Il Tar del Lazio riconosce un ulteriore risarcimento al finanziere di Latina, Antonio Dal Cin. Ventimila euro che suonano, però, come una beffa
Antonio Dal Cin, come noto, è vittima dell’amianto perché ha svolto servizio in particolari condizioni ambientali ed operative eccedenti l’ordinarietà, per esposizione alla fibra killer che non gli ha lasciato scampo, determinando in lui gravissime lesioni, dalle quali è salvo miracolosamente. Arruolato nel corpo della Guardia di Finanza nel settembre del 1991, ha frequentato il 61° Corso “Cadore” della Scuola Alpina di Predazzo, al termine del quale ha conseguito il grado di finanziere e, dopo essere stato assegnato a Gruppo in diverse città, nel 2006 fu trasferito “a domanda” alle dipendenze del III Nucleo Atleti di Sabaudia, in “situazioni straordinarie” connotate da ragioni di salute “gravi” fino al gennaio del 2014, data di collocamento in congedo assoluto, perché non più idoneo al Servizio di Istituto nel Corpo della Guardia di Finanza.
Oggi, per Dal Cin, pur risultando ancora una volta vincitore nella causa intentato contro Ministero dell’Economia e delle Finanze e Guardia di Finanza, l’amarezza è tanta.
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“Ho servito il mio Paese e in tempo di pace – dichiara Dal Cin – sono stato condannato a morte da uno Stato che ora quantifica il prezzo della mia vita E. 20.671,00 peraltro commettendo l’ennesimo clamoroso errore, atteso e considerato che la massima stimata dalla CTU nella consulenza fatta propria nella sentenza n. 1242/2021 non è del 10%, ma del 50%”.
“Appare del tutto evidente che si vorrebbe anche negarmi i vitalizi, nonostante un Tribunale abbia nominato una CTU e sentenziato che sono invalido al 50% per la “Vittima del Dovere.” Sono mortificato, moralmente distrutto come uomo, come marito e come padre, e temo il peggio. Hanno vinto i poteri forti, quelli che mi hanno fatto la guerra da dieci anni a questa parte per aver osato denunciare e liberare dall’amianto i miei colleghi, che, altrimenti, sarebbero rimasti esposti ad uno dei più micidiali cancerogeni del pianeta, con quelle inevitabili conseguenze che sto vivendo sulla mia pelle assieme alla mia famiglia”.
“A questo punto, non so proprio più come fare ad andare avanti. Ancora una volta assistiamo ad una plateale offesa alla persona umana, dove essere dichiarato invalido al 10%, non mi consente di poter gridare al miracolo. Grave è asserire che tale punteggio d’invalidità totale mi è stato attribuito da una CTU, richiamando una sentenza nella quale invece risulta una invalidità del 50%. Nessun risarcimento potrà mai restituirmi la salute, la vita che mi è stata privata, la sofferenza che ho vissuto e sto vivendo e stanno vivendo mia moglie e i miei bambini, ma è acclarato che tutti sono stati risarciti a dovere, anche chi non versa nelle mie precarie condizioni. Improvvisamente, dopo aver cercato di negarmi qualsiasi diritto a qualunque costo, si arriva a negare l’evidenza di fatti inoppugnabili, anche quella malattia ingravescente e incurabile che purtroppo mi ha colpito giovane e conduce alla morte. Questa, non è giustizia”.