Con una qualificata presenza di amministratori provinciali e comunali, si è svolta, a Latina, la 73^ giornata dell’ANMIL, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro. Organizzata in ogni più preciso dettaglio dal presidente Anna Maria Ferreri, la manifestazione ha avuto una prima parte dedicata al raccoglimento e alla preghiera, presso la chiesa di san Marco, prima che ci si disponesse in un composto corteo che ha portato i partecipanti, cui si sono uniti molti parenti delle vittime e tanti cittadini, presso il monumento dedicato a Falcone e Borsellino, dove è stata depositata una corona di alloro.
Alla cerimonia sono, infatti, intervenuti, per il Comune di Latina, il vicesindaco Massimiliano Carnevale, per la Provincia di Latina, il consigliere Anna Serena Ciccarelli, il sindaco di Lenola, Fernando Magnafico, per il Comune di Pontinia, il consigliere Fabiana Cappelli, e, per quello di Sonnino, l’assessore Simona Iacovacci. Prima degli interventi dei relatori, è stato letto il messaggio fatto pervenire all’organizzazione dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che rinnova il suo monito contro le stragi sul lavoro. ”L’intollerabile e dolorosa progressione delle morti e degli incidenti sul lavoro sollecita una urgente e rigorosa ricognizione sulle condizioni di sicurezza nelle quali si trovano a operare lavoratori. Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, un fardello insopportabile per le nostre coscienze, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la mancata o la non corretta applicazione di norme e procedure. La sicurezza non è un costo, né tantomeno un lusso: ma un dovere cui corrisponde un diritto inalienabile di ogni persona. Occorre un impegno corale di istituzioni, aziende, sindacati, lavoratori, luoghi di formazione affinché – conclude Mattarella- si diffonda ovunque una vera cultura della prevenzione”.
A seguire, c’è stato l’intervento del presidente provinciale ANMIL, Anna Maria Ferreri che dapprima rivolto il suo ringraziamento alle autorità presenti. “E’ un onore per l’ANMIL –ha esordito Ferreri- avervi qui e consideriamo la Vostra presenza un forte segnale di attenzione nei confronti dell’impegno della nostra Associazione. Ci auguriamo, pertanto, che anche questo momento consolidi uno sforzo comune in grado di tradursi in azioni concrete per contrastare insieme un fenomeno infortunistico troppo preoccupante. Purtroppo oggi siamo qui a parlare ancora di morti sul lavoro, di infortuni e di famiglie distrutte. Tanti, troppi eventi inaccettabili dinanzi ai quali non è possibile in alcun modo abituarsi e, soprattutto, rassegnarsi. In questi ottant’anni di duro lavoro per la nostra Associazione possiamo affermare di aver contribuito a una evoluzione della tutela assicurativa e questo progresso può e deve continuare. Ma per farlo è necessaria una revisione generale del Testo Unico infortuni, disegnato su una società ormai profondamente cambiata. Per questo chiediamo al Governo di sostenere l’avvio di una riforma globale della normativa assicurativa che sappia garantire prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative adeguate, reinserimento sociale e lavorativo, migliore tutela dei familiari superstiti, allargamento della platea dei lavoratori assicurati. Sappiamo che il momento economico è critico, ma per iniziare bastano anche piccoli interventi, che per le vittime del lavoro e delle loro famiglie avrebbero una grandissima importanza. L’assegno di incollocabilità, per citarne uno, è una prestazione riconosciuta per un danno gravissimo che impedisce alla persona di poter lavorare.
