La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti lavora alla catalogazione dei reperti archeologici trovati nel mare di San Felice Circeo
L’inizio di questa attività è la premessa fondamentale per tutte le future operazioni di natura museale che si terranno a San Felice e fa seguito alla mostra temporanea “Le rotte di Circe – I rinvenimenti archeologici subacquei“, aperta ad agosto e settembre a piazza Vittorio Veneto.
“L’idea – spiega il Sindaco Giuseppe Schiboni – è quella di creare un museo “diffuso”, composto di percorsi di visita, passeggiate e spazi espositivi su tutto il territorio. I ritrovamenti archeologici fatti al Circeo spaziano dall’epoca dell’uomo di Neanderthal al XVIII secolo, un patrimonio importante che non può essere compresso in quattro mura. Da Grotta Guattari alle mura megalitiche, passando per la Villa dei Quattro Venti e il Centro Storico, ci sono 80.000 anni di storia in tre chilometri di passeggiata. Il lavoro della Soprintendenza ci permetterà di valorizzare questo patrimonio storico.”
“I reperti – chiarisce Angelo Guattari, delegato ai Beni Culturali del Comune di San Felice Circeo – saranno destinati a uno spazio museale presso piazza Marconi, nel centro storico del paese. In attesa che i locali vengano ristrutturati, i beni archeologici saranno ospitati in un luogo sorvegliato, dove la Soprintendenza terminerà la fase di archiviazione. Gli elementi più rappresentativi di questa raccolta saranno esposti tutto l’anno, contribuendo ad allungare la stagione turistica”.
La dottoressa Chiara Delpino, archeologa della Soprintendenza incaricata della tutela subacquea, descrive il lavoro in corso e racconta il tesoro subacqueo del Circeo: “Attualmente stiamo studiando e archiviando i reperti trovati sui fondali del Circeo. La realizzazione di questo inventario è una forma di tutela per controlli futuri non solo di ciò che sarà esposto ma anche dei beni che non saranno usati per le mostre e lasciati in deposito presso San Felice. Abbiamo messo sotto la lente di ingrandimento quaranta reperti, in larga parte anfore di tipo greco-italico, anfore tardo-repubblicane (del tipo definito Dressel 1A-1B) e anfore di provenienza africana. A queste, si aggiungono ancore in ferro che stiamo ancora datando.”
“Parliamo di materiale – continua la dottoressa Delpino – di estremo interesse che va all’incirca dal II secolo avanti Cristo al II secolo dopo Cristo. Alcune anfore riportavano sul collo l’indicazione del contenuto e la provenienza geografica, altre avevano ancora i bolli che, ai tempi, venivano apposti dal commerciante, una tracciabilità ante litteram. Quest’ultima tipologia di reperti è considerata un rinvenimento raro; chi fa archeologia clandestina non sapendo come conservare questi manufatti, estremamente fragili, li riporta alla luce senza alcuna cura e i bolli si sgretolano appena usciti dall’acqua: averne trovati in buone condizioni rappresenta un caso importante.”
Dal Comune di San Felice Circeo arriva un invito a denunciare i ritrovamenti e una ferma condanna alle attività illecite. “Chi trova dei reperti in mare – conclude Umberto Natoli, delegato del Sindaco all’attività archeologica subacquea al quale, assieme a Massimiliano Accolla, si debbono molti dei ritrovamenti avvenuti negli ultimi anni – deve avvisare le forze dell’ordine, il Comune o la Soprintendenza entro 24 ore. Il consiglio è lasciare l’oggetto dove si trova senza tentare recuperi maldestri che potrebbero comprometterne l’integrità e il valore storico. Bisogna fissare il punto dell’avvistamento e chiedere un intervento degli esperti che avviene sempre in tempi brevissimi. Per chi recupera reperti archeologici senza denuncia si prefigurano diversi reati.”