Furbetti del cartellino in azione all’Ares 118 di Latina: saranno cinque ad essere processati, un’altra persona già condannata
Il Giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Cario ha rinviato a giudizio cinque delle persone, tra cui dipendenti dell’Ares 118, coinvolte nell’indagine svolta dai Carabinieri Nas di Latina e sfociata in un’ordinanza eseguita a marzo 2021 che metteva in luce diversi episodi di assenteismo dai luoghi di lavoro.
Gli imputati che dovranno rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato saranno cinque nel processo che inizierà il prossimo 28 febbraio 2022 davanti al Giudice monocratico Laura Morselli. Un ulteriore imputato è stato condannato col rito abbreviato alla pena di otto mesi dal Gip Cario.
L’indagine dei Carabinieri del NAS di Latina, coadiuvati dai militari della Compagnia di Terracina, si concretizzò nell’esecuzione a un’ordinanza – emessa dal Gip del Tribunale di Latina – di applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione dal pubblico servizio, per la durata di 10 mesi e del sequestro preventivo finalizzato alla confisca della somma complessiva di euro 1.533,32 euro, nei confronti di 2 dipendenti dell’A.R.E.S. (Azienda Regionale Emergenza Sanitaria) 118 di Latina, in possesso della qualifica di infermiere ma in servizio quali operatori presso la centrale operativa.
Si tratta di un 60enne e di un 54enne, Marco Pannozzo e Mario Parisella, entrambi residenti a Terracina, accusati di concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, per aver in più occasioni attestato falsamente la propria presenza in servizio mediante l’alterazione del sistema di rilevazione delle presenze, percependo indebitamente la somma di denaro.
L’attività d’indagine – denominata “Trincea” fu avviata a seguito di specifica delega del Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Latina Giuseppe De Falco, mirata ad accertare fenomeni di assenteismo dal lavoro commessi da alcuni dipendenti dell’ARES 118 di quel centro cittadino.
A carico dei due maggiori indagati sono stati contestati 58 episodi di abusiva timbratura del badge nei soli 2 mesi monitorati, con conseguente indebita retribuzione di ore di lavoro (sia ordinario che straordinario) non effettuate e di buoni pasto non maturati, calcolati complessivamente in 1.533,32 euro.
Secondo gli investigatori, nel breve periodo attenzionato, si servivano anche della complicità di altri colleghi a cui consegnavano il badge da passare. In particolare, uno dei due destinatari delle misure cautelari, sebbene rivestisse l’incarico di responsabile di posizione organizzativa, con funzione di controllo sugli altri dipendenti della Centrale Operativa dell’A.R.E.S., ha certificato, consapevolmente, le timbrature irregolari dell’altro dipendente indagato.
I Carabinieri del NAS hanno documentato come uno dei due, in numerose circostanze, anziché sul luogo di lavoro si trovasse al bar, altre volte a fare la spesa e addirittura in alcune occasioni al mare per fotografare il panorama per poi postare sui social le foto scattate.