CADDE DA UN’IMPALCATURA E MORÌ A LATINA: DUE CONDANNE PER OMICIDIO COLPOSO E UN’ASSOLUZIONE

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Tragico incidente sul lavoro a Latina, sulla Strada Monti Lepini: si è concluso il processo con due condanne e un’assoluzione

Sono stati condannati per l’omicidio colposo del 49enne originario di Sabaudia, Giovanni Mastrodomenico, due imputati su tre dal giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa. Ad essere condannati a 2 anni di reclusione ciascuno sia Bruno Quattrociocchi che Claudio Loggia. Assolto, invece, per non aver commesso il fatto, Gino Falconio. Gli imputati erano assistiti dagli avvocati dagli avvocati Antonio Leone, Angelo Oropallo, Renato Archidiacono e Lucio Teson.

Il giudice ha stabilito anche che di due condannati risarciscano i famigliari della vittima – in tutto tre parti civili – da liquidarsi in separate sede, decidendo per la rifusione delle spese di costituzione e difesa per l’ammontare complessivamente di quasi 9mila euro. Le parti civili erano difese dagli avvocati Alessia Righi e Giancarlo Vitelli.

Era il 22 dicembre di undici anni anni fa, 2014. Cadendo da un’altezza di circa cinque metri, mentre lavorava su un’impalcatura, per la sistemazione di un centro esposizione a Latina, tra Borgo San Michele e via Bassianese, Giovanni Mastrodomenico rimase gravemente ferito e morì all’ospedale “Santa Maria Goretti” dopo una settimana d’agonia, in data 29 dicembre 2014.

A febbraio 2017, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, su richiesta del pubblico ministero Cristina Pigozzo, dispose il processo, con l’accusa di omicidio colposo, per Claudio Loggia, responsabile della ditta “Century Italia srl” e proprietario dell’immobile su cui si stavano compiendo i lavori, Bruno Quattrociocchi, titolare della ditta esecutrice dei lavori, e Gino Falconio, coordinatore della sicurezza.

La caduta di Mastrodomenico fu devastante: frattura della clavicola sinistra e della scapola sinistra. Un tonfo tremendo tanto che l’uomo morì.

Secondo l’accusa, Loggia non avrebbe verificato l’idoneità tecnico-professionale dell’impresa esecutrice per un appalto che si aggirava sui 750mila euro. L’architetto Gino Falconio, invece, è imputato per non aver redatto il piano di sicurezza e coordinamento né il fascicolo tecnico di cantiere, oltreché a non aver fato rispettare la legge per quanto riguarda le misura di tutela e salubrità del cantiere.

Quattrociocchi, datore dell’impresa esecutrice del lavoro, non avrebbe valutato i rischi sul lavoro, non designando il responsabile del servizio di prevenzione e protezione, e omettendo di nominare un medico competente per fare la visita ai lavoratori.

Accuse che si univano al fatto che Mastrodomenico fu trovato al pronto soccorso con un tasso di alterazione alcolica pari a 2,20 grammi per litro. Il 49enne, che stava effettuando lavori di rasatura di uno dei frontalini posti al primo piano, utilizzò un ponteggio privo di parapetti, difforme alle prescrizioni e con distanza dal fabbricato superiore in alcuni punti di norma, tanto da precipitare e cadere al suolo.

Lo scorso 16 dicembre, il pubblico ministero aveva chiesto che Quattrociocchi fosse condannato alla pena di 2 anni e 8 mesi, mentre aveva ritenuto che Loggia e Falconio dovessero essere assolti. Di diverso avviso il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, che ha condannato Quattrociocchi e anche Loggia, mandando assolto Falconio.

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