AMPLIAMENTO FASSA, A PRIMAVERA LO SCONTRO IN CONSIGLIO DI STATO

Ampliamento stabilimento Fassa Bortolo: l’azienda dopo la sentenza del Tar fa appello e ricorre presso il Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato, tramite ordinanza dei giudici, ha fissato la data in cui si svolgerà la trattazione del merito per il ricorso presentato dall’azienda Fassa Bortolo, assistita dagli avvocati Alberto Bianchi, Sandro Trevisanato, Andrea Zoppini e Giorgio Vercillo. Tutto è stato quindi rinviato al prossimo 4 aprile.

La scorsa settimana, l’azienda ha rinunciato alla sospensiva e, dunque, si discuterà direttamente nel merito della vicenda che vede contrapposti la società privata contro enti e comitati cittadini.

In relazione all’ampliamento dell’impianto di Artena, infatti, la Fassa Bortolo si è costituita in giudizio innanzi al Consiglio di Stato per l’annullamento della sentenza del Tar Lazio arrivata nello scorso autunno.

A novembre scorso, infatti, la sentenza del Tar aveva stabilito il “niet” alla realizzazione dell’inceneritore della Fassa Bortolo. Nonostante le ferme opposizioni della stessa Fassa Bortolo, della Regione e del Comune di Artena, il Tribunale Amministrativo Regionale aveva deciso di annullare direttamente l’autorizzazione della società.

L’ampliamento è stato avversato dai comitati cittadini di Colleferro, Giulianello, Carventum, Lariano e dai Comuni di Cori e Valmontone e, ad opponendum, dal Comitato Uniti per la Salvaguardia dell’Ambiente e della Salute. Il Comune di Cori – difeso a Palazzo Spada dagli avvocati Tommaso Conti, Mariantonietta Di Noia e Francesco Salvi -, già a giugno 2018, aveva espresso già parere negativo all’aumento di produzione dell’impianto Fassa S.r.l. sul territorio comunale di Artena così da tutelare e preservare il patrimonio e la salute dei suoi cittadini. L’impianto si trova a circa 1 chilometro dal Monumento Naturale Lago di Giulianello riconosciuto e tutelato dalla Regione Lazio.

L’ampliamento, secondo comitati e enti, comporterebbe l’aumento dell’inquinamento ambientale con conseguente ripercussione sulla salute pubblica, la compromissione dell’area, destinata alla produzione dei prodotti agricoli locali mettendone a rischio la qualità degli stessi; infine, il congestionamento del traffico per le strade di transito di Cori e Giulianello, scaturendo in maggiore inquinamento oltre all’aggravarsi della gestione e relativa manutenzione delle vie di comunicazione.

Nella memoria di costituzione in giudizio formulata dall’avvocato Guglielmo Raso, che difende alcuni dei comitati cittadini, più il Partito Comunista del Lazio, viene ripercorsa in sintesi tutta la vicenda, partendo dal ricorso con cui il Comune di Cori ha chiesto e ottenuto dal Tar l’annullamento dei provvedimenti della Regione Lazio che hanno approvato e autorizzato il progetto di ampliamento dello stabilimento Fassa di Artena.

Secondo i comitati, il motivo di appello della Fassa al Consiglio di Stato è inammissibile e infondato, evidenziando di come già il Comune di Cori aveva censurato al Tar, che gli ha dato ragione, il provvedimento autorizzatorio regionale – il cosiddetto Paur – per non aver la Regione “tenuto per nulla in considerazione quanto rilevato, espresso, contestato e prescritto da Arpa in merito all’esternalità negativa principale del Progetto: l’inquinamento atmosferico”.

I comitati ricordano che l’Arpa, a gennaio 2023, aveva evidenziato la necessità di aggiornare – ossia, riformulare – lo studio di dispersione delle emissioni, in quanto effettuato con un modello diverso da quello previsto dalle norme di attuazione del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria, e ciò con la seguente motivazione. Il parere, per i comitati, ha natura indubitabilmente obbligatoria: “nel rilasciare il PAUR l’autorità regionale avrebbe dovuto richiamare, anche in estrema sintesi i seguenti elementi: il contenuto del parere obbligatorio dell’ARPA; il contenuto delle “integrazioni” prodotte dalla società appellantele ragioni per le quali il parere dell’ARPA potesse essere considerato non ostativo al rilascio del PAUR“. Invece, il parere è stato “del tutto obliterato”.

I comitati chiedono al Consiglio di Stato che la sentenza del Tar mantenga la sua esecutività, impendendo l’ampliamento della struttura, altrimenti, in caso contrario, si “determinerebbe un grave ed irreparabile nocumento ai superiori interessi pubblici della tutela della salute e dell’ambiente (in primis) e del governo del territorio”.

Si dovrà attendere la prossima primavera per saperne di più sulla realizzazione dell’impianto ad Artena.

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