ACQUALATINA, I SINDACI DICONO NO AL MAXI AUMENTO DI CAPITALE: APRIAMO UN TAVOLO DI CONFRONTO

Acqualatina Spa, una conferenza dei sindaci concitata che, alla fine, trova una posizione quasi unitaria sottoscrivendo un documento da inviare all’amministratore delegato

Un documento unitario sottoscritto dai sindaci dell’Ato 4 chiede al management di Acqualatina di revocare l’assemblea indetta per le date del 17 e, in subordine, del 19 settembre. Al centro dell’assemblea, come noto, la richiesta del maxi aumento di capitale da 30 milioni che, da qualche mese, spaventa sindaci e cittadini pontini e oltre.

Oggi, 3 settembre, i sindaci si sono riuniti per discutere rispetto a tale richiesta e la risposta è stata scontata: no all’aumento di capitale da 30 milioni, poiché la cifra è spaventosa per qualsiasi cassa degli indebitati comuni dell’Ato4.

E allora, che fare? La conferenza è stata accesa. I sindaci del Partito Democratico – Comuni di Cisterna, Anzio, Nettuno -, la prima cittadina di Roccagorga, Carla Amici, e il Presidente dell’Egato 4, Gerardo Stefanelli, sono stati dapprincipio categorici: no all’aumento di capitale che sia di 30 milioni, che sia di altra somma. Una posizione che porterebbe la società, la quale dovrebbe gestire l’acqua nei comuni dell’Ato4 fino al 2032, direttamente in default e in liquidazione. Una fine che per molti commentatori, attivisti e politici avrebbe dovuta fare diversi anni fa, ossia da quando sono stati inseriti nei bilanci crediti inesigibili e, sin da quando, le morosità di utenti e Comuni sono conclamate.

È il fronte dei Comuni di Latina (presente il consulente della sindaca, Giacomo Mignano), Terracina e Sezze a proporre una soluzione di mediazione: revoca dell’assemblea dei sindaci fissata il 17 settembre e apertura di un tavolo di confronto tra management di Acqualatina e sindaci per addivenire a una soluzione condivisa.

Sul piatto una sorta di “due diligence” per capire quanti soldi effettivamente servono per risollevare le sorti di Acqualatina (società che, va ricordato, produce utili). La proposta, definita suggestiva da Stefanelli, è avanzata dal consulente giuridico del sindaco di Latina, Matilde Celentano: capire se vi sia la possibilità di arrivare a un aumento di capitale dimezzato. In sostanza, una quindicina di milioni, dal momento che i Comuni hanno dalla loro crediti di circa 7 o 8 milioni derivanti dalla cessione delle condotte ad Acqualatina, mai finiti di pagare dalla società pubblico-privata.

Crediti che, secondo il ragionamento avanzato in conferenza dei sindaci, non sarebbero mai recuperati se Acqualatina finisse in default. Per il vicesindaco di Terracina, Claudio De Felice, d’accordo con il tavolo di confronto, c’è un problema di liquidità e non di mala gestione: da punto punto di vista patrimoniale Acqualatina è sana ma, sul fronte della liquidità, la medesima società rischia di chiudere i battenti a gennaio.

Non sono mancate le critiche al nuovo socio, Italgas, definito praticamente come latitante nei rapporti con i soci, il che non pone a favore per l’inizio di un possibile tavolo di confronto. Alla fine, tra le polemiche, il documento unitario sarà inviato all’amministratore delegato per chiedere di revocare il maxi aumento e predisporre il tavolo di confronto.

Al momento, i 30 milioni richiesti da Acqualatina sono una chimera. E la conferenza dei sindaci lo ha solo ribadito.

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