Non si tratta di un premio. Eppure tale assegno continua ad essere erogato solo fino al compimento dei 65 anni, mentre l’età pensionabile da tempo è stata innalzata, lasciando privi di tutela coloro che non hanno ancora raggiunto il diritto alla pensione. E ancora, a distanza di anni, la rendita erogata a vedove e orfani di caduti sul lavoro viene considerata come un reddito rilevante ai fini ISEE. Un’ingiustizia che tante volte l’ANMIL ha evidenziato con emendamenti e appelli in ogni sede, ma che continua a danneggiare famiglie già pesantemente provate sul piano economico e morale. Qualche mese fa, ha fatto poi discutere il taglio delle prestazioni erogate dal Fondo per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro, su cui il Ministro Calderone si è prontamente attivata aumentando lo stanziamento di 5 milioni di euro e ricalcolando gli importi. Oggi però ci auguriamo che il finanziamento sia stabilizzato ed anzi incrementato per gli anni futuri, per dare alle famiglie un piccolo sostegno in più per superare in primi momenti già drammatici. D’altra parte, per capire di cosa stiamo parlando, si tratta di una cifra una tantum di 14.000 euro per un nucleo familiare composto da due persone. Permettetemi poi di accennare alla delicata questione dei procedimenti penali per le morti sul lavoro a causa dei quali le famiglie delle vittime sono spesso costrette a rivivere il dolore per anni nelle aule dei nostri Tribunali, bloccate in lunghi processi che addirittura arrivano a chiudersi con prescrizione del reato: un epilogo indegno e inaccettabile. Un tema di cui ci auguriamo che le Istituzioni competenti si facciano carico con provvedimenti adeguati e magari l’istituzione di una Procura Unica. Ma altrettanto urgente è agire sul fronte della prevenzione e dell’informazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro.
Come già detto, il bilancio infortunistico non ha fatto registrare miglioramenti apprezzabili: i dati su infortuni e malattie professionali si mantengono pressoché costanti e ben lontani dall’abbattimento auspicato con la nuova normativa. Nonostante l’attenzione politica e mediatica, lo studio, i progressi normativi e scientifici, c’è ancora una vasta zona d’ombra dentro la quale continuano a prevalere disinformazione, noncuranza, abitudini e fretta, violazione delle regole che il nostro ordinamento ha fissato a tutela dei lavoratori. DOBBIAMO LAVORARCI TUTTI INSIEME. La rabbia che proviamo ad ogni singolo incidente si rinnova e per questo chiediamo che non si parli mai di fatalità, non di “morti bianche”, ma di responsabilità, di comportamenti errati e di sottovalutazione del rischio.
L’ANMIL è convinta dell’importanza di agire sul fronte della consapevolezza, attraverso percorsi formativi efficaci e non meramente burocratici. Noi riteniamo che si debba dare maggiore rilevanza alla diffusione della cultura della sicurezza, anche attraverso metodi esperienziali come la testimonianza diretta delle vittime di infortuni e malattie professionali. I nostri volontari, da ormai oltre vent’anni, sono invitati a portare le loro storie nelle aziende e nelle scuole, incontrando migliaia di lavoratori, datori di lavoro, studenti ed insegnanti. La Testimonianza ha permesso di generare un circolo virtuoso grazie alle centinaia di imprese che fanno della salute e sicurezza sul lavoro uno dei loro primari obiettivi e che continuano, di anno in anno, a chiedere l’intervento dei Testimonial ANMIL come momento irrinunciabile di riflessione e sensibilizzazione. In conclusione, vorrei soffermarmi su una buona notizia per la nostra categoria. Pochi giorni fa il Commissario INAIL ha annunciato l’imminente sottoscrizione di un importante Protocollo d’Intesa con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che consentirà di dare concretezza all’assistenza psicologica delle vittime del lavoro e delle loro famiglie. Una parte essenziale della tutela di cui l’ANMIL si occupa da oltre vent’anni, promuovendo studi e ricerche anche in collaborazione con prestigiose Università e, recentemente, con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’ordine degli psicologi. Ci auguriamo che questo impegno si concretizzi presto, dando la nostra disponibilità a collaborare e a mettere la nostra esperienza a servizio della tutela degli assistiti e dei loro cari. Concludo quindi ringraziando tutti i presenti per la vicinanza e per l’arricchimento che darete a questa giornata. La nostra Associazione è pronta ad offrire il suo contributo, fatto di 80 anni di impegno per un lavoro sicuro e per la migliore assistenza delle vittime di cui ben conosciamo le esigenze. Grazie.
INTERVENTO TECNICO DEL PRESIDENTE FERRERI
Autorità, Signore e Signori,
Buongiorno a tutti e grazie per la vostra partecipazione a questa Giornata in cui vogliamo ricordare i tanti, troppi lavoratori vittime del lavoro, ma anche rivendicare una migliore tutela per tutti loro e rafforzare l’impegno per luoghi di lavoro sempre più sicuri.
