Era andato per un tuffo al mare di Nettuno dopo il sopralluogo per le riprese della serie televisiva: bagno negato dallo stabilimento
“Finisco di girare e corro in spiaggia, a Nettuno. Sono le 18. Apprendo che la spiaggia libera più vicina è a qualche centinaio di metri. Avendo poco tempo, mi rivolgo al primo stabilimento attrezzato.
– Quanto costa un lettino fino alle otto?
– Noi chiudiamo alle sette.
– Ok, allora fino alle sette.
– Cinque euro.
– Ok. Poi magari alle sette libero il lettino e mi metto con l’asciugamano in riva al mare.
– No, non può.
– Come non posso? È demanio.
– Sì, ma solo per il transito. Non può fermarsi.
– Chi me lo impedisce?
– Il (nostro, immagino) guardiano.
Ora, la domanda è: ma a voi, che lucrate sul suolo pubblico, una volta realizzato il vostro incasso della giornata (compresi i miei 5€), che ve frega e io poi rimango lì un’altra oretta? Sono andato alla spiaggia libera. Starò qui un mese, gli stabilimenti non avranno un euro da me”.
A scriverlo è Francesco Bruni, noto sceneggiatore per diversi film di Paolo Virzì, regista e autore della sera televisiva “Tutto chiede salvezza”, per la quale proprio sul litorale sud pontino ambienterà la seconda stagione prodotta da Netflix. La prima stagione, peraltro, era ambientata all’ospedale militare di Anzio.
Una disavventura, quella descritta dal regista, che purtroppo accade in tante parti delle spiagge d’Italia e il litorale pontino e quello di Anzio e Nettuno non fanno eccezione. Sempre più prevaricazioni, nella consapevolezza di prendere per ignoranza o stanchezza i bagnanti che non vogliono o non possono affittare un lettino per godersi qualche ora di mare.