ACQUALATINA PROPONE UNA TARIFFA AUMENTATA DEL 6%: I SINDACI RINVIANO LA DECISIONE (MA SEMBRANO SODDISFATTI)

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Tariffe della bolletta di Acqualatina, l’assemblea dei soci di Egato 4 rinvia il punto all’ordine del giorno che prevede l’aumento

C’erano cinque punti all’ordine del giorno nell’assemblea dei sindaci e componenti dell’Egato 4 convocata stamani, 30 ottobre. Ovviamente, il focus dell’incontro era puntato principalmente sulla deliberazione proposta dall’ufficio di presidenza, ossia l’approvazione di una tariffa d’ufficio.

Per capire che cosa c’era in ballo, è bene fare qualche passo indietro. Settimane in cui ci sono state diverse indiscrezioni, lettere a mezzo stampa e dichiarazioni di diverso genere. A riassumere cosa è successo, è stato il Presidente dell’Egato 4 e della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli.

All’inizio, il gestore Acqualatina – società mista pubblico-privata -, spinto dal nuovo socio privato, Italgas, presenta un piano di investimenti da 350 milioni di euro, che prevede, per supportarlo, un aumento del 9,5% della tariffa per i prossimi tre anni. Un vero salasso per i cittadini della provincia di Latina e per quelli degli altri comuni che vengono serviti da Acqualatina. La società mista, infatti, non è proprio popolare (tanto per utilizzare un eufemismo): da decenni le bollette sono alte e il servizio è critico, se non disastroso, sotto diversi punti di vista. Senza contare questioni di natura giudiziaria e ambientale, ultima delle quali emersa con l’inquinamento del “Fosso Paoloni” a Latina.

I sindaci, da subito, ritengono che l’aumento del 9,5% per tre anni non è sostenibile e quindi chiedono al gestore di elaborare un piano di investimenti che tenga conto di un amento tariffario del 3,5%, ossia in linea con i criteri della regolazione di Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Tali criteri tengono conto di inflazione, costo della vita eccetera. E già un aumento del 3,5% è mal visto dalla popolazione.

Il gestore, alla sollecitazione dei sindaci avvenuto tramite una deliberazione ufficiale, non risponde con un piano investimenti. Al che seguono uffici di presidenza dell’Egato4 e incontri con il cda di Acqualatina, imposto dal centrodestra di Fratelli d’Italia e Lega che la fanno da padrone in provincia di Latina, amministrando Latina e Aprilia (almeno fino all’arresto avvenuto a luglio del sindaco Lanfranco Principi).

A seguito di questi difficili confronti, viene chiesto al gestore di fare un passo verso gli amministratori dell’Egato 4. Il rischio conclamato, se non si trovasse un accordo tra sindaci e gestore, è quello di presentare due proposte diverse all’autorità di regolazione: da una parte quella di Acqualatina con l’aumento delle bolleta al 9,5% (l’aumento andrebbe calcolato dal primo gennaio del 2024) e dall’altra quella d’ufficio dei Sindaci. In realtà, l’Egato 4 ha le mani legate: può respingere la tariffa aumentata, ma non può fare proposte se dal gestore non vengono forniti i dati su cui lavorare e formulare una contro-deduzione. Eppure dal cda di Acqualatina, la collaborazione, come ribadito in assemblea dal sindaco di Roccagorga, Carla Amici, è assente, tanto che la prima cittadina ne chiede le dimissioni.

Nell’ultimo ufficio di presidenza, in mancanza di una nuova proposta del gestore, è stato deciso di convocare l’assemblea dei soci (sindaci), portando l’applicazione della tariffa minima, ossia una bolletta che avrebbe addirittura il 10% in meno della tariffa attuale. Una situazione estrema che farebbe la gioia dei contribuenti, salassati da anni, ma che porterebbe in pochi mesi al crac di Acqualatina. In gioco c’è la sopravvivenza economica della società che gestisce l’acqua.