È un onore per l’ANMIL avervi qui. La vostra presenza è per noi un forte segnale di attenzione che ci auguriamo si possa tradurre in azioni concrete e immediate. Ringraziamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per averci concesso l’Alto Patronato. Un ringraziamento anche a tutte le autorità presenti. Un ringraziamento alla RAI per aver patrocinato la Giornata e averle dato visibilità grazie alla campagna di sensibilizzazione. Questa Giornata ha un significato particolare, perché da poco l’ANMIL ha compiuto 80 anni. Sono passati otto decenni da quel 19 settembre 1943, quando, dopo lo scioglimento imposto dal regime fascista e i duri anni della Guerra, l’Associazione venne ricostituita a Roma ad opera di un gruppo di tenaci invalidi del lavoro, dando vita a quella che sarebbe diventata la maggiore Associazione tra vittime del lavoro in Italia e in Europa.
Oggi l’ANMIL conta circa 250.000 iscritti e rappresenta una categoria composta da quasi 650.000 titolari di rendita INAIL, tra infortunati sul lavoro, tecnopatici, vedove ed orfani di caduti sul lavoro. E non sono solo questi perché molti altri non sono assicurati con l’INAIL, come le forze armate, i vigili del fuoco e altri, che svolgono lavori altamente rischiosi. Purtroppo continuiamo a contare tre morti al giorno e oltre 2000 infortuni, come nel 2008 quanto è stato emanato il decreto 81. Io stesso sono qui per miracolo, per aver subìto un incidente, ma ancora oggi non riesco ad abituarmi a queste tragedie. Lo scorso 11 settembre abbiamo incontrato il Santo Padre, Papa Francesco, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Due momenti egualmente significativi, dai quali abbiamo tratto moniti preziosi. Ispirandoci alle parole del Santo Padre, vogliamo invitare tutti: “a non rassegnarsi ad infortuni e morti sul lavoro, ad avere cura e rispetto per la vita, come valore primario da anteporre al profitto. Non può essere la logica del guadagno in sprezzo della vita a guidare le nostre scelte!”. Poco più di un mese fa il gravissimo incidente di Brandizzo ha scosso tutti noi e riacceso l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sulle morti sul lavoro, di cui spesso si parla solo nelle occasioni più eclatanti. Sotto i nostri occhi si consuma, invece, quotidianamente una strage silenziosa. Quello che il Presidente Mattarella ha definito un “oltraggio ai valori della convivenza” è il dramma di migliaia di famiglie, per non parlare di quanti non denunciano per paura di perdere il lavoro o perché irregolari. Ma dietro ai numeri ci sono persone come noi che, in un giorno di lavoro come tanti, hanno visto la loro vita cambiare in peggio e per sempre e alle quali dovrebbe essere garantita una migliore tutela sia dal punto di vista delle prestazioni economiche sia da quelle sanitarie, fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro. In questi ottant’anni possiamo affermare di aver contribuito ad una evoluzione della tutela assicurativa e questo progresso può e deve continuare. Ma per farlo è necessaria una revisione generale del Testo Unico infortuni, disegnato su una società ormai profondamente cambiata.
