BANCAROTTA LT AMBIENTE: COMUNE PARTE CIVILE, MA C’È IL CASO DELLA MANCATA FIRMA DI SINDACO E TRE ASSESSORI

Latina Ambiente: accolta la richiesta di parte civile presentata dal Comune di Latina. L’ente di Piazza del Popolo potrà rivalersi sugli eventuali imputati

Al termine di una lunga camera di consiglio, durata circa due ore, il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Morselli, ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Latina nel procedimento penale che contesta la bancarotta fraudolenta a più di una ventina tra ex amministratori, manager e revisori della fu partecipata dell’Ente di Piazza del Popolo, la fallita Latina Ambiente Spa. Il Comune di Latina, rappresentato dagli avvocati Francesco Cavalcanti e Alessandra Muccitelli, è parte civile già in udienza preliminare, così come prevede la Legge Cartabia e al pari della curatela fallimentare, difesa dall’avvocato Stefano Preziosi.

Una mattina piuttosto lunga che si era aperta, con la pubblicazione sull’Albo Pretorio del Comune di Latina, della delibera di Giunta con cui l’amministrazione di centrodestra rinnovava la costituzione di parte civile, demandando il compito all’avvocato del Comune, Francesco Cavalcanti.

In realtà, già nel 2023, l’allora Commissario straordinario del Comune di Latina (era caduta l’amministrazione del Sindaco Damiano Coletta), Carmine Valente, aveva predisposto la delibera con cui il Comune procedeva a presentare richiesta di costituzione di parte civile, a differenza dell’altro procedimento penale che vede al centro la bancarotta della Società Terme di Fogliano Spa che non ha visto nessuna costituzione.

Due giorni fa, il 19 novembre, la Giunta del Sindaco Matilde Celentano ha disposto un’altra delibera con cui ha demandato all’avvocato Cavalcanti la costituzione di parte civile nel procedimento, in ragione della modifica del capo di imputazione eseguita dal pubblico ministero Marco Giancristofaro, il quale ha dovuto cambiare gli importi della bancarotta di Latina Ambiente per via delle già avvenute transazioni tra il Comune di Latina e la curatela fallimentare. Transazioni che hanno ridotto l’ammontare del presunto danno. La Giunta Celentano, quindi, nonostante una prima diffida da uno degli indagati e una seconda diffida da altri due indagati, ha deciso di costituire il Comune come parte civile in quanto le condotte degli indagati “sono lesive – si legge in delibera – sotto più profili degli interessi materiali e morali intestati all’Amministrazione, la quale è pertanto parte offesa/ danneggiata“. Inoltre “i reati contestati in varia misura – dalla bancarotta fraudolenta con le contestate aggravanti, alle false comunicazioni sociali – incidono in maniera pregiudizievole sulle posizioni giuridiche dell’Ente”.

Secondo la delibera della Giunta “è stato impedito all’Amministrazione di assumere, tempo per tempo, i correttivi del caso al fine di mantenere la gestione della Partecipata nei corretti binari interattivi conformi ai canoni normativi, fino alla distribuzione di utili all’Azionista privato, disposto, all’evidenza dei fatti contestati, in difetto delle condizioni e dei presupposti di legge“.

L’Ente, si legge ancora nella delibera, è “soggetto conseguentemente danneggiato e parte offesa, legittimato a costituirsi parte civile in procedimenti qual quello che ci occupa, posto che le condotte poste in essere da quanti citati a giudizio, concorrenti, per come contestate, nell’originare il fallimento della Latina Ambiente, hanno sotto più profili determinato pregiudizi materiali e morali all’Ente Civico, incluso l’eclatante e grave danno all’immagine dell’Amministrazione, anche per il clamore mediatico, quindi per la diffusività che i fatti contestati hanno avuto e suscitato, pregiudizi tutti dei quali il Comune di Larina intendere chiedere il risarcimento, come quantificati in corso di Giudizio o da liquidarsi in via equitativa“.

Istanze pienamente accolte dal Gip Morselli che ha respinto l’opposizione del collegio difensivo intero anche su un altro aspetto. Gli avvocati degli indagati hanno sottolineato che la delibera è stata firmata dal vice sindaco di Latina, Massimiliano Carnevale, e non dalla Sindaca Matilde Celentano, assente in Giunta al momento della decisione avvenuto il 19 novembre. Il Gip ha ritenuto, invece, che la firma del vice sindaco è ammissibile, così come ha rigettato la questione sollevata sulla circostanza per cui la Giunta non ha motivato il perché della firma del vice, invece che del sindaco. Non ha retto neanche la proposizione della difesa rispetto al fatto che il Comune non sarebbe stato legittimato a costituirsi parte civile in quanto non è creditore della fu Latina Ambiente, bensì principale debitore tanto più che ha proceduto a transigere diverse somme milionarie e a pagarle alla curatela fallimentare. Il danno che lamenta il Comune, quindi, è sia di immagine che autonomo rispetto a quello lamentato dalla curatela fallimentare.

