Notificata ai consiglieri comunali uscenti la relazione della Commissione prefettizia alla base della decisione del Ministro dell’Interno di sciogliere l’ente comunale apriliano
La relazione sottesa alla decisione del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di sciogliere il Comune di Aprilia e far sì che il Presidente della Repubbica, Sergio Mattarella, nominasse una commissione che guiderà la città alle prossime elezioni comunali che si terranno nel 2027, è intrisa di una sequela interminabile di “omissis”.
Basata sulla indagine “Assedio” (durata oltre cinque anni, sin dal 2018, quando Principi fu eletto come consigliere comunale) di DDA, Dia e Carabinieri di Aprilia, nella relazione sono omissati anche nomi già noti e stranoti, quali il boss latitante Patrizio Forniti, i pesi massimi della criminalità apriliana e latinense, Sergio Gangemi e Luca De Luca, persino l’ex sindaco arrestato e accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa, Lanfranco Principi, considerato l’uomo di riferimento del clan autoctono che parla a tu per tu con la ‘ndrangheta di Madaffari e Gallace tra Anzio e Nettuno e altre cosche di camorra e calabre tra Roma e fuori Regione.
Ad essere omissato, nella relazione firmata dalla Prefetta di Latina, Vittoria Ciaramella, è anche il nome della città di “Aprilia”. Insomma, è omissato praticamente tutto, ma quello che sale è un puzzo tremendo di una città che, per anni, è stata abbandonata dalle Istituzioni centrali dello Stato, che ha fatto incancrenire una criminalità partita dalla strada e dal narcotraffico per arrivare nei cosiddetti gangli della pubblica amministrazione, fino a orientare elezioni, tenere in pugno il sindaco della quinta città del Lazio, costringere i cittadini e la classe politica a un omertà assoluta. Difficile trovare, infatti, un politico che, ad Aprilia, pronunci pubblicamente il nome di Forniti, tanto per fare un esempio. È invece stato facile per la commissione d’accesso nominata dalla Prefetta pontina trovare addentellati della cosca di Forniti nelle liste elettorali, nel Comune stesso, nelle partecipate dell’ente quali Aprilia Multiservizi e Progetto Ambiente.
Senza contare che la commissione d’accesso, che ha lavorato per sei mesi, sin dall’agosto del 2024, dopo il primo commissariamento del Comune gestito da Paolo D’Attilio, ha passato in rassegna anche diversi appalti infiltrati dalla cosca, arrivando a evidenziare il bar della piscina comunale gestito da un parente di un uomo legato a una nota famiglia criminale affine al capo clan Patrizio Forniti, fino agli appalti edilizi, alla varianti urbanistiche fantasiose e al trasporto locale pubblico, il cui massimo imprenditore, Umberto Tesei, è stato coinvolto nell’indagine “Assedio” sia come indagato che come vittima di una intimidazione “a prova di bomba” (la cosca Forniti, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, gliene piazzò una sul cancello della sua ditta in località Carroceto).
La commissione d’accesso è stata composta da Monica Perna, vicario del Prefetto di Latina, Daniela Abbondandolo vicecapo di gabinetto della Prefettura di Latina, Luca Vattani, dirigente superiore della polizia di Stato, Antonio De Lise, Comandante del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina e Leopoldo Festa, sottotenente della Guardia di Finanza di Aprilia.
Queste istituzioni sono partite dal dire che Aprilia è stata colonizzata dagli Alvaro, la potente cosca ‘ndranghetista di Sinopoli insediatasi ad Aprilia da oltre quaranta anni. Perno iniziale della ricostruzione della commissione, oltreché dell’indagine Assedio, è, come noto, Sergio Gangemi e la sua famiglia, legata alle cosche di ‘ndrangheta del reggino. Interessi ovunque dei Gangemi, una vera e propria holding che spazia di campo in campo, essendo peraltro capace di riciclaggio di quantità di denaro rilevanti.
Secondo la commissione d’accesso, Sergio Gangemi riveste un ruolo criminale di notevole spessore sia nel traffico internazionale di stupefacenti, sia per legami con le cosche. Gangemi è un uomo di raccordo della criminalità apriliana ma, a segnare il punto di non ritorno, è stata la cosca capeggiata da Patrizio Forniti, sposato con la sorella di Nino Montenero, soggetto di peso nel crimine pontino, vicino a cosche di camorra e ndrangheta, e da altri fidati uomini come Luca De Luca.
