ASSENTE IN ANTIMAFIA, OFFESE E NERVI TESI NELLA REPLICA DI STEFANELLI

“Il sottoscritto non ha inviato alcun intervento prestampato in commissione, ed era assente per validi motivi personali di carattere familiare. Gli episodi citati nell’articolo e risalenti al 2014/2016 sono stati oggetto di precedente audizione nella stessa commissione. Un articolo penoso, che richiama vicende politiche del passato che nessuna attinenza hanno con il tema della criminalità, e che ben poco attengono con la professione di giornalista. La mafia esiste in ogni luogo, figuratevi nel sudpontino, ma non vi preoccupate che non serve un sindaco per scoprirla perchè è tutto già contenuto nello straordinario lavoro che fanno le forze dell’ordine e la magistratura”.

Questa la replica del sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli, dopo un articolo pubblicato ieri in cui lo abbiamo paragonato a Michele Forte e al suo noto negazionismo circa la presenza della mafia sul territorio, per quanto ascoltato – ma soprattutto per quanto non ascoltato – dalla lettura di un breve testo da parte di un suo delegato (lui era assente) in commissione regionale antimafia il 21 febbraio scorso. Stefanelli si è risentito ma vale la pena precisare che le sue affermazioni, rilasciate in due commenti su un gruppo Facebook (Scauresi Scauresi) dal suo profilo social, sono imprecise oltre che fuori luogo e offensive. Ma se alle offese ci siamo abituati, per le bugie corre l’obbligo deontologico e morale di precisare le inesattezze riportate.

La commissione alla quale fa riferimento il sindaco si è svolta il 9 marzo di due anni fa, nel 2017, e da allora è evidentemente dovere di una commissione regionale antimafia convocare una nuova seduta perché due anni sono tanto tempo e il sudpontino è notoriamente terra di camorra. Ma Stefanelli questo lo sa bene perché fu lui stesso a riportare in quella commissione di due anni fa, alcuni (solo alcuni e non tutti come dice) degli episodi inquietanti che citiamo, e che nel frattempo non sappiamo come siano finiti o se abbiano avuto sviluppi sul territorio che lui amministra. Inoltre Stefanelli raccontò anche dei tentativi di affiliazione sui ragazzi di Minturno da parte di quei soggetti che “fuggono” dalle guerre di camorra napoletane perché soccombenti rispetto ad altre fazioni: che sviluppi hanno avuto nel frattempo queste terribili circostanze che bene ha fatto a ricordare due anni fa? Inoltre, altro aspetto sul quale si soffermò allora Stefanelli, fu l’appalto rifiuti che c’era in città e sul quale solo pochi mesi fa sono emersi fatti gravissimi, che riportiamo nell’articolo che non è piaciuto al sindaco di Minturno, con la ditta Ecocar costantemente presente nelle cronache nazionali perché raggiunta ripetutamente da interdittive antimafia, con taluni personaggi che fanno affari con le pubbliche amministrazioni, grossi affari, con diversi arresti per corruzione e molti altri risvolti investigativi da parte della Direzione Distrettuale Antimafia. E anche a Minturno è emersa una reiterata corruzione, secondo le accuse della Procura di Cassino, nei confronti di un funzionario comunale compiacente con la ditta e che avrebbe intascato denaro e addirittura un’automobile in cambio di continue proroghe all’affidamento (così come accaduto pure a Gaeta). Secondo le indagini, per fare gli interessi dei Bidognetti (che vivono nella vicina Formia) e quindi dei Casalesi. Perciò di argomenti da trattare, per una terra pesantemente in mano alla camorra, come può ben comprendere Stefanelli, ce ne sono parecchi, eccome. Eppure secondo il sindaco di Minturno basta esserci stato due anni fa, era inutile – seppur assente per motivi personali e ci mancherebbe – tornare o comunque ascoltare da chi lo rappresentava quale fosse la situazione. Ma insomma ogni quanto si dovrebbe tenere una commissione regionale antimafia secondo Stefanelli? Prima di rispondere vorremmo ricordargli che la Dia – seppur a livello a nazionale, ma riportando i singoli sviluppi per territori ben precisi come pure per il Golfo – pubblica una relazione ogni sei mesi, e l’osservatorio regionale ogni anno. 

gerardo_stefanelliIl fatto che la mafia esista in ogni luogo e in particolare nel sudpontino è una giusta considerazione da parte di Stefanelli e fa bene a ricordarlo, e proprio per questo è necessario il contributo di tutta la società civile e delle istituzioni. Invitare a non preoccuparsi perché “è tutto già contenuto nello straordinario lavoro che fanno le forze dell’ordine e la magistratura” significa dire che non servono a nulla le commissioni antimafia, le associazioni antimafia, gli osservatori, i giornalisti, le inchieste, i libri, l’attivismo delle persone sui territori o le denunce dei sindaci.
Stefanelli, ma cosa sta dicendo? La invitiamo a raccogliere il grido di aiuto delle forze dell’ordine e della magistratura che hanno vitale bisogno delle comunità, dell’impegno civile e di tutte le altre istituzioni sui territori, specie come lei stesso ricordava nel 2017, a seguito dello smembramento del Tribunale di Gaeta e a causa delle esigue risorse di polizia a disposizione. “Io credo che occorra rendersi conto che questa non è una lotta personale tra noi e la mafia. Se si capisse che questo deve essere un impegno – straordinario nell’ordinarietà – di tutti nei confronti di un fenomeno che è indegno di un paese civile, certamente le cose andrebbero molto meglio”, questo lo disse Giovanni Falcone.

Farebbe bene Stefanelli, dunque, come pure tutti gli altri sindaci del territorio, a dedicarsi a questi approfondimenti, a essere presente alle audizioni antimafia, anche si tenessero ogni settimana, e non perché bisogna andarci ma perché è utile andarci, e farebbe bene a promuovere la partecipazione di tutti nella lotta contro il crimine e ogni altra illegalità, dopotutto è un sindaco, piuttosto che preoccuparsi a che cosa attenga o meno la professione di giornalista che si vede bene conosce poco, ma questa, almeno questa, non è sua responsabilità, visto che purtroppo, come avrebbe detto qualcuno che lei ben conosce “fare il giornalista nel sudpontino è un mestiere pericoloso”, e perciò aggiungiamo un mestiere che oramai fanno in pochi, anzi, quasi nessuno.

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