Omicidio di Michele Boriello: diventa definitiva la condanna per il 65enne Domenico Buonamano di Santi Cosma e Damiano
“La confessione resa dall’imputato non può essere ritenuta – come in ipotesi difensiva – completa e fattivamente collaborativa, essendo essa intervenuta solo all’indomani delle propalazioni di due collaboratori, oltre che dopo le dichiarazioni etero ed autoaccusatorie rese da uno dei coimputati”, così le motivazioni della Cassazione che hanno reso definitiva la condanna di Buonamano.
Domenico Buonamano, già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari e condannato nel noto processo di camorra “Anni 90” in cui fu coinvolto il clan Mendico di Castelforte, è stato arrestato, ad agosto scorso, proprio in ragione della sentenza irrevocabile di Cassazione e, quindi, per un fine pena di 14 anni di reclusione in ragione dell’omicidio commesso nel 1992 a Vitulazio (Caserta). Ad essere ucciso fu Michele Borriello, all’epoca 29enne.
Nel processo, in udienza preliminare, fu assolto uno degli accusati, Sebastiano Panaro, mentre furono condannati, entrambi a 14 anni, Domenico Buonamano e Giovanni Di Gaetano.
La vittima, originaria di Casal di Principe, venne uccisa perché avrebbe parlato male di alcuni esponenti del clan dei Casalesi. A gennaio 2020, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, furono eseguiti gli arresti di 4 persone, ritenute, a vario titolo, responsabili dell’omicidio del 29enne Michele Borriello.
Gli arresti furono indirizzati anche a un personaggio di spicco del Clan dei Casalesi, Walter Schiavone detto “Walterino”. Le altre misure in regime di arresti furono rivolte a Giovanni Di Gaetano di Pastorano (Caserta), classe ’60, Sebastiano Panaro di Casal di Principe, classe ’69, e Domenico Buonamano di Santi Cosma e Damiano, classe ’58.
Tutti e quattro, secondo l’accusa, erano responsabili dell’omicidio di Michele Borriello, detto Pellecchione. La vittima era stata uccisa mentre si trovava nei pressi di un rinomato locale del posto, quando venne raggiunta da numerosi colpi di arma da fuoco (in totale 11). Nell’agguato era rimasto gravemente ferito anche un giovane di Vitulazio, che si trovava occasionalmente in compagnia della vittima, al quale le gravi lesioni riportate hanno procurato danni fisici permanenti.
Borriello fu ucciso perché aveva chiesto un maggior coinvolgimento nel clan e, a causa del diniego ricevuto, aveva iniziato ad appropriarsi dei proventi derivanti dal sistema delle estorsioni messo in piedi dai Casalesi. Nel 1999, per l’omicidio di Borriello, è già stato condannato alla pena della reclusione di oltre 10 anni Antonio Abbate, elemento del clan e successivamente diventato collaboratore di giustizia.
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