ACQUALATINA, RANALDI: “30 MILIONI PER TAPPARE I BUCHI: SOLDI PUBBLICI COME BANCOMAT DEL GESTORE”

Acqualatina, Ranaldi (PerLatina2032): “30 milioni per tappare i buchi: soldi pubblici usati come bancomat del gestore”

L’azienda idrica chiede ai Comuni soci un aumento di capitale. “Ma i numeri raccontano altra storia: la società dichiara utili milionari, mentre famiglie pagano bollette salate per servizio inadeguato”, dice il consigliere comunale, che chiede: “Ricognizione dei debiti di Acqualatina, un piano finanziario trasparente e monitorato, una revisione dello statuto per il controllo pubblico”

“Non possiamo restare in silenzio di fronte all’ennesimo tentativo di far pagare ai cittadini e ai Comuni le conseguenze di una gestione opaca e inefficiente del servizio idrico da parte di Acqualatina S.p.A.”, così Nazzareno Ranaldi, consigliere comunale di Latina di opposizione, in quota Per Latina 2032, a proposito della richiesta dell’azienda rivolta ai Comuni soci di un aumento di capitale. “Altro che mancanza di fondi: il problema è una gestione disastrosa della cassa e della riscossione. Acqualatina non ha bisogno di soldi pubblici, ma di una revisione seria della propria gestione finanziaria”.

“L’azienda chiede un aumento di capitale da 30 milioni di euro, motivandolo con presunte difficoltà di liquidità. Tra qualche giorno arriverà all’assemblea dei soci la richiesta di Acqualatina, società mista con il 51% nelle mani dei comuni, di un aumento del capitale sociale da 23.661.533 euro a 53.661.533 euro, attraverso l’emissione di nuove azioni del valore nominale di un euro ciascuna.Ma i numeri raccontano un’altra storia: oltre 40 milioni di euro di utili accantonati e non distribuiti; 92 milioni di crediti in bilancio; 160 milioni di euro di crediti non riscossi.”, spiega Ranaldi.

Numeri che non tornano, nell’analisi del consigliere del Comune di Latina: “Acqualatina aveva proposto un aumento delle tariffe del 9,5% annuo, ma l’EGATO4 e i sindaci hanno detto no. Applicando il metodo ARERA MTI-4, l’aumento massimo sostenibile è stato fissato al 3,5% annuo fino al 2029: una decisione equilibrata che garantisce gli investimenti (271 milioni dal 2024 al 2029) senza tartassare i cittadini. Più di qualcuno oggi  dimentica che la concessione di Acqualatina scadrà tra sei anni. Ha senso investire 30 milioni di euro in una società che, di fatto, potrebbe cessare di esistere nel 2032?”

“Un aumento sociale di queste dimensioni comporta per i Comuni, se volessero mantenere la propria quota, un esborso considerevole di risorse che andrebbero tolte ai servizi per i cittadini. – continua Ranaldi – La proposta di coprire l’aumento di capitale con i canoni di concessione è una presa in giro: per legge, i versamenti di capitale devono essere cash e soggetti a IVA al 22%. Non è quindi possibile ‘girare’ i canoni come se fossero denaro liquido. Insomma, siamo di fronte a una proposta irrealizzabile, buona solo per la propaganda. È paradossale che una società che dichiara utili milionari e ha riserve non distribuite chieda ora ai Comuni di mettere mano al portafogli. E mentre Acqualatina piange miseria, le famiglie continuano a pagare bollette salate, con un servizio spesso inadeguato. Uno dei problemi è la liquidità bloccata dai debiti contratti con la ex Depfa Bank (oggi BPM): un mutuo di 114.5 milioni di euro che obbliga la società a tenere 15 milioni fermi sui conti. Una zavorra creata da scelte finanziarie discutibili, che ora si tenta di scaricare sui cittadini. Probabilmente ricontrattare le condizioni di quel mutuo potrebbe essere una soluzione per sopperire ai problemi di liquidità che denuncia la società.  

Ad una lettura  della storia della società possiamo dire che tutti gli investimenti programmati non si sono realizzati anzi ne sono stati spesi solamente una parte. E questo lo vediamo dai risultati della dispersione idrica che a distanza di 23 anni -risale al 2022 la costituzione di Acqualatina-  rimane al 70%, come nel 2005 dove arrivavano nei rubinetti il 30% di acqua. La dispersione si traduce in un costo operativo elevatissimo, poiché il gestore deve captare, trattare e pompare volumi di acqua ben superiori a quelli effettivamente fatturati, aumentando cosi la componente costo della tariffa. Quella che doveva essere una gestione efficiente  e portare a una riduzione della tariffa non si è realizzata. Anzi le tariffe di Acqualatina sono continuate ad aumentare di anno in anno e per 190 metri cubi di acqua sono passate da 122,17€ nel 2004 a 257,52 € al 2009, con un aumento del 110,8%, la previsione per il 2025 è di 349,20€.”

“La nuova gestione di Acqualatina anziché migliorare il servizio si sta rivelando come una macchina che cerca pretesti per capitalizzare la società in vista di possibile allungamento del contratto e in alternativa di una eventuale cessione alla scadenza con un aumento di valore della società. Ma non è tutto perché l’altro elemento che caratterizza l’attuale gestione è l’esternalizzazione di molti servizi e il depauperamento della capacità tecnica e organizzativa di Acqualatina.”

“La tendenza nel tempo è stata di ridurre il numero di ATO con l’obiettivo di incrementare l’efficienza del servizio. Attualmente sono 62 gli ATO esistenti a livello nazionale, con netta prevalenza del modello regionale nella costituzione degli ATO; e infatti 12 Regioni su 19 hanno 1 solo ATO. Le restanti Regioni presentano una pluralità di ATO dalle dimensione anche troppo piccole. La discussione tra il desiderio di mantenere la gestione pubblica (spesso tramite in house) e l’obbligo normativo di ricorrere alla gara per massimizzare l’efficienza e la concorrenza, genera incertezza. Questa incertezza rallenta i processi di affidamento e la definizione dei Piani d’Ambito, ostacolando l’attuazione degli investimenti”.

“A prescindere dalla natura pubblica o privata del modello di gestione, ciò che appare, oggi, imprescindibile è il consolidamento di un’effettiva e imparziale attività di regolazione e di controllo sui soggetti gestori del servizio da parte della governance (EGATO), ma, soprattutto, il risanamento della rete idrica, la quale è afflitta da perdite inaccettabili, vista la preziosità della risorsa. Avendo ben chiaro il principio , già sancito nella legge “Galli”,  che sancisce che tutte le acque, superficiali e sotterranee sono pubbliche “ex lege”7, e devono essere utilizzate secondo criteri di solidarietà, a protezione delle generazioni future.

“Come lista civica  di opposizione, diciamo chiaramente no all’aumento di capitale e a qualsiasi tentativo di usare denaro pubblico per coprire inefficienze private. Chiediamo invece: una ricognizione completa dei crediti di Acqualatina e delle morosità; un piano di rientro finanziario trasparente e monitorato dall’EGATO; la revisione dello statuto per rafforzare il controllo pubblico e la trasparenza nella gestione. Auspichiamo che si apra una riflessione all’interno dell’assemblea dei sindaci dell’ATO per capire come migliorare il servizio di una risorsa come l’acqua che va considerata un bene comune”.

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