo legata al clan dei Casalesi, e il ras delle case “Arlecchino”, Mattia Spinelli, 20 anni, uno dei due gemelli che nel complesso popolare ha radicato una vera e propria piazza di spaccio, tanto da aver provocato la guerra tra bombe e molotov che vede protagonisti gruppi rivali nel capoluogo.
Il terzo a ricevere il provvedimento di arresto è il 25enne Nico Mauriello, anche lui pusher delle Arlecchino, al servizio del gruppo guidato dagli Spinelli. In pochi mesi è stato arrestato due volte per spaccio, rimediando anche una condanna col rito direttissimo.
I due più violenti, Spinelli (ex pugile) e Baldascini, si conoscono e si sono ritrovati in carcere, tanto da essere i sobillatori e autori di violenze e pestaggi che hanno attirato l’interesse investigativo della Procura. Entrambi sono stati trasferiti dal carcere di Latina che, con diverse annotazioni, ha detto a chiare lettere di considerarli persone non idonee e “non grate”.
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Ad essere indagati anche Marius Octavian Nedelcu, 44 anni, pregiudicato con precedenti per droga, fratello di Andrei Tiberiu Nedelcu, il 38enne rumeno che, nel 2024, sparò un colpo di pistola che ferì una ragazza a Sezze. Indagato anche il 31enne Giuseppe Marcellino, di Aprilia, arrestato per aver sparato ad un uomo per via di una contesa nata per il furto di carte da Pokemon. Infine, a finire indagato anche il 20enne Francesco Manauzzi, attualmente imputato per il tentato omicidio di Matteo Morandi avvenuto nella zona pub nell’autunno del 2024.

Quel giorno, il 28 ottobre, tutti tranne Manauzzi, a cui non è contestata l’accusa, ristretti nella camera 6 del 1 Piano A del Carcere di Latina, dalle ore 20.30 circa, avrebbero iniziato una forma di protesta con la battitura delle inferriate, per manifestare il proprio dissenso e la propria disapprovazione rispetto al regime chiuso attuato nell’Istituto carcerario.
Dopo circa 40 minuti, l’Agente in servizio alla Sezione 1 Piano A, ha proceduto al ritiro di uno specchio normalmente in uso nelle camere detentive, che nella circostanza era stato utilizzato dai detenuti per spiare l’attività del personale. Il pretesto ha scatenato una rivolta promossa da tre detenuti, tra cui Spinelli, Baldascini e Mauriello, che è culminata nella distruzione del mobilio ed altri beni dell’Amministrazione presenti nella cella, nonché nell’incendio nel corridoio di coperte, lenzuola e bombolette di gas. All’indirizzo della guardia carceraria, parole che non lasciano molto all’immaginazione pronunciate da Baldascini e Spinelli: “Pezzo di merda, figlio di puttana, avvicinati che ti ammazzo, apri la cella se hai coraggio che ti facciamo vedere noi chi siamo”.
I detenuti hanno rivolto anche altre minacce agli operanti della polizia penitenziaria. È Baldascini a lanciare contro uno degli agenti una coperta piena d’olio incendiata con potenziale rischio per l’incolumità.
Nel corso delle operazioni di contenimento dell’evento critico sono stati rilevati ingenti danni e un principio d’incendio in fase di propagazione e tra gli oggetti in fiamme è stata individuata la presenza di una bomboletta di gas avvolta da materiale cartaceo con it conseguente rischio di esplosione. A partecipare alla distruzione degli oggetti, tra cui televisore, tavoli e sgabelli, anche Nedelcu e Marcellino.
Per evitare il propagarsi dell’incendio e prevenire il rischio di detonazione, la polizia penitenziaria è intervenuta immediatamente utilizzando un estintore, circoscrivendo e spegnendo le fiamme impedendo cosi che l’incendio si propagasse all’interno del reparto detentivo. Un incendio appiccato dagli scalmanati a giornali, lenzuola, bombolette del gas, tutto materiale contenuto all’interno della cella numero 6. La rivolta carceraria ha determinato anche la sospensione del servizio di somministrazione farmaci agli altri detenuti. Ecco perché ai cinque, tranne Manauzzi, è contestata l’interruzione di pubblico servizio.
A tre dei sei detenuti indagati – Baldascini, Spinelli e Manauzzi -, è contestato anche un ulteriore episodio di grave violenza perpetrato ai danni di un altro detenuto, finito in carcere per violenza di genere. In particolare, Spinelli e Bladascini, dopo aver fatto ingresso nella cella n. 2 della Casa Circondariale di Latina, hanno insultato il detenuto in carcere per maltrattamenti – “Pezzo di merda, non si maltrattano le donne” -, per poi sferragli pugni sul volto on calci nelle costole e in faccia. Dopo aver afferrato un bastone della scopa, infine, gli hanno dato dei colpi in testa cosi da cagionargli lesioni consistite in “contusioni craniche e del massiccio facciale giudicate guaribili in 5 giorni.
Infine lo hanno minacciato: “Se parli ti uccidiamo la famiglia perché sappiamo che hai una moglie e quattro figli”, in modo da non fargli presentare una denuncia per le lesioni subite. a partecipare alle minacce, secondo gli inquirenti, anche Francesco Manauzzi, il giovane che ha partecipato alla spedizione punitiva che per poco non ha tolto la vita a Matteo Morandi in zona pub.
Un modus operandi. che ha tutto il sapore di chi avrebbe voluto prendersi il controllo del carcere, dopo aver spadroneggiato in città per via di arresti eccellenti degli ultimi anni. Marcellino e Manauzzi sono difesi dall’avvocato Massimo Frisetti; Marius Octavian Nedelcu è difeso dall’avvocato Adriana Anzeloni; infine Nico Mauriello è assistito dall’avvocato Davide De Mauri.
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