Secondo il Ministro Piantedosi che lo mette per iscritto, Aprilia è ormai compromessa dal punto di vista amministrativo. Lo testimoniano i 25 arresti dell’indagine “Assedio” che ha fermato con il carcere alcuni degli esponenti maggiori della cosca Forniti. Come noto, Patrizio Forniti e la moglie Monica Montenero sono da tempo latitanti, o meglio lo sono sin dal luglio 2024 proprio quando sono scattati gli arresti di “Assedio”. C’è chi dice che vivono in Nord Africa, ciò che è certo è che hanno mezzi e possibilità per gestire una latitanza sicuramente complicata.
Il 17 marzo 2025 la Prefetta di Latina, Vittoria Ciaramella, avendo letto le conclusioni della commissione d’accesso, ha convocato un comitato per l’ordine e la sicurezza, partecipato anche dal procuratore della Repubblica di Latina facente funzioni, Luigia Spinelli, e dal procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, che hanno fatto presente di come il Comune di Aprilia sia “occupato” dalla cosca talmente potente che consente la latitanza del suo capo e di sua moglie.
Ci sono nel Comune di Aprilia, scrive Piantedosi, “collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”.
“Il Comune di Aprilia – continua la proposta di scioglimento di Piantedosi – è inserito in un territorio interessato dalla presenza di cosche mafiose di matrice soprattutto calabrese che, nel tempo, vi si sono radicate, infiltrandone il tessuto sociale ed economico”. Il sodalizio Forniti “nasce dalla perfetta sintonia delle cosche calabresi con la consorteria autoctona apriliana, ed è principalmente dedito al traffico di stupefacenti, alle attività illecite di estorsione aggravata, rapina, lesioni e minaccia, finalizzate alla affermazione del sodalizio rispetto ad altre organizzazioni concorrenti, all’usura e all’esercizio abusivo di attività finanziaria ai danni di commercianti e imprenditori, alla detenzione di armi per mantenere il controllo del territorio”.
E ancora ci sono le imprese riconducibili alla consorteria Forniti, con imprenditori di riferimento come Marco Antolini, la cui presenza è stata avvertita anche nell’immancabile sconfinamento nel calcio, dove divenne Presidente onorario dell’Aprilia. Controllo di attività economiche, appalti, servizi pubblici, oltreché al rilascio di autorizzazioni e provvedimenti amministrativi per realizzare vantaggi illeciti, avvalendosi di esponenti di pubbliche istituzioni locali.
C’è continuità tra l’amministratore retta dal sindaco Antonio Terra e dal suo predecessore Lanfranco Principi. A scriverlo è la Prefetta di Latina, Vittoria Ciaramella. Una buona parte di amministratori, oltreché alcuni dipendenti (diversi dei quali hanno precedenti penali e di polizia), hanno legami di parentela e/o solide frequentazioni con soggetti appartenenti o vicini al sodalizio Forniti. In una lista che appoggiava Principi sono stati trovati sottoscrittori collegati direttamente o indirettamente all’associazione criminale, la cui mafiosità sarà stabilita dal processo che inizierà il prossimo 10 giugno dinanzi al secondo collegio del Tribunale di Latina.
Legami con la cosca sono evidenziati anche in dipendenti comunali e delle partecipate di Aprilia. “Un significativo indice di concreta compromissione dell’attività amministrativa – si legge nella proposta di Piantedosi, vidimata dal Consiglio dei Ministri – in favore della logica mafiosa è stato rinvenuto nella vicenda relativa alla realizzazione di medie strutture di vendita in zona F1 del Piano Regolatore Generale (nda: si trattava di un fast food e un supermercato nell’area dietro la scuola Menotti Garibaldi), oggetto di due diverse deliberazioni del consiglio comunale, Ia prima nel 2022, la seconda nel 2024 sotto l’ultima amministrazione eletta, in cui è apparsa evidente l’influenza esercitata nei confronti dell’amministrazione comunale di parte di imprenditori vicini alla criminalità organizzata”.
