AGROMAFIE NEL LAZIO E IN PROVINCIA DI LATINA: GIRO D’AFFARI DA 1,3 MILIARDI

Nel Lazio “emerge un livello di infiltrazione criminale medio-alto, nelle province di Latina, Roma e Rieti, mentre in tutta la regione si registra una crescita di fenomeni come l’usura da parte di organizzazioni criminali che sfruttano le difficoltà economiche di chi lavora in questo settore”.

Così si legge in una nota della Coldiretti Lazio. Secondo una stima di Coldiretti Lazio “il business delle agromafie nella nostra regione è di 1,3 miliardi, estendendo la sua azione a sempre nuovi ambiti, dalla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari al controllo della logistica, dall’appropriazione di terreni agricoli e fondi pubblici, fino all’usura, al furto e al cybercrime”. È quanto emerge dal nuovo rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato questa mattina al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, sede di Coldiretti. Lo studio, nato dalla collaborazione con Forze dell’ordine, Magistratura, Istituzioni e Enti che operano a difesa del comparto agroalimentare, analizza i nuovi campi di azione delle agromafie, sia a livello italiano che internazionale.

Per quanto riguarda il Lazio “a Roma si segnala l’interesse di clan mafiosi del sud in particolare con l’immissione di proventi illeciti nel circuito legale della ristorazione e della gdo. Un esempio è la scoperta di una compagine locale della Ndrangheta, operativa nell’acquisizione di imprese della ristorazione, della pasticceria e panificazione, e dell’ittico”. “Riteniamo che sia di fondamentale importanza continuare a svolgere un attento monitoraggio – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – e vigilare sui fenomeni mafiosi, proprio come sta facendo la Fondazione Osservazione Agromafie, che in questi anni ha realizzato un’approfondita analisi”. Ad aprire l’incontro di questa mattina è stato Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti e si sono susseguiti i saluti di Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, Gian Carlo Caselli, presidente Comitato scientifico Fondazione Osservatorio Agromafie (intervento video), con la relazione di Gian Maria Fara, presidente Eurispes. Il dibattito ha visto gli interventi di Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Chiara Colosimo, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Jacopo Morrone, presidente Commissione bicamerale d’inchiesta sugli illeciti nel ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, Floriana Sipala, Director for Internal Security Commission Counter – Terrorism Coordinator.

Dopo gli interventi di Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, e Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha concluso i lavori Ettore Prandini, presidente Nazionale Coldiretti e Presidente Fondazione Osservatorio Agromafie. Modera il giornalista Paolo Borrometi. “Solo nel Lazio si stima un tasso usuraio medio del 120 per cento annuo anche nel comparto agricolo. Si tratta di un giro d’affari, quello dell’usura, che solo a Roma è di diverse decine di milioni di euro. Tra le mafie tradizionali, la Camorra è quella, tra le mafie tradizionali, occupa una posizione di spicco su tutto il territorio regionale, con oltre 80 aziende confiscate. Il suo principale settore di infiltrazione è quello della ristorazione, che rappresenta tra bar e ristoranti il 58 per cento del business criminale. Rispetto alla camorra, invece, la ‘ndrangheta ha interessi più ampi e meno legati al comparto della ristorazione. Le aree di infiltrazione della ‘ndrangheta, infatti riguardano principalmente i settori connessi alle costruzioni, al comparto immobiliare, al commercio sia all’ingrosso che al dettaglio. Spaziano, invece, dall’immobiliare al commercio della ristorazione e alle costruzioni, gli interessi dei gruppi locali autoctoni e autonomi. Tra i settori di investimento più redditizi figurano proprio quello della ristorazione che costituisce complessivamente oltre il 16% del totale degli affari illeciti”.

Il fenomeno delle agromafie “si è progressivamente allargato negli ultimi anni, investendo tutti gli anelli della filiera, partendo dal settore primario per arrivare a quello della distribuzione e della ristorazione. Un business in costante aumento con attività illecite che spaziano dalla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, dal controllo della logistica all’appropriazione di fondi pubblici, fino all’usura e al furto, dinanzi alle quali l’analisi e la denuncia rappresentano strumenti imprescindibili di lotta. Proprio dall’attività dell’Osservatorio Agromafie è nato il disegno di legge sulle sanzioni in agricoltura e pesca, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri su iniziativa del ministro Lollobrigida, con la riforma del codice penale proposta dalla cosiddetta Legge Caselli e l’inclusione di un nuovo capo interamente dedicato ai delitti contro il patrimonio agroalimentare. Un evento atteso oltre dieci anni che l’attuale Governo ha avuto il coraggio politico di concretizzare, potenziando per la prima volta gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine e della magistratura contro la criminalità dell’agroalimentare”. Ad introduzione dei lavori è avvenuta la consegna di una talea dell’Albero di Falcone, il ficus che si trova a Palermo, davanti all’abitazione della famiglia Falcone, da piantare e far crescere sui terreni confiscati al clan dei Casalesi, come simbolo della lotta contro tutte le mafie. E’ l’iniziativa promossa da Coldiretti, Comando del Corpo Forestale dei carabinieri e Distretto Rotary 2080 nell’ambito della presentazione a Roma dell’8 Rapporto Agromafie.

Il vaso con la piantina è stato consegnato dal Generale di Corpo d’Armata Fabrizio Parrulli, comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri, e dal Governatore Rotary Club 2080 Guido Franceschetti a Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale Coldiretti e ad Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti e dell’Osservatorio Agromafie. Coldiretti ha deciso quindi di donare l’albero alla Cooperativa Sociale Terra Felix, un acceleratore di attività e di progetti culturali e sociali a vocazione ambientale attivo nell’area che si estende dalla periferia nord di Napoli a quella sud di Caserta, già vincitrice del premio all’innovazione Oscar Green. Sviluppa progetti educativi, sociali e ambientali anche su beni confiscati alla camorra, coinvolgendo persone con disabilità, giovani, scuole e comunità locali. Alla cerimonia hanno preso parte i rappresentanti della cooperativa assieme all’ex Procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco e a Massimo Ferraro, Direttore Fondazione Osservatorio Agromafie.

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