AGGREDIRONO VIGILANTE DEL CARREFOUR, PROCESSO DA RIFARE PER UN IMPUTATO

Quest’oggi la quinta sezione penale della Cassazione ha annullato la sentenza di condanna per Matteo Ciaravino, che il 28 gennaio del 2018, insieme a Roberto e Valentina Ciarelli, avrebbe aggredito un vigilante del Carrefour del Piccarello, per giunta disabile.

Sia in primo che in secondo grado Ciaravino era stato considerato colpevole dell’aggressione e delle conseguenti lesioni. Secondo la Cassazione si dovrà fare un nuovo processo.

Roberto e Valentina Ciarelli sono stati condannati per l’aggressione.

Quel giorno Roberto Ciarelli  era insieme a Matteo Ciaravino e, dopo aver aggredito l’addetto alla sicurezza del supermercato, lo ha continuato a colpire mentre a terra. 

Roberto Ciarelli e Matteo Ciaravino

IL PASSATO DI CIARAVINO

Nel 2011, in seguito a una lite nata per futili motivi, Matteo Vaccaro venne ucciso a sangue freddo da un colpo di pistola in un parcheggio del famigerato Parco Europa.

Tra le persone arrestate in seguito all’uccisione di Vaccaro vi era anche Ciaravino, il quale venne condannato a 4 mesi e 20 giorni per concorso anomalo in omicidio.

AGGIORNAMENTO –  IL COMUNICATO DELL’AVVOCATO VASATURO

La quinta Sezione penale della Corte di Cassazione, relatore Cons. Dr. Pistorelli, nell’udienza pubblica di ieri, ha accolto il ricorso in Cassazione presentato nell’interesse di Matteo Ciaravino, annullando la condanna a due anni e dieci mesi di reclusione, per l’aggressione subita dalla guardia giurata del Supermercato Carrefour – zona Piccarello, consumata il 28.01.2018, per cui lo stesso è stato recluso dal momento dell’accaduto sino al luglio di quest’anno.

Dopo che sia il Giudice di primo grado che la Corte di Appello avevano ritenuto il Ciaravino colpevole delle gravi lesioni riportate dal vigilante, peraltro aggravate da una disabilità della persona offesa, per cui severa era stata la pena a Lui comminata, la Corte di Cassazione ha ritenuto che sarà necessario un nuovo processo per accertare la responsabilità del Ciaravino, che aveva agito in concorso con Roberto Ciarelli e Valentina Ciarelli, entrambi già condannati per questi fatti.

Il difensore – Avv. Francesco Vasaturo – ha sempre insistito, tra l’altro, nel porre l’attenzione sul video di sorveglianza che ha ripreso l’aggressione per dimostrare che il proprio Assistito mai ha posto in essere alcun atto per aiutare od altrimenti agevolare Roberto Ciarelli nel colpire il vigilante. Sia il Tribunale di Latina che la Corte di Appello avevano ritenuto che la semplice presenza del Ciaravino in compagnia del Ciarelli – nonché l’atteggiamento minaccioso del primo – di per sé rafforzasse il proposito di quest’ultimo nell’incitarlo ad arrecare le lesioni personali alla guardia giurata. Invero – per la Corte di Cassazione – la condotta inerte del Ciaravino, per come ripreso dalle telecamere del sistema di videosorveglianza, ed il tentativo di impedire che l’amico colpisse il vigilante, sono elementi che debbano essere meglio valutati, per verificare la responsabilità penale di Matteo Ciaravino nell’accaduto.

Sebbene ben due giudici siano stati sordi a qualsiasi nostro tentativo di ristabilire una verità di fatto, prima ancora che giuridica, non possiamo che ritenerci soddisfatti che la Corte di Cassazione abbia finalmente ristabilito e riconosciuto quel principio di diritto per cui non basta essere presenti sul luogo di un evento criminoso, anche se insieme all’aggressore, per essere automaticamente giudicati colpevoli di quello che l’altro possa compiere, senza averlo potuto in alcun modo prevedere. Matteo Ciaravino era entrato nel supermercato – di cui peraltro era cliente abituale – solo per fare la spesa.

L’accoglimento di questo ricorso vale sia per chi possa avere dei precedenti che per un incensurato, poiché è il principio di diritto che deve essere ribadito, ovverosia nessuno possa restare coinvolto – suo malgrado – in azioni che in alcun modo ha commesso, qualora altri ne siano stati responsabili, non avendo contribuito a parteciparvi in alcun modo.

Attendiamo serenamente un nuovo giudizio, in cui avremo cura di dimostrare l’innocenza del mio Assistito, come peraltro emerge – a mio parere – dalla semplice visione del sistema di videosorveglianza”.  

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