ACQUALATINA SPA, NEL GIOCO DELLE PARTI PD E FORZA ITALIA CHIEDONO A MARZOLI DI DIMETTERSI

Cinzia Marzoli
Cinzia Marzoli

I sindaci del PD e di Forza Italia ripropongono la questione sollevata mesi fa dal senatore Claudio Fazzone: “Marzoli deve dimettersi”

Era stata già sollevata dal senatore Claudio Fazzone, il potente coordinatore di Forza Italia nel Lazio, che, a novembre 2024, tuonava contro contro la Presidente Cinzia Marzoli, la cui legittimità a presiedere la società pubblico-privata che gestisce il servizio idrico nell’Ato4 sarebbe messa in discussione dal fatto di essere passata da una società decotta come la Capo d’Anzio ad Acqualatina.

Marzoli, manager vicina al senatore della Lega, Claudio Durigon, è stata scelta infatti dall’alleanza tra il partito di Giorgia Meloni e quello di Matteo Salvini. Per Fazzone, che da sempre considera una sua creatura la società pubblico-privata, Acqualatina Spa, le cose non si sono messe bene da quando l’asse di centrodestra Fratelli d’Italia-Lega lo ha escluso da qualsiasi decisione sulle nomine della società. Il leader azzurro aveva poi presentato anche una interrogazione parlamentare che ricalcava il ricorso amministrativo di Acea per far annullare il passaggio di quote societarie da Veolia a Italgas, nuovo socio privato di Acqualatina Spa.

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Ora, i sindaci del Partito Democratico e di Forza Italia, in un gioco delle parti tra chi è stato escluso dalle poltrone contro chi quelle poltrone le ha occupate (FDI e Lega), hanno diffidato con una lettera la Presidenza Cinzia Marzoli e invocato le sue dimissioni proprio per la vicenda della Capo d’Anzio. Alla base delle rimostranze dei sindaci, che hanno votato contro il ricco bilancio di Acqualatina, c’è il Disciplinare per la nomina del CdA di Acqualatina. Tale disciplinare vieta di ricoprire incarichi in Acqualatina coloro che abbiano svolto funzioni di amministrazione in imprese fallite o sottoposte a liquidazione coatta nei tre esercizi precedenti l’adozione del relativo provvedimento. Marzoli, secondo i primi cittadini, sarebbe stata ineleggebile.

Nella fattispecie della Capo d’Anzio, “Marzoli – secondo la ricostruzione dei sindaci – ha cessato la carica il 23 aprile 2024, pochi mesi prima della sentenza di liquidazione giudiziale (luglio 2024), ma quando già il bilancio 2023 evidenziava l’impossibilità di garantire la continuità aziendale. La stessa Marzoli, in qualità di amministratrice unica, aveva infatti certificato il rischio di crisi “certo” e anticipato la messa in liquidazione”. Ecco perché secondo PD e Forza Italia Marzoli dovrebbe dimettersi, al netto del fatto che la manager era andata via prima che la Capo d’Anzio fosse posta in liquidazione.

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