Veleni tra toghe a Latina, l’ex Presidente dell’Ordine Gianni Lauretti replica alla nota dei Consiglieri dell’Ordine che lo avevano definito come il responsabile della situazione di stallo creatasi
La risposta dell’Avvocato Lauretti non si è fatta attendere. La nota (che pubblichiamo integralmente di seguito) ai 10 Consiglieri i quali, dopo la sentenza del Tar datata 9 novembre, si sono insediati alla guida dell’Ordine, conferma come ormai il punto di rottura tra le toghe pontine sia stato ampiamente superato.
In questi giorni, come abbiamo riportato in più articoli, si è palesato, tra note e comunicati stampa, una durissimo scontro mentre l’Ordine degli Avvocati rimane sostanzialmente un organismo, ad oggi, fermo.
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LA NOTA – I molti errori e le falsità contenute nella risentita replica dei sedicenti Consiglieri del COA di Latina al comunicato stampa diramato da Avvocatura Unità, Anai ed Il Movimento Forense, rende assolutamente necessario un mio intervento personale, nonostante nel corso degli anni abbia sempre evitato di intraprendere azioni giudiziarie e di cimentarmi in pubbliche esternazioni che tanto danneggiano il ceto forense della nostra comunità.
È singolare che, a fronte di un documento che ha dato voce alla stragrande maggioranza degli avvocati pontini, indignati per il comportamento di una dozzina di isolati Colleghi, qualcuno abbia suggerito, o addirittura scritto, ai suoi seguaci di replicare con un attacco personale al sottoscritto, anziché confutare le argomentazioni spese.
Non sono senz’altro il tipo che, a differenza di qualche mio qualificato detrattore, si nasconde dietro sigle o acronimi, attesa la mia indiscussa riferibilità alla compagine sottoscrittrice “Avvocatura Unita”.
Il comunicato stampa riportava le sigle associative soltanto per evitare che fosse firmato da almeno 400 colleghi, tanti quanti in un solo giorno hanno ‘pateticamente’ sostenuto il documento inviato al CNF.
Io ritengo che l’attuale caotica situazione sia il frutto della ostinata azione di chi da cinque anni non accetta l’impietoso esito delle urne e non rispetta la volontà espressa dai Colleghi, cimentandosi in estenuanti azioni giudiziarie.
Chi ha ispirato i firmatari della replica sa bene che le elezioni del 2015 non furono annullate per la questione del doppio mandato ma, come in tutta Italia, per un vizio del regolamento elettorale che all’epoca consentiva il voto di lista e che aveva permesso alla lista “Avvocatura Unita” di conquistare tutti i 15 posti di consiglieri lasciando fuori persino il leader della lista “Dino Lucchetti insieme per il rinnovamento” che aspirava a diventare il nuovo Presidente del COA. Proprio perché atteneva ad una mera questione di regolamento elettorale il COA di Latina, evocato in giudizio dai colleghi rimasti sonoramente sconfitti nelle elezioni, decideva di costituirsi con un proprio difensore qualificato.
Le elezioni del 2017, svolte con il nuovo regolamento elettorale, registravano l’ennesimo consenso plebiscitario per la lista Avvocatura Unità.
Le elezioni del 2019 sono state annullate per una singolare interpretazione del doppio mandato non impugnata soltanto perché nel frattempo la maggioranza del Consiglio si era dimessa per gravi contrasti istituzionali con la presidenza del Tribunale (come ampiamente spiegato nelle dimissioni) e non per la questione degli incarichi giudiziari, che è stato solo uno dei motivi del mancato rispetto riservato dal Presidente del Tribunale all’istituzione forense.
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In tanti anni di presenza in Consiglio non ho mai accettato un incarico giudiziario e l’unico mandato defensionale avuto da curatori fallimentari, e non da magistrati, mi è stato revocato dal Tribunale di Latina in maniera illegittima, come ha statuito, in sede di reclamo, la Corte di Appello di Roma con il decreto n.6891/20 del 8/10/2020.
Quanto al mio prestigioso incarico al Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Roma, forse vanamente ambito da chi ispira i miei detrattori, lo stesso è il frutto del consenso riconosciuto alla mia persona da tutti i presidenti dei COA del distretto del Lazio, dal quale ha tratto lustro il Foro di Latina.
In ogni caso, devo costatare che la responsabilità della mancata pronta ricostituzione del COA è da attribuirsi alla ostinata azione giudiziaria di soli tre colleghi che hanno impedito agli altri duemila iscritti di votare i nuovi rappresentanti, con il risultato pratico di ritardare ad oltranza la data delle nuove elezioni.
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Come ben detto nel comunicato stampa, infatti, le dimissioni di 8 consiglieri, a prescindere dai 5 dichiarati ineleggibili, impediscono allo stato lo scorrimento della graduatoria elettorale, per cui non esiste altro rimedio che rivolgersi democraticamente ai colleghi per ricostituire un COA degnamente rappresentativo. Del resto, gli stessi firmatari sembrano essere pienamente convinti che la prossima volta i Colleghi, contrariamente a quanto è accaduto da cinque anni a questa parte, gli riserveranno il loro favore elettorale.
L’importante è che le prossime elezioni premino i Colleghi che possano degnamente rappresentare il terzo Foro più importante del centro Italia e che affrontino al meglio le difficili sfide che attendono nei prossimi anni tutta l’Avvocatura Pontina.