La Consulta dei Piccoli Comuni di Anci Lazio sul fenomeno dello spopolamento dei piccoli borghi della Regione: ecco le proposte
LA NOTA – La pandemia ha reso evidente una realtà che pochi riuscivano a vedere ed apprezzare: la qualità della vita nelle aree interne e montane ed in oltre 5300 Comuni sino a 5000 abitanti, borghi e paesi, con storia, tradizioni, arte ed ambiente, che sono ancora tutti da scoprire e valorizzare.
“C’è voluto purtroppo il COVID 19 – dichiara Lubiana Restaini coordinatrice della Consulta dei Piccoli Comuni di Anci Lazio – per comprendere la peculiarità degli spazi, dei rapporti umani, della salubrità dell’aria e dei cibi, che accompagnano il vivere nei borghi e nei paesi italiani, quelli che vengono chiamati Piccoli Comuni”.
“Ma piccoli un accidente! – ha proseguito Restaini – visto che rappresentano oltre il 70% dei Comuni italiani ed oltre il 60% del territorio nazionale; tradizioni, folclore, enogastronomia tipica, artigianato di qualità, ambiente incontaminato, rappresentano la riserva socio economica e culturale di cui l’Italia ha bisogno in questo particolare momento”.
“Eppure l’invecchiamento delle popolazioni residenti, che si unisce al loro impoverimento, determina il fenomeno dello spopolamento delle aree interne e montane verso le periferie urbane, già di per sé congestionate; quindi bisogna fare presto, perché negli ultimi 5 anni i 254 borghi e paesi del Lazio hanno perso circa 27.000 residenti; bisogna fare presto per evitare la gravità incalcolabile della perdita di memorie, attitudini, tradizioni e stili di vita”.
“Ce la possiamo fare – conclude Lubiana Restaini – se subito nei provvedimenti legati alla pandemia si tiene conto di programmare per questi territori: banda larga incalzando Open Fiber; fiscalità di vantaggio abbattendo l’IRAP per gli esercizi commerciali ed artigianali; servizi come scuola, trasporti, welfare, implementando la dotazione della SNAI (strategia aree interne)”.
“Due proposte: accanto ai tanti bonus già previsti, aggiungere quello per la coltivazione delle terre incolte da affidare a giovani imprenditori agricoli (20.000 subito), e quello per l’acquisto e ristrutturazione di abitazioni nei borghi (2 milioni di abitazioni vuote) per lo smart working; solo così il Paese avrà speranza, avrà futuro”.