BRACCIANTE AGRICOLO MORTO DOPO L’INCIDENTE: A LATINA LUTTO CITTADINO

Caporalato

Bracciante agricolo mutilato e abbandonato: dopo la morte del 31enne Satnam Singh, arrivano numerose le dichiarazioni della politica

La Regione Lazio ribadisce la ferma condanna per l’accaduto, confermando il suo impegno nella lotta al caporalato e per la sicurezza dei lavoratori di ogni comparto produttivo. Il presidente Francesco Rocca rende noto che l’Amministrazione regionale si farà carico delle spese funebri e, una volta individuati i responsabili, si costituirà parte civile nel processo a loro carico.

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A Latina, interviene la Sindaca Matilde Celentano: “Interpretando il sentire comune della nostra comunità, profondamente scossa dall’accaduto, e delle forze politiche tutte, che siedono in Consiglio comunale, preannuncio che domani provvederò attraverso apposita ordinanza ad indire il lutto cittadino, con l’esposizione della bandiera a mezz’asta, per la morte del giovane bracciante”.

Anche da Cori, l’assessore all’agricoltura, Simonetta Imperia, esprime la sua indignazione: “Quello che è accaduto lunedì nelle campagne di Latina non può non accendere l’attenzione da parte di tutte le Istituzioni, delle parti sociali, del Prefetto. Non è bastante indignarsi per la barbarie che è stata compiuta ai danni di un ragazzo che attraverso il lavoro avrebbe voluto migliorare la propria condizione sociale.
Satnam Singh, lavorava sicuramente in nero, sicuramente in regime di sfruttamento, quando due giorni fa ha perso un braccio lavorando, non è stato soccorso dal suo datore di lavoro, bensì scaricato come un “sacco di spazzatura” davanti alla propria abitazione, considerato meno di niente, come se la vita di alcune persone non avesse valore, sembra di essere tornati nell’oscurità del basso Medioevo, quando il padrone aveva il potere di decidere della vita dei propri “servi”.

È per questo che non basta indignarsi a corrente alternata e solo quando assistiamo ad avvenimenti così abominevoli che negano la dignità umana, la dignità del lavoro. Faccio appello alle autorità al Prefetto che desti la giusta attenzione al fenomeno del Caporalato nella nostra Provincia. Tanto ha fatto emergere l’inchiesta condotta da Marco Omizzolo insieme alla Flai- Cgil di qualche anno fa, a seguito della quale si costituì un tavolo in Prefettura insieme alle parti sociali e alla Regione Lazio. Fu il periodo in cui il Governo, attraverso il Ministro alle politiche agricole cercò di costituire la rete di qualità delle aziende virtuose.

Ci tengo a precisare che per mia cultura e sensibilità personale e politica che questo tema mi sta particolarmente a cuore, e mi preme quindi trovare soluzioni, misure e proposte che siano di contrasto alle manifestazioni di illegalità sociale, ma nel contempo non siano mere vessazioni per le aziende virtuose. Io credo che non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che il vero terreno di scontro (a parte quello ovvio tra Stato e soggetti che commettono violazioni o reati a qualunque livello) non è solo tra datori di lavoro e lavoratori (lo è nel caso del caporalato) ma tra impresa che rispetta le regole ed impresa che non le rispetta.  

In questa lotta, in questa battaglia di contrasto  al sommerso occorre avere ben presente che il lavoro irregolare è un fenomeno così  complesso, così articolato, magmatico nelle sue varie forme, nelle sue differenti cause che richiede necessariamente una complessità adeguata di approccio. La piaga dello sfruttamento del lavoro nero e del caporalato ha radici antiche che dobbiamo sicuramente strappare. Oggi, però dobbiamo fare i conti con un fenomeno che si lega profondamente al  dramma delle migrazioni, allo sfruttamento di  persone disperate e in fuga dalla fame e dai conflitti. Serve una rottura netta col passato, anche e soprattutto a livello culturale.  

Esiste un muro di gomma che avvolge questo fenomeno, che ne consente la prosecuzione in alcuni territori e non solo nel settore agricolo. Per questo non bisogna abbassare la guardia, minimizzare, la battaglia la si vince se diamo dignità alle persone, al lavoro, ai lavoratori, se questa battaglia la si conduce insieme verso lo stesso obiettivo, la legalità”.

“Siamo sconcertati dalla morte di Navi, un giovane lavoratore indiano abbandonato dal proprio datore di lavoro dopo aver perso il braccio in seguito a un grave incidente sul lavoro avvenuto a Borgo Santa Maria”.

“Apprendiamo con condivisione la scelta fatta dal Consiglio Comunale di proclamare il lutto cittadino e, sopratutto, dell’approvazione dell’ordine del giorno con cui si chiede la costituzione di parte civile del comune nel processo che irrimediabilmente seguirà questo terribile fatto di cronaca”, commentano gli attivisti M5S. “Detto questo -aggiunge il gruppo pentastellato pontino- la politica deve fare di più, senza fermarsi alla giusta indignazione del momento che, però, non risolverà i problemi strutturali che affliggono il settore agricolo della Pianura Pontina”.

“È necessario che l’amministrazione sia presente in tutti i tavoli decisori nelle sedi competenti per farsi parte attiva nella lotta al caporalato, una ferita aperta nel nostro territorio, un dramma a cui nessuna soluzione efficace ha posto fine” commenta la capogruppo M5S Ciolfi.

“Il caporalato è una piaga sociale che affligge le fasce più deboli della popolazione, sfruttando la disperazione e il bisogno di lavoro per generare profitto a beneficio di pochi e a discapito dei lavoratori. Non possiamo più rimanere silenti d’innanzi a questa piaga che affligge il nostro territorio, episodi come questo devono spingere le istituzioni ad agire con fermezza e aumentare i controlli nel settore”.

“È importante ricordare l’interrogazione del consigliere regionale M5S Zuccalà alla Regione Lazio, nella quale si chiede alla giunta guidata da Francesco Rocca di rendere conto sullo stato dell’arte del progetto P.E.R.L.A, promosso nel 2019 dall’Assessorato al Lavoro della Regione Lazio, con lo scopo di fronteggiare il fenomeno del caporalato in agricoltura, arginare le agromafie e promuovere processi virtuosi di inclusione e re-inserimento socio-lavorativo dei migranti, finanziato con fondi europei per un valore di oltre 1.300.000 euro. Ci risulta che tale progetto non sia stato rifinanziato, una scelta che lascia sgomenti e dimostra la disattenzione della giunta regionale di centrodestra sull’argomento”.

“Dopo l’inchiesta Commodo che aveva visto gli arresti di alcuni personaggi coinvolti in episodi di Caporalato e accusati dagli inquirenti di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, la società civile aveva creduto che la piaga del caporalato fosse debellata e, invece, quel sistema di sfruttamento senza limiti della manodopera è ancora presente come dimostra la tragica morte del giovane Navi. Siamo pronti a scendere in piazza per manifestare tutto il nostro disappunto nei confronti di chi approfitta dell’indigenza altrui per generare profitto”.

Cosi in una nota gli attivisti M5S di Latina.

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