Risveglio amaro per la provincia di Latina: un tratto dell’Appia escluso dal riconoscimento prestigioso dell’Unesco. Le raccomandazioni dell’Icomos
Si tratta di una e vera e propria doccia gelata. Nonostante le dichiarazione trionfalistiche di massimi esponenti politici pontini rispetto all’iscrizione dell’Appia antica nella lista del patrimonio Unesco, la realtà si presenta ben diversa.
Lo scorso 27 luglio, emerge che il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Nuova Delhi nella 46esima sessione, ha deliberato l’iscrizione della “Via Appia. Regina Viarum” nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Questo riconoscimento segna oggettivamente un traguardo storico, rendendo la Via Appia il 60esimo sito italiano a entrare nella lista dei Patrimoni dell’Umanità.
A cascata le esternazioni di istituzioni e politici pontini che non possono che rallegrarsi di ciò che è accaduto e per il ritorno di immagine per il territorio. Solo che viene dimenticato ciò che è stato raccomandato dall’Icomos, vale a dire il Consiglio Internazionale per i Monumenti e i Siti che avevano dato sì parere favorevole all’iscrizione della Via Appia nella Lista del Patrimonio Mondiale, raccomandando di escludere alcune parti del tracciato, senza che il Governo obiettasse alcunché.
Ad essere esclusi le parti che vanno dal XIX al XXIV miglio, ossia il tracciato dell’Appia che passa per i comuni di Genzano, Nemi, Lanuvio e Velletri. E ancora i comuni della Pianura Pontina con diramazione per Norba: Cisterna, Latina, Norma, Sermoneta, Sezze, Pontinia e Terracina. Senza contare che anche al sud rimangono fuori le province di Matera, Bari e Taranto.
Un vero pasticcio per la provincia di Latina, anche in considerazione del fatto che il territorio è a trazione centrodestra. Non compresi dunque i siti di Tres Tabernae a Cisterna oppure l’antica Norba, sacrificati per ottenere subito l’iscrizione all’Unesco.
A rilevare per primo il problema è stato il Presidente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli che ha dovuto rimangiarsi quanto dichiarato due giorni prima, dopo aver parlato del lavoro svolto dall’Ente nell’ultimo anno, dalla firma del Protocollo il 10 gennaio 2023 con 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata, Puglia), 12 tra Province e Città Metropolitane, 73 Comuni, 15 Parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 Università italiane e straniere, fino all’istituzione della Cabina di Regia che ha visti coinvolti i 13 Comuni pontini di Cisterna di Latina, Latina, Norma, Sermoneta, Sezze, Pontinia, Terracina, Monte San Biagio, Fondi, Itri, Gaeta, Formia, Minturno.
“La decisione dell’ICOMOS di eliminare dal riconoscimento della Via Appia, come Patrimonio Unesco, del tratto che dai colli romani attraversa tutta la pianura pontina fino a Terracina – spiega Stefanelli – rappresenta una scelta incomprensibile, rispetto alla quale il Ministro della Cultura ed il Governo, avrebbero potuto e dovuto fare di più, presentando delle opportune controdeduzioni in sede di discussione della candidatura.
La decisione di eliminare quel tratto ha comportato la perdita di altri elementi caratteristici e celebri della Via Appia (lunghi lastricati, miliari ancora in posto, tagliate e imponenti terrazzamenti, ponti tuttora in efficienza), elementi universalmente ricordati, come il lunghissimo rettifilo tra Roma e Terracina (oltre 90 km), il Decennovium (il canale che fiancheggia l’Appia nella Pianura Pontina, alternativo alla strada nel viaggio come narra anche Orazio nella famosa Satira), e Tres Tabernae (la stazione di posta dove si fermò San Paolo per incontrare i cristiani che gli venivano in contro da Roma).
Insomma un Governo che probabilmente non ha speso la dovuta attenzione rispetto a tale tematica, a testimonianza di una certa freddezza verso un dossier che fu pensato ed elaborato dai precedenti Governi e dal precedente Ministro Franceschini.
L’Amministrazione provinciale di Latina, nella sua opera di valorizzazione dell’Appia Regina Viarium continuerà a lavorare per tenere unito tutto il territorio provinciale nella considerazione che il tracciato sia un un icuum da considerare inscindibile”.
L’unica speranza rimane che il Governo, passata la buriana, provi a mediare e cercare di far includere i Comuni o almeno qualcuno di essi nei tratti riconosciuti. Al momento, l’Unesco per la provincia di Latina rimane solo un sogno interrotto.