Mancava ancora all’appello Singh Gurpreet alias “Goppi”, classe 1986m residente a Roma, coinvolto nell’inchiesta “Ascaris” che ha smascherato il mercimonio dei permessi di soggiorno sfruttando le necessità di braccianti agricoli indiani
Indiano anche lui, il 34enne Goppi è destinatario di una misura più lieve, gli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, rispetto agli arresti che hanno investito gli altri 4 indagati di “Ascaris (3 in carcere e uno ai domiciliari): il dipendente della Prefettura di Latina Danilo Nigro, l’ex sindacalista Cgil l’indiano Nanda Devender Singh (domiciliari), il pakistano residente ad Anzio, Afzal Muhammad, il 40enne, anche lui indiano, Kumar Munish considerato dagli investigatori il dominus che mediava tra sfruttatori e sfruttati.
Goppi si è costituito in Questura di Latina e ora dovrà difendersi dall’accusa di aver partecipato, in concorso con altri indagati (sono 18 in tutto), al reperimento di un permesso di soggiorno per un connazionale che non aveva i requisiti previsti dalla legge.
Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip La Rosa del Tribunale di Latina, Goppi viene descritto, tuttavia, come “il solo degli indagati “minori” nei cui confronti ricorrono elementi per affermare una assiduità di rapporti con Kumar Munish (punto di riferimento per la comunità indiana)” favorendo così l’immigrazione clandestina.
È in un’intercettazione captata dagli investigatori della Digos di Latina, i quali hanno dato corpo all’indagine “Ascaris” originatasi da accertamenti della Polizia Locale su 48 locazioni fittizie messe in piedi da uno degli indagati, Guido Mellucci, che Kumar (si è avvalso della facoltà di non rispondere) spiega a Goppi come funziona per avere un permesso facile: “Per avere un cud fittizio se ne volesse ottenere uno di 10mila euro, la persona interessata dovrebbe sborsare 1500 euro più altri soldi che servono per i contributi”o per i contributi“.
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