Ad ogni modo, dal punto di vista politico, la questione della mancata firma di Celentano susciterà sicuramente conseguenze. In quella riunione di Giunta, a deliberare la nuova costituzione di parte civile, c’erano tutti gli assessori, tranne tre. Mancavano la Sindaca Matilde Celentano e i membri dell’esecutivo, Ada Nasti, Annalisa Muzio e Francesca Tesone. Per inciso, tutti e quattro hanno come avvocato di fiducia il consulente del Sindaco, Giacomo Mignano, ossia uno degli indagati il cui coinvolgimento nel procedimento penale tanto ha fatto discutere in questi mesi, in quanto, come sottolineato più volte da più parti, costituisce un potenziale conflitto d’interessi. Una situazione esplosiva che aveva portato l’avvocato Mignano, consulente giuridico competente e tenuto in grande considerazione dalla Sindaca, a rassegnare le sue dimissioni. Dimissioni che sono state trattenute in decisione dalla Sindaca e che alla fine non hanno portato a nessuna rimozione: Mignano è ancora consulente giuridico della prima cittadina di Latina.

Gli avvocati dell’Ente di Piazza del Popolo, dunque, hanno seguito, l’indirizzo dell’amministrazione Celentano che, in un primo momento, a primavera scorsa, si era dimostrata contraria, avendo addirittura nominato un avvocato per giustificare la possibile mancata costituzione di parte civile, con tanto di parere del professionista pagato dalla collettività.

Successivamente, a luglio, la giravolta e il cambio di idea tanto che, lo scorso 18 luglio, l’assessora alle Partecipate della Giunta di Matilde Celentano, Ada Nasti, rispondendo a un’interrogazione della consigliera comunale Maria Grazia Ciolfi (M5S), aveva detto: “Il Comune di Latina si costituirà parte civile nel processo relativo al fallimento della Latina Ambiente e al contempo trasmetterà alla Corte dei Conti tutti gli atti riguardanti le vicende della società pubblico-privata e delle cause che hanno condotto al suo fallimento”.

Mignano non è l’unico a presentare una situazione doppia in questa vicenda. Con lui anche Stefano Gori che è tra i 27 indagati. Entrambi, assistiti rispettivamente dagli avvocati Renato Archidiacono e Orlando Mariani, sono nella posizione di essere nello staff della Sindaca Celentano. Peraltro, Mignano, fino alla crisi di luglio, era considerato una sorta di secondo sindaco, in quanto consulente giuridico, legato a Fratelli d’Italia, influentissimo sia nell’amministrazione che nel centrodestra. Fatto sta che Mignano è rimasto al suo posto (così come Gori che mai aveva ventilato le sue dimissioni) e il Comune è ora parte civile contro di lui e gli altri indagati.

LE ACCUSE – Alla base della modifica del capo d’imputazione, c’è il diverso ammontare degli ammanchi della Latina Ambiente, che hanno causato, nella prospettazione dell’accusa, il fallimento e la bancarotta. Una tesi da sempre contesta dalla difesa che, invece, ritiene che se il Comune di Latina avesse pagato i suoi debiti con la ex partecipata, a quest’ora la Latina Ambiente non sarebbe fallita e non ci si ritroverebbe a difendersi da un’accusa di bancarotta aggravata.

La modifica, ad ogni modo, si è resa necessaria dal momento che il Comune di Latina ha concluso con la curatela fallimentare della Latina Ambiente un accordo. La nuova amministrazione comunale a marca centrodestra ha eseguito, infatti, una mega transazione per i debiti che il Comune di Latina aveva con la vecchia Latina Ambiente, il cui curatore fallimentare è il commercialista Lorenzo Palmerini, nominato dalla stessa amministrazione come nuovo Presidente di Abc, la società municipalizzata dei rifiuti che ha sostituito la predetta Latina Ambiente. Per quanto riguarda la transazione, il Comune è convinto che arriverà a breve, con l’ultima transazione prevista da circa 2 milioni, a una condizione “in bonis” e senza più debiti con la ex partecipata che gestiva, a Latina, il servizio d’igiene urbana. Il che significherebbe che non c’è stato più alcun danno.

Tre gli importi al momento oggetto di transazione. Il primo, pari a 3.162.011 euro, oltre a interessi e spese legali, deriva da una serie di fatture commerciali emesse dalla società in bonis, per l’esecuzione di servizi di igiene urbana resi nel periodo tra il 2010 e il 2014.

Il secondo importo da assorbire con la transazione, pari a 1.991.043 euro, oltre interessi e accessori, in ragione delle trattenute operate dall’amministrazione sui corrispettivi maturati dalla società in bonis per i servizi erogati, al fine di conseguire le provviste necessarie al saldo anticipato dei ratei di un mutuo, contratto dalla Latina Ambiente con la Cassa depositi e prestiti, avente scadenza al 31 dicembre 2018.

