Operazione Ascaris a Latina, il mercimonio di documenti per ottenere il permesso o rinnovo di soggiorno in Italia: finiscono in carcere tre persone e uno va agli arresti domiciliari, l’indagine partita dalla Polizia Locale di Latina e proseguita dalla Digos, coordinati dalla Procura di Latina, che ha messo in luce almeno 70-80 casi accertati di immigrati truffati che pagavano per rimanere in Italia o far arrivare i parenti dall’estero
A firmare gli arresti il gip del Tribunale di Latina Mario La Rosa, su richiesta del Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e del sostituto Daria Monsurrò, per un’inchiesta portata avanti dalla Digos di Latina che ha preso il via dalla testimonianza di un immigrato indiano caduto nella rete degli sfruttatori e che vede 18 indagati oltre agli arrestati di oggi. Da qui il nome dell’indagine, Ascaris, vale a dire un parassita, poiché il rapporto tra sfruttatori e sfruttati, per lo più braccianti agricoli, su questo si basava: una relazione parassitaria.
Che qualcosa non andasse gli investigatori, in questo caso la Polizia Locale, lo capiscono a febbraio 2018 quando appurano che molti contratti di locazione per immigrati indiani erano sempre intestati a una stessa persona: l’avvocato Guido Mellucci, un 40enne di Latina, ossia uno degli indagati. 48 contratti di locazione, ritenuti fittizi, per immobili che ospitavano tantissime persone, circa 100, tutti immigrati, che servivano per inoltrare domande di permesso di soggiorno alla Prefettura. È così che la Polizia Locale fa partire l’inchiesta a febbraio 2018: una vicenda che si sviluppa sempre più sulla figura di Mellucci, indagato ma non destinatario di misure restrittive, il quale a un certo punto intesta contratti di locazione anche al padre e alla sorella. Ecco perché sempre la Polizia Locale di Latina si imbatte, nel medesimo mese di febbraio, in una conversazione intercorsa tra Mellucci e un impiegato del Comune di Latina, proprio all’interno degli uffici dell’Ente. Il 15 febbraio 2018, Guido Mellucci dice a chiare lettere che guadagnava “da non meglio precisati contratti per conto di soggetti di nazionalità indiana”.
Mellucci: «…te devo chiede ‘na cortesia. No, no, non te preçoccupà, non se tratta de indiani”. Impiegato: «E certo perché tu dagli indiani ce pigli i sordi». Mellucci: “E certo che me li piglio. Mica lo faccio così. Io mo’ però con gli indiani me so firmato…mo’ sto a fa’ i contratti solo per altri stranieri…anzi, perché non me mandi qualche straniero? Se voi te lascio il biglietto da visita mio. Mo’ me serve ‘na carta d’identità pe’ ‘na persona che non c’ha ancora la residenza perché glie serve…Quanto costa mo’ la carta d’identità?”.
Un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per Nanda Devender Singh, molto presente nelle attività sindacarli, ex delegato Flai (Federazione Lavoratori Agro Industria) Cgil di Latina, il quale nel 2016, come riportano le cronache dell’epoca, si batteva contro lo sfruttamento dei braccianti sikh.
Tre, invece, le ordinanze cautelari in carcere a carico del pakistano 32enne residente ad Anzio, Afzal Muhammad, dell’indiano 40enne Kumar Munish (considerato il dominus/mediatore a cui si rivolgevano gli immigrati) residente a Latina e dell’italiano di 43 anni, nato a Roma ma residente a Pontinia, Danilo Nigro, dipendente della Prefettura di Latina, che pur non lavorando più allo Sportello unico dell’Immigrazione riusciva a dare dritte preziose utili agli sfruttatori.
Già coinvolto in una storia di immigrazione sfruttata, Nigro è rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare di Latina Pierpaolo Bortone nel 2016: in quel caso il reato contestato fu di abuso d’ufficio poiché, secondo la Procura di Latina, insieme a un collega, Marco Biagio Giuliano, avrebbe indirizzato gli stranieri, che si rivolgevano alla Prefettura per chiedere informazioni sulle richieste di cittadinanza, all’agenzia di Pontinia della moglie, Letizia Ceccarelli. Quest’ultima avrebbe ottenuto fino a 250 euro per ogni pratica; inoltre, secondo l’accusa, entrambi avrebbero anche compiuto una truffa, spingendo uno straniero a pagare garantendogli l’ottenimento della cittadinanza quando invece su tale richiesta avevano dato parere contrario Prefettura e Questura.
Nell’ordinanza “Ascaris”, il gip La Rosa così inquadra Nigro: “La predetta attività illecita è stata compiuta con la collaborazione di altri soggetti della comunità indiana presenti da tempo sul territorio di Latina, nonché di pubblici funzionari, in particolare Nigro Danilo, dipendente presso la Prefettura di Latina. Va evidenziato sin da ora che, nonostante la pendenza di un procedimento penale a suo carico per fatti analoghi tanto da essere stato assegnato ad altro settore, Nigro Danilo ha continuato a delinquere avvalendosi delle sue conoscenze all’interno dell’amministrazione pubblica e delle competenze della moglie, Ceccarelli Letizia, la quale risulta alle dipendenze di un’agenzia che fornisce attività di consulenza, assistenza e servizi a stranieri, il cui titolare è Nigro Alfredo, padre dell’indagato, ma che è di fatto è gestita da lei”.
