CAPORALATO A SABAUDIA: NEGANO ACCUSE GLI INDAGATI DELL’OPERAZIONE “SCHIAVO”

Operazione Schiavo
Operazione Schiavo

Operazione “Schiavo”, caporalato a Sabaudia: negano le accuse i responsabili dell’azienda agricola di Sabaudia “Lazzeri Società Agricola arl”

Sono stati svolti i primi interrogatori di garanzia per le persone coinvolte nell’operazione della Guardia di Finanza di Latina, coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dai sostituti Giuseppe Miliano e Valerio De Luca e denominata “δο?λος”. Dal greco antico: “Schiavo”.

L’inchiesta pone al centro una serie di condotte ritenute dagli inquirenti altamente dequalificanti per i lavoratori dell’azienda agricola, per lo più indiani.

Nel corso delle indagini, sarebbe emerso che gli indagati, approfittando dello stato di bisogno di numerosi lavoratori stranieri, hanno proceduto non solo alla corresponsione di retribuzioni orarie sensibilmente inferiori a quelle previste dai contratti collettivi di categoria, ma anche all’impiego effettivo della manodopera per un numero di ore di lavoro settimanale di gran lunga superiore a quello formalmente risultante nelladocumentazione aziendale “ufficiale” (formalmente ineccepibile) concernente i relativi rapporti di lavoro subordinato (contratti di lavoro, buste paghe, registro presenze, etc.). Coinvolti in tutto 290 lavoratori.

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Ad essere destinatari delle misure cautelari sono stati in sei, tra cui tre ai domiciliari. Si tratta di Adriano Gobetti, amministratore della società, Marina Marigliani Irene Conforto, addette all’area amministrativa dell’azienda. È scattato, invece, il divieto di dimora dal territorio, per i due addetti al controllo del personale Singh Sukhvinder e Andrea Piras, e per l’agronomo nonché responsabile dei lavoratori Friedhelm Hermann Krackhardt,

Davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Mario La Rosa, Marina Marigliani ha detto di aver sempre corrisposto i pagamenti per tutte le ore di lavoro effettuate oltreché ad aver rispettato le tariffe previste dal contratto di lavoro nazionale, compresa la prossima rivalutazione di gennaio 2021. Irene Conforto ha spiegato di non avere funzioni dirigenziali e di non decidere sui contratti di lavoro. La donna ha detto di svolgere solo attività amministrative all’interno dell’azienda.
L’agronomo Herman Fried Krackhart si è difeso sostenendo che nessuno dei braccianti aveva mai protestato per le condizioni di lavoro e che, ad ogni modo, gli aumenti delle retribuzioni erano previsti per il prossimo anno.

Secondo la Procura di Latina, il presunto sfruttamento dei braccianti agricoli ha consentito all’azienda agricola non solo di risparmiare sensibilmente sul costo della manodopera – a discapito delle fasce più deboli – ma anche di attuare una grave concorrenza sleale a danno degli altri operatori economici “onesti” del settore, grazie al mancato pagamento alle casse dell’INPS dei maggiori contributi previdenziali e assistenziali ammontanti ad oltre 110mila euro. 

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