Per questo chiediamo al Governo di sostenere l’avvio di una riforma globale della normativa assicurativa che sappia garantire prestazioni economiche, sanitarie e riabilitative adeguate, reinserimento sociale e lavorativo, migliore tutela dei familiari superstiti, allargamento della platea dei lavoratori assicurati. Sappiamo che il momento economico è critico, ma per iniziare bastano anche piccoli interventi, che per le vittime del lavoro e delle loro famiglie avrebbero una grandissima importanza. L’assegno di incollocabilità, per citarne uno, è una prestazione riconosciuta per un danno gravissimo che impedisce alla persona di poter lavorare. Non si tratta di un premio. Eppure tale assegno continua ad essere erogato solo fino al compimento dei 65 anni, mentre l’età pensionabile da tempo è stata innalzata, lasciando privi di tutela coloro che non hanno ancora raggiunto il diritto alla pensione. E ancora, a distanza di anni, la rendita erogata a vedove e orfani di caduti sul lavoro viene considerata come un reddito rilevante ai fini ISEE. Un’ingiustizia che tante volte l’ANMIL ha evidenziato con emendamenti e appelli in ogni sede, ma che continua a danneggiare famiglie già pesantemente provate sul piano economico e morale. Qualche mese fa, ha fatto poi discutere il taglio delle prestazioni erogate dal Fondo per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro, su cui il Ministro Calderone si è prontamente attivata aumentando lo stanziamento di 5 milioni di euro e ricalcolando gli importi. Oggi però ci auguriamo che il finanziamento sia stabilizzato ed anzi incrementato per gli anni futuri, per dare alle famiglie un piccolo sostegno in più per superare in primi momenti già drammatici. D’altra parte, per capire di cosa stiamo parlando, si tratta di una cifra una tantum di 14.000 euro per un nucleo familiare composto da due persone. Permettetemi poi di accennare alla delicata questione dei procedimenti penali per le morti sul lavoro a causa dei quali le famiglie delle vittime sono spesso costrette a rivivere il dolore per anni nelle aule dei nostri Tribunali, bloccate in lunghi processi che addirittura arrivano a chiudersi con prescrizione del reato: un epilogo indegno e inaccettabile. Un tema di cui ci auguriamo che le Istituzioni competenti si facciano carico con provvedimenti adeguati e magari l’istituzione di una Procura Unica. Ma altrettanto urgente è agire sul fronte della prevenzione e dell’informazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro.
Come già detto, il bilancio infortunistico non ha fatto registrare miglioramenti apprezzabili: i dati su infortuni e malattie professionali si mantengono pressoché costanti e ben lontani dall’abbattimento auspicato con la nuova normativa. Nonostante l’attenzione politica e mediatica, lo studio, i progressi normativi e scientifici, c’è ancora una vasta zona d’ombra dentro la quale continuano a prevalere disinformazione, noncuranza, abitudini e fretta, violazione delle regole che il nostro ordinamento ha fissato a tutela dei lavoratori. DOBBIAMO LAVORARCI TUTTI INSIEME. La rabbia che proviamo ad ogni singolo incidente si rinnova e per questo chiediamo che non si parli mai di fatalità, non di “morti bianche”, ma di responsabilità, di comportamenti errati e di sottovalutazione del rischio. L’ANMIL è convinta dell’importanza di agire sul fronte della consapevolezza, attraverso percorsi formativi efficaci e non meramente burocratici. Noi riteniamo che si debba dare maggiore rilevanza alla diffusione della cultura della sicurezza, anche attraverso metodi esperienziali come la testimonianza diretta delle vittime di infortuni e malattie professionali. I nostri volontari, da ormai oltre vent’anni, sono invitati a portare le loro storie nelle aziende e nelle scuole, incontrando migliaia di lavoratori, datori di lavoro, studenti ed insegnanti. La Testimonianza ha permesso di generare un circolo virtuoso grazie alle centinaia di imprese che fanno della salute e sicurezza sul lavoro uno dei loro primari obiettivi e che continuano, di anno in anno, a chiedere l’intervento dei Testimonial ANMIL come momento irrinunciabile di riflessione e sensibilizzazione. In conclusione, vorrei soffermarmi su una buona notizia per la nostra categoria.
Pochi giorni fa il Commissario INAIL ha annunciato l’imminente sottoscrizione di un importante Protocollo d’Intesa con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi che consentirà di dare concretezza all’assistenza psicologica delle vittime del lavoro e delle loro famiglie. Una parte essenziale della tutela di cui l’ANMIL si occupa da oltre vent’anni, promuovendo studi e ricerche anche in collaborazione con prestigiose Università e, recentemente, con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con l’ordine degli psicologi. Ci auguriamo che questo impegno si concretizzi presto, dando la nostra disponibilità a collaborare e a mettere la nostra esperienza a servizio della tutela degli assistiti e dei loro cari. Concludo quindi ringraziando tutti i presenti per la vicinanza e per l’arricchimento che darete a questa giornata. La nostra Associazione è pronta ad offrire il suo contributo, fatto di 80 anni di impegno per un lavoro sicuro e per la migliore assistenza delle vittime di cui ben conosciamo le esigenze. Grazie”.