La vicenda odierna, per un’indagine partita nel 2018 e sviluppatasi lungo tutto l’arco del 2019 (tra le misure di oggi c’è anche quella, con gli obblighi di polizia giudiziaria, a carico di un uomo indiano irreperibile, Singh Gurpreet alias “Goppi”, classe 1986 residente a Roma), è ancora più rilevante perché si inquadra in un momento storico delicato: nel Decreto rilancio del Governo italiano e nel conseguente decreto interministeriale del 29 maggio, è disciplinata la procedura per regolarizzare alcune categorie di stranieri irregolari. Ecco perché le forze dell’ordine, ha tenuto a specificare il Questore Michele Spina nella conferenza stampa che ha avuto luogo alle 12 in Questura di Latina, sono particolarmente attente a tutto ciò che accade al di fuori di una sanatoria che, come ogni legge di tal tipo, presenta rischi, vieppiù nell’ambito dell’immigrazione, da sempre terreno caldo per truffatori e intrallazzatori di ogni genere.
E, infatti, è proprio di truffe e corruzione che si parla nell’inchiesta Ascaris, persino millanterie come quelle proferite da Kumar Munish che diceva di avere entrature nella Questura di Roma. L’indiano si incontrava con Nigro anche sotto la sede della Prefettura, come nel maggio 2019: “L’identificazione di Kumar Munish e Nigro Danilo è pacifica non solo sulla scorta dell’annotazione di polizia giudiziaria del 9 maggio 2019, da cui risulta l’incontro avvenuto tra i due il 2 maggio 2019 alle ore 10.45 di tale giorno di fronte l’ingresso della Prefettura di Latina, ma anche per gli inequivoci riferimenti personali al Nigro desumibili dal soprannome utilizzato, ‘il pelato’, e dalla menzione della moglie, come detto amministratrice di fatto di un’impresa esercente servizi di consulenza e disbrigo pratiche in materia di immigrazione”.
L’inchiesta ha rilevato più casi, in tutto un’ottantina, in cui i quattro uomini si facevano dare denaro promettendo di facilitare le pratiche per l’ottenimento del permesso o rinnovo di soggiorno. Il prezzo per documenti, che risultavano falsi, era di 500 euro e anche più, dipendeva dal grado di consapevolezza dell’immigrato che si rivolgeva agli sfruttatori (i più sprovveduti pagavano di più): si trattava di Cud per dimostrare di avere un reddito, cessioni di fabbricati fittizi, finti contratti di lavoro ecc. Insomma, qualsiasi cosa che potesse servire all’immigrato per rimanere in Italia. Nell’ordinanza è descritto come i tre indiani “versavano a Danilo Nigro, pubblico ufficiale impiegato presso la Prefettura di Latina, somme variabili tra il 50 e i 2.000 euro, affinché questi fornisse loro informazioni riservate circa lo stato delle pratiche di soggiorno di cittadini stranieri in trattazione presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Latina, ovvero indicazioni su come aggirare problematiche tecniche insorte nella gestione delle stesse o ne accelerasse il perfezionamento”.
Ancora più esplicativa una conversazione tra il dominus e intrallazzatore Kunish e il sindacalista Nanda Devender Singh che dimostra di conoscere appieno le dinamiche costruite attorno allo sfruttamento degli indiani, di cui in teoria dovrebbe difendere i diritti. Il 9 marzo 2019, in un’intercettazione captata dalle microspie introdotte dalla Digos nell’auto, Kumar confessa a Nanda di essere riuscito a farsi pagare circa 7.000 euro da un indiano di Sabaudia bisognoso di una carta di soggiorno per lui e di permessi per la moglie e i due figli (con validità di due anni): “Io sapevo che i figli – dice Kumar – potevano prendere insieme a lui la carta di soggiorno, però io non glie l’ho fatta prendere, lo sai perché? Perché questo tipo di persone sono “coglioni”. Io per OMISSIS ho fatto soltanto la residenza, invece i documenti di lavoro lui e la moglie già li avevano, io con l’avvocato mi sono messo d’accordo per 5.500 euro”. E Nanda di rimando: “Adesso fagli fare la patente a OMISSIS, così guadagni pure là”. Al che Kumar risponde: “io ho già parlato con OMISSIS, lui farà tutto da me, non andrà da nessun altro, io gli ho detto di preparare 8.000 – e poi ancora – al prossimo rinnovo, i familiari di OMISSIS devono prendere la carta di soggiorno, che sono 4 persone e chiederò 10.000 euro a OMISSIS. Loro sanno che a Latina non riusciranno a prendere mai la carta di soggiorno, loro hanno già provato 2-3 volte, OMISSIS lo sa che solo io riesco a far prendere la carta di soggiorno. Per esempio questa volta non è passato neanche un mese e OMISSIS ha ritirato la sua carta di soggiorno».
Alla fine Nanda: “Ecco perché lui caccia tutti questi soldi”.
Gli incontri tra sfruttati e sfruttatori, in questo spaccato non certo edificante, avvenivano allo Sportello Unico dell’Immigrazione di Via Legnano a Latina, sede distaccata della Prefettura.