Rivelazioni gravi e imbarazzanti per due pezzi da novanta della politica pontina da parte del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo nel processo Alba Pontina
Oggi è ripreso il processo in corso di svolgimento Alba Pontina per gli imputati del Clan Di Silvio, accusati di associazione mafiosa. Il principale accusato è, come noto, Armando “Lallà” Di Silvio, gran capo del gruppo rom a Campo Boario nel capoluogo pontino.
A parlare il secondo collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, dopo la doppia deposizione, a cavallo tra novembre e dicembre, di Renato Pugliese.
Tra le varie ricostruzioni di Agostino Riccardo, che una volta affiliato al clan zingaro era specializzato nel ramo “estorsioni”, c’è quella inerente ad alcuni personaggi di peso della politica nostrana.
Il pentito ha ripetuto e ribadito ciò che già si sapeva: campagna elettorale con manifesti e compravendita di voti per conto della lista “Noi Con Salvini” alla amministrative di Latina 2016 e della lista “Sì Cambia” di Gina Cetrone alle corrispettive comunali dello stesso anno a Terracina. Per Noi Con Salvini, secondo quanto riportato in aula da Riccardo, il loro candidato a cui dovevano garantire visibilità con i manifesti e voti comprati era l’attuale europarlamentare della Lega Matteo Adinolfi. Il contatto con il commercialista di Latina fu fornito da Raffaele Del Prete, il noto imprenditore dei rifiuti, che avrebbe pagato svariate migliaia di euro indirizzando i Di Silvio a fare campagna per Adinolfi.
Eppure ciò che ha più colpito sono due nomi che fino ad ora erano rimasti omissati nei verbali resi da Agostino Riccardo ai magistrati e alla DDA romana.
Siamo nel 2013, elezioni regionali. Secondo Riccardo, che all’epoca gestiva le campagne elettorali con il suo ex clan (Cha Cha/Travali), i voti – per l’esattezza 500 voti dalla curva del Latina Calcio – che avrebbero dovuto essere garantiti a Gina Cetrone, candidata anche a quelle elezioni regionali per il Lazio (era consigliere regionale uscente), non le furono più forniti per preciso ordine di Pasquale Maietta, in quegli anni stella indiscussa del centrodestra pontino e co-presidente della squadra di calcio in serie B, poiché sarebbero stati indirizzati a Nicola Calandrini, ora senatore della Repubblica con Fratelli d’Italia, e all’epoca in corsa per la Pisana.
Parimenti inquietante un altro riferimento pronunciato in Tribunale stamane da Agostino Riccardo. Tre anni dopo, infatti, nel 2016, sempre Gina Cetrone, che secondo il collaboratore pagò lautamente i servigi del clan con cambiali e contanti, nell’ambito della campagna elettorale affidò a Riccardo e a Samuele Di Silvio (rampollo di casa Di Silvio, figlio di Lallà), un compito particolare, ossia scortare a un comizio della Cetrone medesima un politico che non può passare inosservato. Così dichiarava a verbale nel 2018 Agostino Riccardo: “Cetrone ci mandò a prenderlo perché noi dovevamo far vedere che lo accompagnavamo in questa occasione elettorale…si sentiva più protetta a mandare noi, dovevamo fare una sorta di scorta perché c’erano molte persone alla manifestazione elettorale, e quindi c’erano persone che potevano insultarlo, appartenenti ai partiti contrari…Gina Cetrone voleva una sorta di scorta perché arrivava un pezzo grande della politica”.
A chi si riferisse Agostino Riccardo, oggi è stato svelato da lui stesso interrogato dal pm Spinelli in udienza. Il pezzo grande della politica era l’attuale sindaco di Sperlonga Armando Cusani.
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