La canna fumaria in eternit per una storia annosa tra parenti iniziata nel 2004: in udienza ha parlato l’ingegnere che eseguì l’incapsulamento
A parlare di fronte al collegio composto dai giudici Coculo-Villani-Trapuzzano e al Pubblico Ministero Valerio De Luca, c’era il testimone della parte civile, difesa dall’avvocato Lauretti. Si tratta dell’ingegnere dell’Arpa Lazio, nominato dalla Regione come Commissario ad Acta, in seguito a sentenza del Tar, che, nel 2021, riuscì non senza fatica a eseguire l’incapsulamento della canna fumaria segnalata dall’Asl e su cui Procura e Carabinieri Nas avevano imbastito l’indagine sfociata nel processo.
L’ingegnere ha spiegato di aver avuto difficoltà, sopratutto all’inizio, nel rapportarsi con gli uffici del Comune di Bassiano, da cui non avrebbe ricevuto nessuna indicazione, e soprattutto con i proprietari della casa a cui era riconducibile la canna fumaria. Successivamente il Comune avviò le procedure per affidare i lavori di messa in sicurezza. Nel 2018 il comune di Bassiano individua una impresa locale per intervenire e, dopo i sopralluoghi tecnici, si decise di incapsulare la canna fumaria. In quello stesso anno, venuto a conoscenza dell’indagine dei Nas, l’ingegnere fu interrogato dagli stessi inquirenti.
Il tecnico ha rimarcato in più di un passaggio della sua testimonianza di come i proprietari non lo avrebbero fatto entrare nella casa, non facendosi trovare in loco: “Non ci facevano lavorare, perché non volevano pagare i lavori che il Comune, dopo l’ordinanza sindacale, avrebbe messo a loro carico”.
Una vicenda che inizia addirittura nel 2004 e arriva, come primo punto di svolta al 2009, quando il sindaco di Bassiano era Vincenzo Avvisati.
Sul banco degli imputati, cinque persone: l’ex sindaco di Bassiano, Domenico Guidi, gli ex responsabili dei lavori pubblici del comune lepino, Roberta D’Annibale e Giuseppe Bondì, e due cittadini proprietari di una abitazione, Pasqua Pacilli e Mauro Di Meo. Gli amministratori devono rispondere del reato di inosservanza ai provvedimenti dell’autorità in quanto, secondo l’accusa, non avrebbero ottemperato a una ordinanza del Sindaco di Bassiano, nell’anno 2009, affinché fosse rimossa una canna fumaria.
Una vicenda intricata fatta anche di denunce e contro-denunce tra i proprietari della casa dove c’era la canna fumaria d’amianto e la proprietaria, nonché parente, dell’abitazione che sarebbe stata vittima della medesima canna fumaria.
Nella scorsa udienza, ad essere ascoltata, in aula, fu proprio la persona offesa, Amelia Pacilli, la quale, nel 2015, ha denunciato il Comune di Bassiano per inottemperanza al provvedimento di otto anni prima. Già nel 2004, come ha sostenuto la proprietaria, l’appartamento, affittato a terzi, era intaccato dalla presenza di fumi dovuti alla canna fumaria. Dopo diversi accertamenti tecnici, emerse che i fumi provenivano dalla casa dei due imputati Mauro Di Meo e Pasqua Pacilli.
Il processo, aggiornato al prossimo marzo, riprenderà con quattro testimoni chiamati dalla difesa dell’ex sindaco di Bassiano Domenico Guidi, difeso dall’avvocato Perotti.