L’11 ottobre si celebra la Giornata internazionale dei diritti delle bambine e delle ragazze, inaugurata nel 2012 dalle Nazioni Unite, a fronte delle drammatiche situazioni in cui moltissime minorenni si trovano a vivere, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Un dramma che si traduce in un dato allarmante, secondo cui la violenza sarebbe la seconda causa di mortalità al mondo per le bambine e le ragazze tra i dieci e i diciotto anni. Un impegno, quello dell’Onu, sancito tramite la risoluzione 66/170 del 19 dicembre 2011, e portato avanti proprio per puntare l’attenzione sui diritti delle più piccole, in sintonia con l’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 5 delle Nazioni Unite, che chiede di “raggiungere la parità di genere attraverso l’emancipazione delle donne e delle ragazze”. Fin dalla prima edizione tante le organizzazioni umanitarie, tra cui Terre des Hommes, si sono schierate in questa battaglia, promuovendo la campagna #InDifesa, con l’obiettivo di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulle gravi violazioni dei diritti delle bambine e delle ragazze che ogni giorno si verificano nel mondo e sull’importanza di assicurare loro protezione e sostegno. Sono tanti i progetti e gli interventi che le organizzazioni umanitarie hanno portato avanti negli anni: come quelli legati allo sfruttamento lavorativo dei bambini rifugiati, o delle baby schiave domestiche del Perù e delle baby spose della Costa d’Avorio. Ma anche l’Italia ha riscontrato numerosi reati di maltrattamenti sui bambini: secondo i dati riportati nel dossier InDifesa, si è purtroppo registrato un record nel numero di minori vittime di violenza rispetto all’ultimo decennio, con 5.383 i bambini che le hanno subite, di cui 950 casi di abusi sessuali. Segnalato anche un incremento nella pornografia e nella prostituzione minorile (più 20 per cento rispetto al 2015). Dati e numeri in cui la percentuale di bambine supera sempre quella dei bambini. Orange revolution è un’iniziativa partita lo scorso anno da Milano e cresciuta nel tempo, grazie all’adesione di un centinaio di comuni italiani, tra cui Genova, Torino, Firenze e Roma, che hanno aderito al manifesto #InDifesa “per una città a misura delle bambine, impegnandosi a orientare le politiche di loro competenza verso una maggiore tutela dei diritti delle bambine e delle ragazze, promuovendo azioni efficaci per il monitoraggio, la prevenzione e il contrasto della violenza e degli stereotipi di genere, ma anche interventi concreti per sensibilizzare i propri cittadini, specie i più piccoli, su sexting, bullismo e cyberbullismo”, come si legge nel comunicato ufficiale. Un impegno che i Comuni renderanno visibile in vari modi, esponendo striscioni o illuminando le proprie piazze e fontane di arancione, come, per esempio, accadrà a Gaeta. Tutti possono aderire alla orange revolution, postando l’11 ottobre sul proprio profilo Facebook, Twitter o Instagram un oggetto, uno slogan, una foto o un selfie dal tocco arancione usando gli hashtag #InDifesa e #OrangeRevolution. Simbolo della rivoluzione è un megafono. Un modo chiaro per mostrare l’importanza di far sentire a tutti la propria voce su un tema verso cui nessuno può restare indifferente.
ANCHE GAETA ADERISCE ALL’ORANGE REVOLUTION
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