Ieri sera, quasi fuori tempo massimo, arriva la proposta del gestore per un piano investimenti ridotto e con una tariffa aumentata non più del 9,5% ma del 6%. Questa richiesta comporta due effetti: viene meno la proposta dei sindaci di chiedere una tariffa minima (quella che prevede una bolletta del 10% in meno rispetto a quella attuale); gli amministratori non possono più approvare oggi il punto all’ordine del giorno così presentato. Il problema è che sulla nuova proposta del gestore, la segreteria tecnica operativa, rappresentata dall’ingegnere Umberto Bernola, spiega che occorre lavorarci così da poter tirare fuori i nuovi scenari della tariffa. Nel meccanismo regolatorio della tariffa, infatti, il piano investimenti può reggersi anche con altro tipo di tariffe. Il presidente Stefanelli chiede di trovare una proposta concordata: “Abbiamo dimostrato che la società non fallisce”.

Il capo della segreteria tecnica operativa dell’Egato 4, Umberto Bernola, spiega oggi che ci sono i contenuti del nuovo piano investimenti, finalmente presentato dal gestore. Il gestore chiede di realizzare un piano ridotto rispetto al primo piano da 351 milioni (peraltro, per 20 milioni di euro, il gestore suggerisce che vanno trovati da risorse che non dipendano da fondi pubblici).

La nuova proposta comporta un conguaglio tariffario complessivo fino al 2029 per complessivi 89 milioni di euro, tutto sulle spalle degli utenti: negli ultimi due anni – 2028 e 2029 – non ci sarebbero più soldi da recuperare. La tariffa al 3,5% prevedeva, invece, un conguaglio da 79 milioni di euro.

I sindaci intendono capire se il gestore ha inserito anche la morosità che, al momento, nell’Egato 4, per l’anno 2022, si stalla al 12,88%. Ecco perché non è ancora chiaro se nella nuova proposta che contiene l’aumento del 6% nella tariffa sia compresa anche la morosità. Inoltre, come spiega l’ingegnere Bernola, ci sono i costi emergenti, in riferimento all’attuazione del Pnrr.

Nel nuovo piano di investimenti, ci sarà una minore riduzione delle perdite idriche, tanto che l’Egato 4 rimarrà nell’ultima classe, senza “promozione” nella classe B. Non solo, il gestore, nel nuovo piano di investimenti, ha eliminato l’intervento nella centrale Vetere che serviva a combattere il fenomeno della torbidità delle acque nel sud pontino. L’ingegner Bernola rassicura che, comunque, per quel tipo di intervento, l’Egato 4 ha già chiesto fondi, peraltro alla Regione Lazio. Da ciò che si evince dall’assemblea odierna, sembra che il gestore tenga ancora per il collo i sindaci.

Sebbene in assemblea, il Presidente Stefanelli e il delegato dal Comune di Latina, Giacomo Mignano (consulente giuridico del Sindaco Matilde Celentano), si siano complimentati da soli per il supposto lavoro certosino realizzato con il cda di Acqualatina (peraltro votato, per la parte pubblica, dal centrodestra di cui il Comune di Latina è massima espressione), il risultato è un rinvio del punto all’ordine del giorno. “L’ultima lettera del gestore – spiega Mignano – ha fatto sì che la nostra attività di mediazione abbia cominciato a portare degli effetti: dalla minaccia di fallimento siamo arrivati a una situazione di stabilità. Il gestore è stato condotto a più miti consigli”.

In attesa che l’ingegnere Bernola realizzi l’istruttoria tecnica e intanto avverta l’Arera che è in attesa della nuova tariffa, sul piatto c’è sempre un aumento: non più del 9,5% ma del 6% per i prossimi tre anni. E i sindaci appaiono soddisfatti: lo chiamano un grande risultato di mediazione. Sarà, ma a pagare una bolletta aumentata sono sempre i cittadini.

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