Acqualatina, l’assemblea dei soci della società pubblico-privata è stata convocata di nuovo sull’aumento di capitale
Dopo lo stand-by dello scorso 31 ottobre, con l’assemblea dei soci sull’aumento di capitale rinviata “sine die”, arrivano altre due date utili perché i sindaci dell’Ato4 si esprimano sulla maxi iniezione di 30 milioni di euro nei bilanci di Acqualatina. Il presidente del consiglio di amministrazione di Acqualatina Cinzia Marzoli ha convocato per le date del 21 novembre e, in seconda istanza, del primo dicembre, una nuova assemblea straordinaria dei soci. Il luogo è sempre lo stesso: l’hotel Europa di Latina.
All’ordine del giorno, in principale, l’aumento di capitale sociale a pagamento scindibile da 23 milioni e 661mila euro alla cifra di 53 milioni e 661mila euro, mediante emissione di un numero corrispondente di nuove azioni al valore nominale un euro per ciascuna azione. In via subordinata, l’aumento di capitale da 30 milioni di euro.
Come prima opzione una forchetta che raggiunge la cifra “monstre” di 53 milioni che fa spaventare, ma che, in realtà, è un modo per pararsi da eventuali conseguenze di natura fallimentare e/o penale, nel caso in cui la società pubblico-privata, che gestisce il servizio idrico nei comuni pontini e oltre, vada in default. I bene informati, a bilancio attuale, spiegano che senza iniezione nel capitale sociale ci sarà il “Titanic” di Acqualatina il prossimo febbraio, massimo in primavera.
A conti fatti, al momento, non è cambiato molto, però, dal naufragio della prima assemblea dei soci, rinviata lo scorso 31 ottobre. Senza contare che i consigli comunali si sono espressi per bocciare l’aumento di capitale e qualche comune, come quello di Sezze, ha convocato l’assise per discuterne.
Lo scorso 31 ottobre, la una maxi iniezione da 30 milioni di euro, divisi a metà tra Comuni dell’Ato4 e socio privato Italgas, è stata evitata di bocciare dall’asse Comune di Latina e succitata Italgas.
A nulla sono valsi mesi che avrebbero dovuto portare a un confronto. Peraltro, in queste settimane, come accennato, tutti i comuni, compreso quello di Latina, hanno votato, nei vari consigli comunali, mozioni per dire no al maxi aumento di capitale. Una ragione per cui se si fosse andati al voto il 31 ottobre, l’assemblea dei soci avrebbe dovuto bocciare ciò che vuole solo il socio privato Italgas, con una collaborazione ormai palese del Comune di Latina della sindaca Matilde Celentano.
In un’assemblea durata circa tre ore, alla fine, è passata, per l’appunto, la proposta del Comune di Latina, ossia di rinviare “sine die” fino a trovare una quadratura del cerchio. Sul piatto una soluzione di mediazione già emersa nella conferenza dei sindaci dello scorso 3 settembre: l’apertura di un tavolo di confronto tra management di Acqualatina e sindaci per addivenire a una soluzione condivisa.
Sul piatto una sorta di “due diligence” per capire quanti soldi effettivamente servono per risollevare le sorti di Acqualatina (società che, va ricordato, produce utili). La proposta del Comune di Latina tende a capire se vi sia la possibilità di arrivare a un aumento di capitale dimezzato. In sostanza, 14 milioni di euro (da introiettare per metà da Italgas e per metà dagli enti), dal momento che i Comuni hanno dalla loro crediti di circa 7 o 8 milioni derivanti dalla cessione delle condotte/reti ad Acqualatina, mai finiti di pagare dalla società pubblico-privata. Crediti che, secondo il ragionamento riproposto oggi, non sarebbero mai recuperati se Acqualatina finisse in default.
Nell’assemblea odierna, è spuntata anche la proposta del Comune di Fondi, sulla base di uno studio formulato dall’ex direttore amministrativo di Acqualatina, Vincenzo Leone. In pratica, una riconsiderazione del bilancio per cui, da calcoli effettuati, non sarebbe necessario l’aumento di capitale.
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Alla fine ha prevalso la proposta di rinviare. Un rinvio che ha più il sapore dell’andreottiano “per non tirare le cuoia”, piuttosto che un futuribile confronto con Italgas che rimane ferma sulla sua posizione: se non si iniettano soldi nel capitale sociale, Acqualatina finisce gambe all’aria. A fare la parte del leone nel bilancio disastrato ci sono i 157 milioni di morosità che appaiono da anni irrecuperabili. Acqualatina rischia il decesso, ben prima della fine della convenzione del 2032, per una gestione che da anni – troppo facile il gioco di parole – fa acqua da tutte le parti
Sia Partito Democratico che Forza Italia, ex alleati nella stagione fazzoniana di Acqualatina, avrebbero voluto bocciare l’aumento di capitale e stabilire un’altra data per capire il da farsi. Una possibilità negata dal Comune di Latina a trazione Fratelli d’Italia e soprattutto da Italgas, oltreché a piccoli comuni come Spigno Saturnia e la Sperlonga di Armando Cusani, l’ex forzista, oggi leghista, che ha votato per la proposta del capoluogo. Contrari al rinvio, naturalmente, i Comuni “dem” Anzio, Nettuno, Cisterna e quelli forzisti Formia, Gaeta, Monte San Biagio e Itri. Astenuti Amaseno, Sermoneta e, a sorpresa, Terracina. Astenuto anche l’altro socio di peso nel voto ponderato: la commissariata Aprilia.
Un voto, quello del rinvio, che consente di prendere tempo sul bilancio gruviera di Acqualatina, sebbene pesi come un macigno il voto contrario di tutti i consigli comunali all’aumento di capitale da 30 milioni. Nel frattempo il botta e risposta a mezzo stampa tra il presidente dell’Ato4, Gerardo Stefanelli, e l’amministratore delegato di Acqualatina. La previsione è che anche il prossimo 21 novembre ci sarà un nulla di fatto con un rinvio al prossimo anno. Tirare a campare è il brocardo politico di una gestione che da anni vede solo un soccombente: il cittadino che paga le bollette sempre più care, a fronte di servizi pessimi in molte zone di Latina e provincia.
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