La mozione in Consiglio Comunale a Latina per intitolare la via nel capoluogo allo squadrista del regime fascista
A presentare la mozione, il consigliere comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia, Cesare Bruni, la cui azione politica, da sempre, è mirata al ricordo storico di fatti e personaggi attinenti alla storia di Latina, un tempo Littoria. Spesso le sortite di Bruni sono nel ricordo nostalgico del fascismo, tra storiografia e folclore. Ad ogni modo, non può passare inosservata la mozione che sarà discussa nel prossimo consiglio comunale del 3 febbraio. Questo è il titolo: “Intitolazione di una via o piazza o di altro luogo adeguato e dignitoso alla memoria del grande patriota e Medaglia d’oro al Valor Militare Camillo Barany Hindard”.
Ma chi era Camillo Barany Hindard? Recita la Treccani: “Medaglia d’oro, centurione della M. V. S. N., collocatore provinciale a Littoria, nato a Paullo (Milano) il 20 aprile 1889, morto a Taga Taga (Etiopia) il 12 febbraio 1936. Di famiglia oriunda ungherese, combatté con i volontari garibaldini nel Messico e nelle Argonne dove venne ferito. Entrata nel 1915 l’Italia in guerra, il Barany si presentò come volontario e nell’aprile del 1916 venne nominato sottotenente di complemento nel 5° reggimento Alpini.
Promosso tenente nel 1917, fu poi ferito in combattimento; per i suoi atti di valore gli vennero conferite una medaglia d’argento e una di bronzo al valor militare. Fu legionario a Fiume, squadrista del “Covo” e fascista della Marcia su Roma; iscrittosi poi nella Milizia, nel 1925 venne richiamato in servizio e assegnato alla Legione permanente libica col grado di centurione. Nel febbraio del 1935 chiese di partire come volontario per l’Africa Orientale. Incorporato come comandante della 1ª compagnia della 215ª legione, 4ª divisione “3 gennaio”, prese parte a varî combattimenti; ferito una prima volta a Enda Jesus, poi colpito a morte nel combattimento di Taga Taga, sopportava stoicamente il dolore, e rifiutava l’aiuto di quanti erano accorsi a soccorrerlo, esclamando: “non perdete tempo per me, andate avanti; viva il Duce!”.
Della parola patriota, nella definizione data dal più autorevole dizionario nazionale (costituito dalle più riconosciute e altrettanto autorevoli fonti storiografiche e culturali del Paese), non vi è traccia. C’è traccia, invece, dalla parola squadrista.
Peraltro, Barany partecipò, in Etiopia, alla battaglia dell’Amba Aradan, nella quale, come noto, l’esercito italiano fascista utilizzò l’iprite, con il quale furono gasati i soldati etiopi. Tuttavia, per Bruni, il “patriota” merita una via e la maggioranza in consiglio comunale che ne pensa?