Bracciante sfruttato nell’azienda agricola di Latina: è stata emessa la sentenza a carico dei titolari dell’attività
Il giudice monocratico del Tribunale di Latina, Simona Sergio, ha pronunciato sentenza di condanna nei confronti di Procolo Di Bonito, il titolare dell’omonima azienda agricola di Latina, e della figlia Romina Di Bonito. Il primo ha rimediato una condanna a 5 anni di reclusione più una provvisionale di 12mila euro, la seconda è stata condannata alla pena sospesa di 1 anno.
Il processo era a carico dei responsabili dell’azienda agricola “Di Bonito”, sita a Borgo Sabotino, accusati di sfruttamento del lavoro nei confronti di un bracciante di origine indiana impiegato dal 2009 al 2017, Singh Balbir, di nazionalità indiana. Sfruttamento lavorativo, retribuzioni difformi da quanto previsto dai contratti collettivi di settore e sproporzionate rispetto alla quantità di lavoro svolto, nessun riposo settimanale e rispetto dell’orario di lavoro. Queste le accuse della Procura di Latina.
Balbir, secondo quanto ricostruito dall’accusa, viveva segregato in una roulotte senza luce, acqua e gas. L’uomo era costretto a dormire nella stalla, lavandosi con l’acqua utilizzata per lavare le mucche e mangiando i resti che il datore di lavoro/padron gettava nell’immondizia.
A raccontare più volte la sua storia è stato il giornalista e sociologo Marco Omizzolo, in prima linea nella denuncia allo sfruttamento e al caporalato, che ha raccolto la coraggiosa richiesta di aiuto del bracciante. In seguito ci fu la denuncia presentata al Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina e la conseguente inchiesta dei Nas.
La condanna per Procolo Di Bonito è vieppiù pesante in considerazione del fatto che il pubblico ministero aveva chiesto per lui 2 anni e 6 mesi. Inoltre, il giudice ha disposto il risarcimento per la parte offesa Balbir, da calcolarsi nell’opportuna sede civile.
“Condannato oggi il ‘padrone’ di Balbir a cinque anni di reclusione. Una sentenza straordinariamente importante. Dopo 6 anni di processo abbiamo vinto noi. Balbir era stato ridotto in schiavitù per 6 anni nelle campagne pontine. La sua storia è ricostruita e denunciata in ‘Per motivi di giustizia’. Grazie all avv Arturo Salerni e al suo studio per aver creduto in Balbir e nella sua domanda di giustizia. Oggi c è profumo di libertà nell’aria”, a scriverlo Marco Omizzolo sulla sua pagine Facebook.