Secondo il comune di Gaeta le spiagge attualmente in concessione sono poche, l’intervento delle associazioni del sud pontino
“Come noto la direttiva europea sulla concorrenza, meglio conosciuta come Bolkestein, dal nome del Commissario Europeo che fortemente la volle, impone agli Stati membri di mettere a gara la gestione dei beni pubblici ritenuti scarsi, quali (per esempio) le spiagge. Inutile sottolineare come la promozione di bandi per la gestione degli arenili sia avversata dagli attuali concessionari. Questi teoricamente, previo indennizzo per gli investimenti sostenuti, potrebbero correre il rischio di vedersi sottrarre un bene (erroneamente) considerato acquisito per sempre.
Della loro preoccupazione si è fatto portavoce il Governo (invero non solo quello in carica, ma anche i precedenti), che ha tentato di far credere all’Europa che il bene-spiaggia non è scarso, perché solo una parte modesta di esso è in concessione. Per avvalorare la sua tesi il Governo non ha esitato “ad allungare” lo sviluppo dell’arco costiero italiano, portandolo dai conosciuti 8000 km. circa, a ben 11.000 km.
Poteva il comune di Gaeta lasciarsi scappare l’occasione di supportare le tesi del governo? Ovviamente no e ciò per almeno due motivi. Il primo è di filiera politica; il secondo è che i balneari, insieme ai ristoratori, costituiscono lo zoccolo duro del patto elettorale che ha permesso alla coalizione di centro destra di vincere le elezioni.
Cosa ha fatto il comune? Con la delibera di giunta n. 179 del 25 settembre 2023 ha dichiarato non scarso il bene-spiaggia, snocciolando dati incredibili sugli arenili ancora liberi e, con la delibera 250 del 21 dicembre 2023, ha prorogato al 31 dicembre 2024 le concessioni in essere.
Non compete alle scriventi associazioni criticare gli atti dell’amministrazione, ma alcune considerazioni di carattere generale, sui potenziali sviluppi della faccenda, s’impongono.
- Se la risorsa non è scarsa, secondo l’assioma comunale, si potrebbero fare i bandi solo per gli “abbondanti” arenili non ancora occupati, con il risultato di ridurre ancora di più le già scarse spiagge libere;
- Rilasciare ulteriori concessioni significherebbe costruire nuove strutture fisse sulle spiagge, di cui molte “hanno già dato” in termini d’impatto ambientale e di antropizzazione insostenibile;
- Se le concessioni in essere fossero confermate senza bando, significherebbe privilegiare gli attuali gestori, in contrasto con le norme UE sul libero mercato e i balneari, al riparo dalla concorrenza, potrebbero aumentare a piacimento i prezzi di sdraio e ombrelloni.
Non vorremmo che nella partita aperta sulla gestione delle spiagge (e non solo) ci rimettessero, come al solito, i cittadini utenti, rei soltanto dell’incapacità di farsi gruppo per sostenere i propri diritti, al contrario delle ben organizzate categorie e delle lobby di settore”.
Così, in una nota, le associazioni “Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine” e “Associazione “Incontri & Confronti”.