ARES 118, LA LETTERA APERTA: “SERVIZIO VA RIORGANIZZATO DI SANA PIANTA”

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La lettera aperta da parte della Vicepresidente Nazionale Società Scientifica “Sis 118” sui problemi del servizio 118 nella provincia di Latina

“Mi accingo a scrivere queste considerazioni e riflessioni riguardo al servizio 118 della Regione Lazio, con particolare riguardo alla Provincia di Latina, con sentimenti di grande amarezza e preoccupazione per i cittadini di questi territori, a seguito delle notizie pervenute a mezzo stampa, riguardanti l’ultimo disservizio avvenuto qualche giorno fa nella città di Cori.

Infatti una donna colta da malore in un pubblico locale, ha dovuto attendere sdraiata a terra per un’ora, l’arrivo di un’ambulanza proveniente addirittura dal comune di Genzano; sono da considerare inoltre tutti gli altri disservizi riportati sulle cronache dei giornali locali e regionali, in merito ad eventi sempre di questo tipo, dove si è verificato a volte persino il decesso delle persone colte da malore in attesa di un’ambulanza, che arrivava dopo un’ora, un’ora e mezza, cosa che per fortuna non è accaduta per l’episodio di Cori di qualche giorno fa, a causa dei ritardi dell’arrivo sul posto dei mezzi di soccorso dell’Ares.

Mi corre l’obbligo da cittadino in primo luogo, ma anche come professionista che opera in questo settore da circa quarant’anni ed esperto nel settore, di fare considerazioni e profonde riflessioni su quanto è accaduto e sta accadendo negli ultimi anni nel servizio 118 regionale del Lazio.

Sono stata anche firmataria della legge regionale istitutiva del servizio 118 nella regione Lazio nel 2004, dove avevamo immaginato un sistema di emergenza sanitaria territoriale, che tenesse conto in primis dei tempi e che cioè era fondamentale arrivare sul posto in tempi utili per rianimare una persona, considerando che il massimo che può accadere, in questi interventi, è quello di trovarsi di fronte a un arresto cardiaco, caso in cui, dalla normativa, erano previsti otto minuti di arrivo sul posto dalla chiamata e di tenere conto, anche della distribuzione dei mezzi di soccorso sul territorio, della viabilità, dell’orografia, della presenza dei piccoli paesi sulla fascia collinare di questa provincia, come anche delle altre province del Lazio (Rieti Frosinone Viterbo e dell’area extra metropolitana di Roma), nonché di altre variabili sulla base dei dati a nostra disposizione.

Constato con grande rammarico che tutto questo ad oggi è completamente saltato e non mi riferisco soltanto al numero dei mezzi, i quali sono molto importanti rispetto alla tempistica degli interventi di soccorso, ma sottolineo la grave carenza dell’organizzazione del servizio; oggi registriamo la mancanza di una strategia e del governo del sistema, che sembra essere completamente saltato.

Il servizio va riorganizzato di sana pianta a partire ad esempio, dall’abolizione delle cosiddette auto mediche nei nostri territori; le auto mediche sono uno strumento molto importante ed utile, ma nelle grandi città dove ad esempio su Roma, esiste un anello dentro il raccordo anulare dove insistono almeno 12 ospedali di elevato livello, in grado di accogliere in tempi accettabili, pazienti feriti e persone bisognose di cure dando le risposte necessarie; ma nei piccoli territori rurali e nelle zone collinari e montuose l’auto medica non è proponibile, perché’ consiste nel portare il medico sul posto, il quale una volta prestato il soccorso deve attendere tempi biblici per l’arrivo dell’ambulanza.

Quindi rimettiamo i medici sulle ambulanze nel nostro territorio in particolare, e vedremo che i tempi e l’efficienza dell’intervento cominceranno ad essere più’ in linea con le necessità degli utenti e secondo quanto previsto dalle normative.

Ci sarebbero poi altre considerazioni da fare per riorganizzare dal profondo un sistema di emergenza sanitaria territoriale, che dovrebbe costituire il biglietto da visita di un sistema sanitario efficiente e moderno chiamato ad intervenire per primo comunque nelle situazioni di emergenza, basti pensare al grande lavoro svolto dal servizio 118, insieme a quello degli operatori ospedalieri, nella pandemia dove nonostante le carenze e le criticità gli operatori hanno dato il meglio.

Ho pensato di scrivere queste considerazioni come cittadino in primis, e come ex direttore del 118 provinciale e regionale, ricordando che all’epoca e parlo di oltre 15 anni fa, il nostro servizio 118 della provincia di Latina rappresentava un’eccellenza provinciale e regionale e non solo, basti pensare all’istituzione della rete dell’infarto che è stata la prima della regione Lazio e a tanti altri successi portati a casa con un Sistema calato principalmente nella realtà locale.

Oggi purtroppo assistiamo ad accadimenti disastrosi, il sistema è allo sbando, le criticità sono enormi e risultati sono troppe volte fallimentari.

Non mi sento di dare colpe a nessuno, ma sicuramente il sistema va ricostruito, parlo alla politica, agli amministratori locali regionali e nazionali e a tutti coloro che hanno interesse affinché il servizio 118 rappresenti una solida certezza per i cittadini.

Bisogna fare una riforma legislativa importante per la quale la società scientifica Sis118 nazionale si batte già da diversi anni, per ridare dignità e certezza a questo servizio nell’ interesse esclusivo dei cittadini e degli operatori che lavorano in questa realtà.

La mia non è una denuncia verso l’una o l’altra parte politica, ma è un appello alle istituzioni appunto, a causa dell’attuale situazione In cui vige questo sistema al quale ho contribuito moltissimo a dare organizzazione ed efficienza e funzionalità, pur in presenza di difficoltà, presenti fin dall’ inizio, e che purtroppo oggi si trova in condizioni di massima criticità”.

Lo scrive, Rossella Carucci, Vicepresidente Nazionale Società Scientifica della Società Italiana Sistema 118 (“Sis 118”).

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