AUMENTO DI CAPITALE, L’ASSEMBLEA NON DECIDE. PASSA IL RINVIO “SINE DIE” DI LATINA, CONTRARI PD E FORZA ITALIA

Acqualatina, l’assemblea dei soci della società pubblico-privata rinvia di nuovo il voto sull’aumento di capitale

Meglio tirare a campare che tirare le cuoia. È questo, in sintesi, ciò che hanno deciso i soci con più peso nel voto ponderato nell’assemblea che si è tenuta oggi, 31 ottobre. Come noto, all’ordine del giorno, c’era il voto sull’aumento di capitale di Acqualatina: una maxi iniezioni da 30 milioni di euro, divisi a metà tra Comuni dell’Ato4 e socio privato Italgas.

A nulla sono valsi mesi che avrebbero dovuto portare a un confronto. Peraltro, in queste settimane, tutti i comuni, compreso quello di Latina, hanno votato, nei vari consigli comunali, mozioni per dire no al maxi aumento di capitale. Una ragione per cui se si fosse andati al voto oggi, l’assemblea dei soci avrebbe dovuto bocciare ciò che, a conti fatti, vuole solo il socio privato Italgas, con una collaborazione neanche troppo sotterranea del Comune di Latina della sindaca Matilde Celentano.

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In un’assemblea durata circa tre ore, alla fine, è passata, per l’appunto, la proposta del Comune di Latina, ossia di rinviare “sine die” fino a trovare una quadratura del cerchio. Sul piatto una soluzione di mediazione già emersa nella conferenza dei sindaci dello scorso 3 settembre: l’apertura di un tavolo di confronto tra management di Acqualatina e sindaci per addivenire a una soluzione condivisa.

Sul piatto una sorta di “due diligence” per capire quanti soldi effettivamente servono per risollevare le sorti di Acqualatina (società che, va ricordato, produce utili). La proposta del Comune di Latina tende a capire se vi sia la possibilità di arrivare a un aumento di capitale dimezzato. In sostanza, 14 milioni di euro (da introiettare per metà da Italgas e per metà dagli enti), dal momento che i Comuni hanno dalla loro crediti di circa 7 o 8 milioni derivanti dalla cessione delle condotte/reti ad Acqualatina, mai finiti di pagare dalla società pubblico-privata. Crediti che, secondo il ragionamento riproposto oggi, non sarebbero mai recuperati se Acqualatina finisse in default.

Nell’assemblea odierna, è spuntata anche la proposta del Comune di Fondi, sulla base di uno studio formulato dall’ex direttore amministrativo di Acqualatina, Vincenzo Leone. In pratica, una riconsiderazione del bilancio per cui, da calcoli effettuati, non sarebbe necessario l’aumento di capitale.

Alla fine ha prevalso la proposta di rinviare, grossomodo di un mese. Un rinvio che ha più il sapore dell’andreottiano “per non tirare le cuoia”, piuttosto che un futuribile confronto con Italgas che rimane ferma sulla sua posizione: se non si iniettano soldi nel capitale sociale, Acqualatina finisce gambe all’aria. A fare la parte del leone nel bilancio disastrato ci sono i 157 milioni di morosità che appaiono da anni irrecuperabili. Acqualatina rischia il decesso, ben prima della fine della convenzione del 2032, per una gestione che da anni – troppo facile il gioco di parole – fa acqua da tutte le parti

Sia Partito Democratico che Forza Italia, ex alleati nella stagione fazzoniana di Acqualatina, avrebbero voluto oggi bocciare l’aumento di capitale e stabilire un’altra data per capire il da farsi. Una possibilità negata dal Comune di Latina a trazione Fratelli d’Italia e soprattutto da Italgas, oltreché a piccoli comuni come Spigno Saturnia e la Sperlonga di Armando Cusani, l’ex forzista, oggi leghista, che ha votato per la proposta del capoluogo: rinviare senza una data. Contrari al rinvio, naturalmente, i Comuni “dem” Anzio, Nettuno, Cisterna e quelli forzisti Formia, Gaeta, Monte San Biagio e Itri. Astenuti Amaseno, Sermoneta e, a sorpresa, Terracina. Astenuto anche l’altro socio di peso nel voto ponderato: la commissariata Aprilia.

Un voto, quello del rinvio, che consente di prendere tempo sul bilancio gruviera di Acqualatina, sebbene pesi come un macigno il voto contrario di tutti i consigli comunali all’aumento di capitale da 30 milioni.

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