ACQUALATINA, I CONSUMATORI: “SITUAZIONE SEMPRE MENO CHIARA PER GLI UTENTI”

Acqualatina, le associazioni dei consumatori: “Sempre meno chiara la situazione verso gli utenti anche degli stessi Comuni”

“Le associazioni dei consumatori Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons in questi ultimi anni hanno spesso contestato la gestione di Acqualatina che riteniamo davvero pessima da parte del socio privato (in quanto è a questo che competono le varie attività amministrative e gestionali) e, comunque, non all’altezza delle legittime aspettative dell’utenza.

Molte delle obiezioni hanno riguardato, ad esempio, la discutibilissima scelta di affidare il recupero delle morosità a soggetti esterni con costi persino maggiori rispetto alle somme recuperate, ciò che apparirebbe clamoroso anche agli occhi del più sprovveduto dei bambini.

Tra le numerose contestazioni che sono state sollevate,  vi è anche la pressoché totale assenza al riguardo della parte pubblica, poiché, da quanto ci risulta, i controlli  effettuati non sono mai stati sufficientemente approfonditi.

A questo proposito, è sufficiente verificare ciò che è accaduto dalla crisi idrica del 2017 con le relative delibere approvate dalla Conferenza dei Sindaci (cioè l’insieme dei soggetti politici che, da una parte costituiscono il socio pubblico con il 51% delle quote e, dall’altra dovrebbero essere i primi a dover tutelare i diritti dei propri concittadini). Infatti non ci risulta che nessuno di essi abbia chiesto ed ottenuto la mappatura delle dispersioni idriche nonostante gli investimenti approvati per la riduzione delle perdite di rete, che, comunque, hanno comportato, anno dopo anno, rilevanti e crescenti aumenti delle tariffe idriche (quindi pagati dagli utenti con le loro bollette), per arrivare al 2025 dove la società continua a sostenere che la dispersione idrica supera il ancora 70 %.

A queste Associazioni sembra a dir poco singolare che si effettui un nuovo piano degli interventi a distanza di 9 anni da quello precedentemente approvato, con pretese di investimento da parte del socio privato Italgas  di 350 milioni di euro (ovvero di esborsi da parte dell’utenza), con una richiesta da prendere o lasciare, che, almeno all’apparenza, ha più il sapore di una minaccia o persino di un ricatto, soprattutto perché Acqualatina, ancora dopo un anno dalla nostra prima richiesta, più volte ribadita anche davanti al Garante Idrico Regionale, non ha fornito neppure uno straccio di risposta sui dati dai quali rileverebbe una dispersione anche di oltre il 70%, mentre, secondo quanto previsto dal management della Società durante una Conferenza dei Sindaci svoltasi nel 2017, dovrebbe ormai essere stata ridotta a meno del 40%, grazie ad un adeguamento tariffario approvato di 150 milioni di euro spalmato in tariffa su 9 anni, quindi fino al 2026.

 Ancora una volta ci chiediamo se è corretto che l’intero importo debba essere coperto solo dagli utenti, considerati un vero e proprio bancomat a disposizione di Acqualatina, senza che la Società metta quattrini suoi.

A questo proposito riteniamo che siano dure come il granito le parole che Il Messaggero del 31 agosto attribuisce in virgolettato all’Ing. Umberto Bernola, ossia il Dirigente dell’Egato, cioè l’organismo che deve vigilare sulle attività del Gestore e riferirne non soltanto alla Conferenza dei Sindaci ma anche ad ARERA, l’Autorità competente anche in materia di servizio idrico “le criticità di cassa denunciate da Acqualatina non possono essere risolte con un mero aumento delle tariffe, ma sono da attribuire a condotte poste in essere dal gestore, che sta applicando tra l’altro nuovi modelle organizzativi che non si dimostrano congrui per una gestione efficiente ed efficace di un servizio pubblico che deve mettere al primo posto l’interesse degli utenti”.

Parole che, ad avviso di queste Associazioni significano che Acqualatina vuol far pagare agli utenti gli errori gestionali che sta mettendo in atto e che meritano di essere prese in seria ed estrema considerazione da parte dei Sindaci chiamati ad approvare gli ingenti impegni economici richiesti, anzi è meglio dire “pretesi” da Acqualatina.

Ma le stesse parole dell’Ing. Bernola, di cui in passato queste Associazioni non hanno mancato di criticare un comportamento troppo poco efficace, oggi meriterebbero di essere approfondite anche da tutte le altre Autorità, nessuna esclusa.

Ci rivolgiamo ai sindaci, quali componenti del socio di maggioranza della Società, chiedendo loro se ritengano corretto che il gestore decida sulla destinazione dei fondi del PNRR, sull’aumento di capitale, sugli interventi da realizzare, e che i sindaci siano poco più che semplici spettatori, ma chiamati ad assumere i rischi contabili e persino penali delle decisioni che approvano.

Ci appelliamo a loro perché non possono sempre approvare tutte le richieste del gestore, come è stato quasi sempre fatto fino ad ora e gli utenti-bancomat non ne possono più di non essere tenuti in alcuna considerazione da parte di chi, invece, per il ruolo elettivo che ricopre, non sembrano rispettare, soprattutto perché si parla un bene pubblico così prezioso come l’acqua.

Per questo, auspichiamo che i sindaci non si pieghino supinamente alle pretese del socio privato e che diano prova di effettiva volontà di tutelare i diritti degli utenti, senza cedere alle minacciose pretese del socio privato (che, è opportuno ricordarlo, è subentrato al precedente meno di due anni fa), peraltro non supportate da concreti dati scientifici ed economici ma, ad avviso di queste Associazioni, frutto solo di informazioni non sorrette da alcuna concretezza.

Perché, se fosse vero il contrario, dovrebbe essere presentata denuncia nei confronti di Veolia per aver tenuta nascosta la situazione che aveva gestito sino al momento del passaggio delle consegne”.

Così, in una nota, Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons.

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