“In entrambe le deliberazioni – l’ultima delle quali corredata del parere favorevole di regolarità tecnica corredata dal parere favorevole del dirigente ad interim del settore Urbanistica, al contempo dirigente del settore lavori pubblici (nda: Paolo Terribili coinvolto nell’indagine Assedio) – veniva ammessa la possibilità di localizzare strutture medie di vendita in aree a destinazione d’uso pubblico locale (segnatamente adibito a scuole elementari), senza approvare alcuna variante ai sensi della normativa urbanistica vigente, sulla scorta di un mero atto d’indirizzo interpretativo volto ed eludere le attuali specifiche indicazioni di destinazione d’uso previste dal Piano, reputate indicative e non vincolanti al fine di consentire ad un’impresa contigua al sodalizio criminale apriliano di presentare due istanze di permesso di costruire per la realizzazione di fabbricati da adibire ad esercizi di somministrazione di bevande e vendita alimentare”.
Dall’indagine “Assedio “è emerso un sistema di malaffare, gestito dal sodalizio apriliano, che si è insinuato nel comune, traducendosi nella commissione di una serie di illeciti volti all’acquisizione della gestione e del controllo di interi settori economici e all’aggiudicazione “privilegiate di appalti pubblici, questi ultimi, peraltro, offerti dall’amministrazione come corrispettivo dell’appoggio elettorale assicurato dal clan.
È stato quindi tratteggiato un sistema di gestione degli appalti basato su un ricorso ingiustificato agli affidamenti diretti, motto spesso a favore delle medesime ditte riconducibili ai sodali o a soggetti ad essi contigui, in cui veniva sistematicamente omesso l’inserimento degli aggiudicatari nel portale di ANAC della Banca Dati Nazionale Contratti Pubblici, così da rendere impossibile ogni controllo successivo, e in cui le tempistiche dei pagamenti dei corrispettivi venivano ridotte in favore di quegli operatori economici.
In primo luogo, attraverso l’analisi delle future emesse dalle suddette società è stato riscontrato dall’organo ispettivo the a fronte di un numero esiguo di aggiudicazioni inserite nel portale di ANAC, il numero degli affidamenti è stato ben più elevato, per importi rilevanti, principalmente riguardanti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, interventi di messa in sicurezza di strade comunali ed edifici, gran parte dei quali avrebbero potuto essere affidati ad un’azienda speciale dell’ente”.
La Commissione ha rilevato le omissioni di invio della documentazione antimafia alla Prefetture: in sostanza, c’è una generale inosservanza della normativa antimafia.
“Degna di nota è la vicenda relativa al pagamento di una fattura fiscale avente ad oggetto l’anticipazione del 20% dell’importo contrattuale per interventi di rigenerazione urbana finanziati con i fondi del PNRR, interventi appaltati ad un consorzio che aveva affidato l’esecuzione dei lavori ad una susa consorziata. In sede di indagine Ispettiva e emerso che il pagamento della suddetta fattura è stato effettuato direttamente alla società consorziata esecutrice incaricata dal consorzio a gestire il contratto con il comune nonché a riscuotere ogni somma dovuta quale corrispettivo su un conto corrente dedicato – a seguito di apposita integrazione contrattuale conseguita all’intervento personale dell’amministratore unico della stessa società consorziata • quest’ultirno imparentato strettamente con un soggetto ritenuto promotore e organizzatore del sodalizio criminale apriliano – volto ad esercitare pressione sugli uffici comunali competenti”.
C’è contiguità tra amministratori, imprese e criminalità organizzata, inzuppati in un contesto di “disordine amministrativo”. Un passaggio della relazione del Ministro che la dice lunga sulla situazione in cui Aprilia è piombata, e chissà da quanto tempo. Di questo disordine amministrativo sono esemplificati le situazioni di morosità nel settore di alloggi pubblici – basti pensare a ciò che accade nel complesso popolare del Toscaini, oggi alle cronache per una faida a colpi d’arma da fuoco per il controllo dello spaccio, rimasto senza comando dopo la latitanza di Forniti. Stessa criticità nella riscossioni dei tributi e dei canoni concessori che nel Comune di Aprilia – scrive la Prefetta nella relazione – in buona sostanza non vengono pagati.
Per quanto riguarda la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la Prefetta rileva “il perdurante disinteresse dell’amministrazione comunale all’acquisizione di tali beni, the si è tradotto in una immotivata assenza dalle conferenze di servizi indette nel 2023 dall’agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (ABNSC), fra cui un immobile confiscato ad un membro della famiglia criminale apriliana. Ciò ha impedito alla collettività apriliana di fruire di beni sottratti ai patrimoni illeciti, disconoscendone la valenza simbolica”.