Squalifiche dopo la partita Doganella-La Setina, a parlare è il vice presidente della compagine sezze: “Scandalo, vergognatevi”
È un fiume in piena il vice presidente della società calcistica di Sezze, “La Setina”, dopo la decisione del giudice sportivo Maurizio Tamburini, arrivata lo scorso 18 ottobre.
Pesanti le squalifiche nei confronti di molti giocatori del Doganella e in parte anche per quelli de La Setina che, fina da subito, si erano professati innocenti rispetto allo spettacolo indecoroso andato in scena sabato 14 ottobre durante e al termine della partita.
Come noto, è scoppiata una rissa furiosa e sono volati calci, schiaffi, pugni, senza contare che giocatori e anche l’arbitro sono dovuto ricorrere alle cure dei sanitari presso il pronto soccorso.
I giudici sportivi, successivamente, hanno comminato le squalifiche, tra cui risalta quella più grave: 4 anni a Giuseppe Casoria (Doganella), squalificato fino al 19 ottobre 2027, “in quanto a fine gara, si avvicinava al direttore di gara, intento a raggiungere lo spogliatoio, e lo colpiva con uno schiaffo violento tra il collo e l’orecchio, procurandogli un trauma cervicale, refertato presso il Pronto soccorso con prognosi di 4 giorni; nonché per aver, in precedenza, partecipato attivamente alla rissa, colpendo più volte, in modo violento, con pugni al volto un calciatore avversario”.
A scontare le squalifiche per qualche giornata, però, saranno anche tre giocatori de “La Setina”, oltreché al fatto che la stessa società setina dovrà pagare un’ammenda di 100 euro per condotta violenta ed antisportiva dei propri sostenitori che venivano a contatto con i sostenitori della squadra avversaria. Il team di Doganella dovrà invece pagare 200 euro e giocare una partita su campo neutro e a porte chiuse.
Non ci sta il vice presidente de “La Setina”, Giancarlo La Penna, che parla di decisioni “agghiaccianti”, “scandalose” e “vergognose”.
“Siamo vittime di una delle più scandalose e ingiuste pagine del calcio dilettantistico. La FIGC Lazio e LND Lazio hanno praticamente scelto la strada a cui siamo abituati in questo paese, in ogni ambito: indifferenza, ingiustizia, sudditanza verso il prepotente. Così come nei più classici dei sistemi malati abbiamo assistito inermi a questa carneficina di violenza. Un nostro figlio che per aver segnato e nel compiere il gesto più bello di questo sport, mentre esultava nel modo più dolce del mondo verso i suoi nonni e i suoi due fratellini, si è ritrovato catapultato come in uno dei più brutti film horror: pestato, preso a pugni e calci, dai suo avversari di gioco (riportando diverse fratture a braccio, polso, mani). Da lì è iniziato l’incubo e rimbombano ancora oggi dentro di me le lacrime di paura e terrore dei piccoli fratellini e della sua povera nonna che era lì dopo anni per vedere suo nipote fare ciò che più gli piace”.
“Tutte le persone presenti – continua La Penna – hanno visto lo scenario da brividi, compresa la violenza scaturita anche da un dirigente del Doganella, padre di un loro giocatore, che anziché dare l’esempio ha partecipato al pestaggio di massa. Questo basta per descrivere l’orribile fatto accaduto, seguito dall’imbarazzante e agghiacciante comunicato di ieri della “giustizia” sportiva. Esatto, si dovrebbe chiamare giustizia ma così non è stata”.
“Il bilancio di questo incubo e dell’aver provato invano a difendersi di fronte a cotanta violenza è stato il seguente: stesse identiche giornate di squalifica del nostro giocatore malmenato con quelle dei ragazzi del Doganella che hanno senza pietà pestato qualsiasi corpo trovassero davanti a loro; non solo, due dei nostri ragazzi tra cui uno uscito per infortunio, non hanno partecipato in alcun modo alla rissa e sono stati squalificati per più giornate degli artefici della rissa. La loro colpa? Esser vittime del sistema il cui unico scopo è mettere tutto a tacere il prima possibile: ancora una volta, anziché pulire, la polvere va a finire sotto al tappeto”.
“Ma a noi società, piene di valori, chi ci tutela? Serviamo solo per sganciarvi soldi ogni anno e basta, senza avere il diritto di essere tutelati? A quanto pare si”, conclude La Penna.
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