Terzo ed ultimo importo, pari a 5.067.657 euro, riguarda il pagamento di un decreto ingiuntivo, oggetto di opposizione da parte del Comune nel 2021, in favore della società fallita per una serie di fatture emesse tra il 2010 e il 2017. “In totale la curatela ha rivendicato somme pari a 10.220.711 euro – aveva spiegato la sindaca Celentano – la proposta di transazione approvata è stata indicata dagli organi giudicanti ed è stata valutata dagli uffici competenti del Comune che hanno riconosciuto l’interesse dell’amministrazione ad addivenire alla soluzione transattiva della controversia per i tre procedimenti pendenti, onde scongiurare il verificarsi di probabili rischi connessi ad un aggravio di spese in termini di sorte, interessi ed oneri processuali”

L’udienza preliminare riprenderà il prossimo 3 aprile quando la parola passerà al Pubblico Ministero. Fissate altre due date: 10 aprile e 8 maggio. Per la prossima primavera, l’udienza preliminare conta di accorpare di nuovo la posizione di uno degli indagati, Vincenzo Borrelli, a cui oggi non era pervenuta la notifica dell’udienza.

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L’INDAGINE – I coinvolti, nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Procura di Latina Marco Giancristofaro (iniziata nel 2016), sono i vari amministratori delegati che si sono succeduti negli anni Giuseppe Caronna, Bruno Landi e Valerio Bertuccelli; i vari Presidenti della società Vincenzo BianchiGiovanni RossiGiacomo Mignano e Massimo Giungarelli; i vari consiglieri del Cda (alcuni dei quali ex dirigenti o funzionari del Comune di Latina) Gianmario Baruchello, Marco BrinatiClaudio Quattrini, Marcello VernolaAlfio GentiliMaurizio BarraBruno CalziaVincenzo BorrelliLucio NicastroStefano GoriRomeo Carpineti, Francesco MaltoniLorenzo Le Donne e Giancarlo Milesi; i componenti del collegio di sindaci revisori Gabriele GiordanoElvio BiondiRuggiero Maurizio MoccaldiBruno Pezzuolo e il socio e procuratore della società di revisione Mazars & Guerard, Fabio Carlini.

In uno dei capi d’accusa viene spiegato che 22 degli indagati avrebbero occultato “perdite nel corso della gestione 2007-2013, perdite stimate in non meno di 18 milioni e mezzo di euro circa, mediante l’imputazione di ricavi e proventi Tia extra rispetto ai montanti Pef dello stesso periodo, con conseguente erosione del capitale sociale“. La perdita di capitale nel corso degli anni è stata di 18,5 milioni di euro.

In un altro capo d’imputazione, quello che coinvolge più indagati, c’è l’accusa grave di bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura, gli indagati non rendevano possibile “la ricostruzione del patrimonio” e il “movimento degli affari, i libri e le altre scritture contabili della società Latina Ambiente spa in liquidazione tra il settembre 2006 e l’approvazione del bilancio 2012, i sindaci e la società di revisione omettendo ogni controllo di legalità e contabile di rispettiva competenza, limitatamente al periodo tra il 2006 e l’approvazione del bilancio 2010, attesa la mancanza di un sistema di rilevazione contabile analitico, tale da consentire la segregazione contabile dei costi inerenti la gestione Tia, e quindi la puntuale verifica del rispetto della copertura di tali costi con la tariffa di riferimento“.

Infine, nell’ultimo capo d’imputazione, che interessa una quindicina di indagati, c’è l’accusa di aver distratto oltre 300mila euro, negli anni di bilancio tra il 2009 e il 2011, a favore dell’azienda che deteneva il 49% della Latina Ambiente, la Unendo di Francesco Colucci. La distrazione delle somme dalla Spa sarebbe avvenuta tramite emissione di dividendi a fronte di contabilità ed esercizi di bilancio che, tra gli anni 2008-2009-2010, non avrebbero permesso la distribuzione di alcunché: risulta, infatti, chi i tre bilanci, riferibili ai tre anni summenzionati, hanno chiuso in perdita. Circa 800mila euro per il 2008, 351mila per il 2009 e oltre tre milioni di euro per il 2010 (3,2, milioni di euro). Perdite che hanno eroso il patrimonio netto dell’azienda e il capitale sociale arrivando a un valore medio negativo di oltre 9 milioni, se si includono anche gli aggravamenti successivi riconducibili agli anni 2011, 2012 e 2013.

Già dal 2007, il management avrebbe dovuto intervenire per proteggere il patrimonio aziendale, comportando così, per gli anni a seguire, il deprezzamento del valore societario dell’azienda che gestiva l’igiene urbana nel capoluogo di provincia (e non solo, fino al 2015 anche a Formia). Mancati interventi che, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbero determinato l’inchiesta penale.

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