ACCUSATO DI AVER COLPITO CON UN CASCO LA MOGLIE: ASSOLTO PER MALTRATTAMENTI, PRESCRITTO PER LE LESIONI

Maltrattamenti in famiglia, si è concluso il processo a carico di un uomo denunciato dalla compagna che aveva ritirato la querela

Il terzo collegio del Tribunale di Latina, composto dalla terna di giudici La Rosa-Paolini-Romano, ha assolto perché il fatto non sussiste il 42enne di Latina, N.L., difeso dall’avvocato Italo Montini, dall’accusa di maltrattamenti in famiglia. Dichiarata la prescrizione del reato di lesioni ai danni della compagna perché il fatto è avvenuto nel 2012. Il pubblico ministero Giorgia Orlando, nel corso della sua requisitoria, nella quale ha ricordato l’episodio violento di un casco sferrato contro la compagna, aveva chiesto per l’uomo la pena di 3 anni e 3 mesi.

L’uomo era accusato di aver soggiogato la moglie con violenze psichiche e fisiche. In un primo momento, il quarantenne fu denunciato dalla moglie nel 2019; successivamente, poco dopo, la moglie ritirò la denuncia, ma il procedimento penale era andato comunque avanti essendo perseguibile di ufficio, a prescindere dalla volontà della persona offesa.

Ad aprile 2023, in aula, come ricordato dal pubblico ministero, era stata ascoltata la Presidente di un’associazione con sede a Latina che si occupa di assistere le donne in difficoltà e a cui la vittima del quarantenne si era rivolta nel 2019. La Presidente dell’associazione aveva spiegato che quasi subito la donna le aveva manifestato l’intenzione di ritirare la denuncia e di essere a conoscenza del fatto che, oggi, la coppia vive di nuovo insieme. “Subiva violenze psichiche e fisiche. Il marito era geloso e non le permetteva di uscire di casa con le amiche. Manuela era in condizioni di fragilità e si presentò alla mia associazione per parlarmi di quanto stava subendo”.

L’episodio spartiacque fu quando la moglie del quarantenne arrivò a chiedere aiuto all’associazione dopo aver subito l’ennesima violenza: per quanto raccontato dalla Presidente, infatti, la donna aveva il collo rosso dopo un’aggressione del marito. Al che, la donna fu accompagnata da una volontaria dell’associazione all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina e, subito dopo, dalla stessa Presidente alla caserma dei Carabinieri di Latina per denunciare il coniuge.

Il 40enne era solito avere comportamenti violenti nei confronti della moglie e li avrebbe avuti, come raccontato dalla testimone, anche sulla sua prima coniuge. Al momento, però, come accennato, dopo una terapia di coppia, la donna vive di nuovo con l’imputato insieme ai tre figli minorenni.

Fatto sta che nel 2019, all’epoca dei fatti contestati, anche la Presidente dell’associazione aveva ricordato che l’uomo era irruento, dai modi aggressivi, che sarebbero stati manifestati, contro la moglie, anche davanti alla testimone odierna. “Mi ricordo le telefonate, alzava la voce. Utilizzava parole forti tipo cagna e puttana”.

Gli epiteti utilizzati li aveva ricordati in aula il pubblico ministero, riportando cosa aveva riferito a verbale anni prima la stessa Presidente dell’associazione: “Cagna, fai schifo, madre di merda, non hai bisogno di uno psicologo ma di un esorcista”.

Successivamente alla Presidente dell’associazione, era stata ascoltata la madre di Manuela che, per ben tre volte, era stata richiamata in aula dal giudice in quanto a rischio di commettere falsa testimonianza. La donna, che aveva detto di vivere con la figlia e il marito imputato, aveva spiegato confusamente di aver forse sentito dalla medesima figlia di essere stata spinta e per tale ragione finita in ospedale.

La madre della vittima, contrariamente a quanto dichiarato ai Carabinieri che hanno svoto l’indagine negli anni passati, non ricordava un altro particolare. La figlia, infatti, le aveva raccontato di essere stata colpita violentemente con un casco sul volto. Quell’episodio fu tenuto nascosto in un primo momento anche dal padre dell’imputato che lo spiegava dicendo che si sarebbe trattato solo di un incidente stradale.

La madre della vittima, ripresa dal giudice, aveva dovuto ammettere che il genero, secondo quanto le raccontava la figlia, all’epoca “aveva scatti d’ira e rompeva le cose dentro casa”.

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