Auto in fiamme in via Ugo La Malfa: il mezzo appartiene a uno degli uomini considerato intraneo al clan di Patrizio Forniti
Un incendio doloso nella notte di sabato scorso, intorno all’una, ha carbonizzato una Jeep Renegade che si trovava ferma in Via Ugo La Malfa, ad Aprilia. Le fiamme si sono propagate anche contro un’altra auto che si trovava nelle vicinanze, danneggiandola. A riportare la notizia è il Messaggero edizione Latina. Sul posto si sono recati i Vigili del Fuoco che hanno spento le fiamme e gli agenti del Commissariato di Polizia che hanno avviato le indagini per risalire all’autore del gesto.
La particolarità dell’ennesima azione incendiaria è che l’auto bruciata appartiene al 51enne Simone Amarilli, attualmente imputato nel processo antimafia derivante dall’imponente indagine “Assedio”, che ha messo sotto scacco il clan del boss e narcotrafficante Patrizio Forniti.
Amarilli è accusato di estorsione mafiosa in concorso. Il 10 ottobre 2018, il genero di Forniti, Salami Nabil (anche lui a giudizio con l’accusa di associazione mafiosa), a seguito di un alterco con un personaggio detto “Il Turco”, viene malmenato per un diverbio su alcune auto: “Gli spaccò la testa”, ha spiegato nell’aula di Tribunale, il colonnello Riccardo Barbera, all’epoca dei fatti comandante della Stazione dei Carabinieri di Aprilia.
Patrizio Forniti si trovava in carcere e, allora, fu la moglie Monica Montenero e la figlia di Forniti, Yesenia, compagna di Nabil, che organizzarono una spedizione da Aprilia verso Anzio: “Decidono di vendicarsi e convocano una serie di soggetti vicini a loro. Chiamano Simone Amarilli e Sergio Caddeo, cercano il turco ad Anzio, lo bloccano davanti a un locale, gli spaccano la testa e gli rubano 7500 euro più il cellulare”, ha dichiarato il colonnello. Prima del pestaggio, fu contattato un personaggio detto “Mario Bros”, ossia Giacomo Madaffari, altro esponente del crimine del litorale sud capitolino, legato ai Gallace e coinvolto nel maxi processo “Tritone”. Una interlocuzione che dimostrerebbe di come il clan Forniti parlava da pari a pari con personaggi connessi alla ‘ndrangheta del litorale laziale.
Via Ugo La Malfa, peraltro, è stato il luogo dove il primo luglio esplose un ordigno che fece rischiare la vita a un residente del luogo. Una esplosione violenta che aveva rimbombato nel silenzio di una sera estiva ad Aprilia. A scoppiare un ordigno che era deflagrato intorno all’una di notte nella via piuttosto centrale di Aprilia, non lontano dalle case popolari e sul marciapiede della rotonda di fronte alla concessionaria della Citroen. L’ordigno era esploso in un punto molto frequentato, non proprio distante dal raggio di azione delle telecamere di video sorveglianza.
Ad essere danneggiate diverse auto e soprattutto era stata ferita una persona colpita dalle schegge provocate dalla deflagrazione: si tratta di un uomo di 60 anni che stava dormendo dentro la sua abitazione ed era stato raggiunto da una scheggia di un vetro dopo che l’esplosione aveva infranto parte di una vetrata. Solo per un fatto fortuito, l’uomo non aveva riportato ferite gravi. La bomba aveva lasciato uno squarcio sull’asfalto e, oltreché alle auto, era stata danneggiata anche la facciata di un palazzo. L’uomo ferito lievemente era stato soccorso dal 118 e trasferito presso l’ospedale Città di Aprilia.
La bomba esplosa fu un passaggio criminale in più rispetto all’ordigno militare lasciato in via Aldo Moro a inizio marzo, senza che fosse fatto deflagrare. Ora, invece, l’incendio di un’auto riconducibile a un uomo vicino al gruppo di Patrizio Forniti.
