ABUSATA A CAMPO BOARIO, PER LA PROCURA LA RAGAZZINA COSTRETTA A VIVERE IN CASA DI SILVIO-DE ROSA

Laura "Puccia" De Rosa e Ferdinando "Gianni" Di Silvio
Laura "Puccia" De Rosa e Ferdinando "Gianni" Di Silvio

La storia della ragazzina abusata a Campo Boario: ecco i risvolti della vicenda che ha coinvolto la famiglia Di Silvio-De Rosa

A finire in carcere, per la droga e la vicenda di violenza sessuale aggravata su minore, i coniugi Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” o “Zagaglia” e Laura De Rosa, il primo fratello del boss mafioso Armando Di Silvio, l’altra legata alla nota famiglia omonima molto attiva nel capo dello spaccio di stupefacenti.

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A firmare gli arresti dei coniugi Di Silvio il Gip del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, su richiesta del pubblico ministero Giuseppe Miliano che ha coordinato le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo, guidato dal tenente colonnello Antonio De Lise. Tra le pieghe dell’indagine, proprio per descrivere la vicenda in cui emerge la figura di una minorenne di 12 anni, legata con matrimonio “zingaresco” (non riconosciuto dall’ordinamento italiano) al figlio della coppia Di Silvio/De Rosa, si delinea un mondo che vuole essere “a parte”, praticamente fiero di essere altra cosa rispetto al Paese in cui vive.

La bambina, che a 13 anni, rimane incinta due volte e per due volte abortisce, si sposa, tramite rito “zingaresco”, con il rampollo di casa Di Silvio-De Rosa presso una la nota villa “Inkanto” a Latina. Un matrimonio sfarzoso avvenuto nel settembre 2021 quando la rafazzina aveva appena 13 anni e il figlio dei coniugi Di Silvio era anche lui minorenne. Partecipano circa 100 persone.

La coppia di giovanissimi già conviveva a casa Di Silvio ma per quanto riguarda il matrimonio sono gli stessi inquirenti a notare che la “diversità culturale nella percezione del matrimonio si ripercuote su una serie di materie giuridiche”. Un conflitto aperto tra ordinamento giuridico italiano e gli usi e i costumi del mondo zingaro.

La giovane rimane incinta all’età di 13 anni e poi viene portato in un ospedale a Castellamare di Stabia perché – ritengono gli inquirenti – bisognava “celare alla locale Asl di Latina le motivazioni dello stato di gravidanza” per via della minore età. Dopo la triste vicenda dell’aborto, la Procura, che aveva chiesto l’arresto anche per i genitori della minorenne (negato dal Gip Mattioli), ritiene che la tredicenne sia stata costretta a vivere in Via Coriolano con la famiglia Di Silvio-De Rosa.

D’altra parte, secondo la Procura, i genitori della bambina (perché a 13 anni di bambina si tratta) erano inermi e impotenti di fronte all’imposizione di Laura De Rosa e “Gianni” Di Silvio di farla rimanere a Campo Boario, sebbene volessero che tornasse a vivere con la madre. Motivo di contrasto diventa anche dove seppellire il feto. Laura De Rosa sarebbe stata contraria a dargli degna sepoltura a Latina. Solo la madre della tredicenne prova a convincere la figlia a tornare a casa dopo la triste vicenda dell’aborto, nonostante il padre della ragazzina fosse contrario.

Ad ogni modo, dopo il primo aborto i rapporti sessuali sono continuati. Sono i Carabinieri a evincerlo in diverse intercettazioni comprese nell’indagine. Il fine era quello di avere un altro figlio, benché la ragazzina avesse esternato alla madre il desiderio di tornare a casa dalla madre. “Il nuovo approccio sessuale – annotano gli inquirenti – era devastante per la minorenne”.

È in un’altra intercettazione che la madre della ragazzina si sfoga con la nonna della stessa proprio perché la minorenne, secondo il suo racconto, deve sottostare agli obblighi nei confronti della famiglia Sinti che le avevano vietato di tornare a casa: “Se la venettero a pijà contro la volontà di mia figlia”. La ragazzina subisce una trasformazione, le viene imposta la cultura di Campo Boario: non può vestire con jeans, pantacollant: “Hanno accattato sti gonne – dice la madre intercettata – mo figliame sa’ appiccicata”.

Alla fine, la ragazzina continua a vivere a Campo Boaria, come “fosse una segregazione, con la possibilità di visitare la madre saltuariamente”. E, dopo un mese, dall’aborto, a fine 2021, la ragazzina si rende conto di essere nuovamente incinta, a dispetto di quanto detto dal ginecologo. Dopodiché c’è un nuovo aborto, sebbene gli investigatori non possano documentare come e quanto è avvenuto. Nel frattempo, la ragazzina, al netto delle vicissitudini subite, viene instradata anche all’attività di spaccio.

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