Attici abusivi in Via del Lido, uno degli inquilini viene sanzionato dal Comune di Latina, paga e salva il suo immobile
Succede anche questo a Latina dove un complesso sostanzialmente abusivo viene salvato tramite pagamento. Lo si evince dall’ordinanza emessa lo scorso 6 novembre dal servizio attività produttive, firmata dal dirigente Patrizia Marchetto, che consente a uno degli inquilini dei noti appartamenti in Via del Lido di pagare una multa cospicua da 43.449 euro, più oltre 1.150 euro (contributo di costruzione e oneri di urbanizzazione). Si tratta di uno dei ricorrenti al Tar la cui istanza era stata rigettata; in subordine l’inquilina ha presentato al Comune una istanza di fiscalizzazione.
Sull’immobile pendeva, come per altri del complesso, l’ordinanza di demolizione che però – sostiene ora il Comune – “potrebbe compromettere la porzione legittima del fabbricato, trattandosi di sopraelevazione del piano terra legittimato”.
Infatti, da legge, “qualora, sulla base di motivato accertamento dell’ufficio tecnico comunale, il ripristino dello stato dei luoghi non sia possibile, il dirigente o il responsabile dell’ufficio irroga una sanzione pecunaria pari al doppio dell’aumento di valore dell’immobile, conseguente alla realizzazione delle opere, determinato, con riferimento alla data di ultimazione dei lavori, in base ai criteri previsti dalla legge 27 luglio 1978, n° 392 e con riferimento all’ultimo costo di produzione determinato con decreto ministeriale, aggiornato alla data di esecuzione dell’abuso, sulla base dell’indice ISTAT del costo di costruzione, con la esclusione, per i comuni non tenuti all’applicazione della legge medesima, del parametro relativo all’ubicazione e con l’equiparazione alla categoria A/1 delle categorie non comprese nell’articolo 16 della medesima legge. Per gli edifici adibiti ad uso diverso da quello di abitazione la sanzione è pari al doppio dell’aumento del valore venale dell’immobile, determinato a cura dell’agenzia del territorio”.
In parole povere, l’abuso c’è, il Tar respinge il ricorso per annullare la demolizione, ma, alla fine, chi ha torto e se lo può permettere paga e sana tutto.
E pensare che questo è un complesso che ha una storia complessa, dal punto di vista giudiziario, tanto da avere in sé diversi intrecci che hanno riguardato la storia recente della città. Quella da dimenticare e che pure fa capolino spesso. Negli scorsi anni, la Polizia Locale di Latina, sotto la guida del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, ha avviato l’indagine sulla palazzina che si erge in Via del Lido e realizzata dalla “C&C” Costruzioni S.r.l riconducibile ai noti costruttori Corica. Attraverso la consulenza tecnica dell’ufficio Antiabusivismo del Comune di Latina, sono stati messi in luce alcuni illeciti edilizi al cui fondo ci sarebbero operazioni finanziarie finite direttamente nel fascicolo, e poi nel processo Arpalo, il cui maggior imputato è l’ex deputato della Repubblica di Fratelli d’Italia ed ex fedelissimo di Giorgia Meloni, Pasquale Maietta.
La tesi della Procura è che al fondo la realizzazione della palazzina, definita di lusso, esattamente al civico 60 di Via del Lido, sia stata viziata da alcuni investimenti messi ai raggi x nell’inchiesta Arpalo: riciclaggio di denaro che passava in Svizzera e poi tornava qui pulito per essere reinvestito in operazioni immobiliari.
Dal 2020, scattano diverse ordinanze di demolizione del Comune di Latina: si parla di locali tecnici trasformati in attici i quali, in realtà, sono una pratica non nuova alle latitudini della palude. Ad ogni modo, secondo le ipotesi della Procura, è in questa parte di città che ci sarebbero stati alcuni affari delineati nell’inchiesta Arpalo aventi ad oggetto proprio il riciclaggio di denaro. Questo perché Via del Lido nell’ordinanza di arresto datata aprile 2018 è citata più volte come luogo in cui alcune società della galassia Maietta avevano intestati degli immobili.
Da sottolineare è che un conto è l’inchiesta dei pm Spinelli, De Lazzaro, Bontempo, chiamata Arpalo, dove c’è già un processo, un altro è l’inchiesta (condotta da Miliano) da cui scaturivano le ordinanze del Comune di Latina i cui destinatari, tranne uno, non sono indagati né sotto processo nel terremoto che ha coinvolto Maietta, Cavicchi, Allegretti e gli altri.
Umberto Cappiello, ex Dirigente “Politiche e Servizio di Gestione e Assetto del Territorio” del Comune di Latina, aveva firmato ben sei ordinanze sulla scorta dell’inchiesta del pm Giuseppe Miliano – a modello 45 cioè iscritta agli atti non costituenti reato – e su tre distinte informative della Polizia Municipale risalenti al luglio 2019, all’ottobre 2019 e al luglio 2017. Nelle ordinanze rivolte anche a Luigi Corica e Valeria Saccucci come legali rappresentati della “C&C” Costruzioni S.r.l, il Dirigente ordinava la demolizione, a proprie cure e spese, delle opere edilizie abusive. Tra i destinatari delle ordinanze spuntava anche l’Unicredit Leasing srl come proprietaria di un’unità immobiliare dove insistono gli abusi, oltreché Francesco Corica come ingegnere delle opere, l’ex politico di lungo corso Alessandro Catani come progettista e direttore dei lavori, Giuseppe Duprè in qualità anche lui di progettista e direttore dei lavori e il tecnico collaudatore statico Egidio Orlandi.
Tra i nomi a cui l’ordinanza intimava di agire per il ripristino dello stato dei luoghi anche Roberto Noce, imputato nel processo Arpalo. Gli abusi sono sempre gli stessi. Ampliamenti delle superfici ricavate ad uso residenziale, cambi di destinazione d’uso, una diversa distribuzione degli spazi interni. L’indagine ha accertato che, invece di ritrovarsi con i locali tecnici all’ultimo piano dell’edificio, sono stati realizzati attici ad uso residenziale con il più “classico” (purtroppo) dei cambi di destinazione d’uso facendo leva anche su ulteriori ampliamenti in metri quadri. Di conseguenza l’altezza dei locali all’ultimo piano è superiore rispetto ai progetti, così da consentire l’abitabilità degli attici a servizio dei piani sottostanti.
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