L’ufficio studi della Uila analizza i dati del ministero dell’Interno sulle regolarizzazioni dei braccianti stranieri nel settore agricolo
Rappresentano meno del 10% le domande di regolarizzazione provenienti dal settore agricolo: 2.255 richieste su un totale di 23.950 inviate al 15 giugno, contro le 21.695 (91%) che provengono dal lavoro domestico. Considerando anche le 7.762 domande in corso di lavorazione, sempre al 15 giugno, l’incidenza del settore agricolo sale al 12,9%, pari a 4.111 richieste su un totale di 31.712 domande inviate o in corso di lavorazione.
È quanto emerge dai primi dati diffusi dal Ministero dell’Interno ed elaborati dall’ufficio studi della Uila.
Delle 2.255 domande inviate relative al lavoro subordinato, 22 riguardano la pesca, le altre sono tutte agricole, osserva l’ufficio studi Uila. Nella graduatoria per Regione, e sempre relativamente al solo comparto agricolo, al primo posto c’è la Campania (554 richieste), seguita da Sicilia (448), Lazio (408) e Veneto (168). Tra le Province, vince Ragusa (317 domande), seguita da Latina (264), Salerno (199) e Napoli (185). Per quanto riguarda, invece, i paesi di provenienza dei lavoratori per i quali è richiesta la regolarizzazione, i primi tre sono: India (540 domande), Albania (483), Marocco (441). Al contrario l’89% della nazionalità del datore di lavoro richiedente è italiana (2.000 domande), mentre le restanti 255 domande sono state presentate da imprenditori agricoli di India (56), Albania e Marocco (50), Tunisia (26), ecc.
Rispetto ai numeri previsti per il settore agricolo, osserva l’ufficio studi della Uila, siamo molto al di sotto di tutte le stime finora considerate sia rispetto alla reale consistenza del lavoro irregolare, sia rispetto alla supposta carenza di manodopera straniera conseguente l’emergenza Covid-19.
Tra i motivi di questo risultato ce ne sono sicuramente due, osserva l’ufficio studi Uila: il primo è aver posto, di fatto, nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione; il secondo è che non è stato ancora approvato il decreto interministeriale che deve fissare l’ammontare del contributo forfettario dovuto dal datore di lavoro per le somme pregresse non versate a titolo retributivo, contributivo e fiscale.
In attesa di tale decreto, è sicuramente positiva la decisione assunta dal governo di posticipare dal 15 luglio al 15 agosto il termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione.