Ragazzina abusata nella casa dei Di Silvio a Campo Boario: anche la Procura campana vuole vederci chiaro sulla clinica dove abortì
Non è finita la vicenda giudiziaria della bambina che, tra i 12 e i 13 anni, rimase incinta due volte sotto la casa di Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” o “Zagaglia” e Laura De Rosa detta “Puccia”. Come noto, l’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo e della Procura di Latina aveva messo in luce questo scenario nell’ambito di una indagine anti-droga.
Proprio perché a conoscenza dei rapporti tra il figlio (all’inizio della relazione neanche maggiorenne) e la giovanissima, risultano indagati “Gianni” Di Silvio, la moglie Laura “Puccia” De Rosa e i due genitori della minore. Una storia difficile, evidentemente delicata, che ha provato molto la ragazzina, rimasta due volte incinta a dodici e tredici anni e la prima volta portata ad abortire in una clinica in Campania, a Castellamare di Stabia.
Sposata con rito zingaro (matrimonio non consacrato) al figlio di “Gianni”, la ragazzina, che oggi ha sedici anni, risulta, a differenza di quanto dichiarato dai coniugi Di Silvio, vivere in un casa famiglia. È merso nell’incidente probatorio tenutosi a febbraio.
È una vicenda che ha messo in luce la rappresentazione plastica degli usi e dei costumi della cultura Sinti (almeno quella che viene fuori in questo caso) che vuole la donna, ancorché bambina, essere sottomessa al “maschio” (in questo caso un ragazzino di 17 anni, oggi maggiorenne) e praticamente costretta a mettere al mondo figli senza soluzione di continuità. La ragazzina, infatti, dopo il primo aborto (un parto indotto per via del fatto che il feto era morto), rimane di nuovo incinta, nonostante il medico di Latina avesse sconsigliato una nuova gravidanza. Eppure alla famiglia Di Silvio-De Rosa, secondo gli inquirenti, non interessa: è per tale ragione che “Gianni” Di Silvio e Laura De Rosa, oltreché alla misura cautelare dovuta alla droga, sono finiti in carcere per il pericolo di reiterazione del reato sul lato della violenza sessuale aggravata. Successivamente, Laura De Rosa è stata scarcerata dal Tribunale del Riesame di Roma.
La situazione tra le due famiglie si incrina nel momento in cui i genitori della ragazzina chiedono di riportarla a casa, causando le ire di Laura De Rosa. Sarebbe la stessa ragazzina a far presente di non voler più tornare a Campo Boario. Ad essere indagati per il reato di violenza sessuale aggravata, come detto, tutti e quattro gli adulti i quali, ben consapevoli del quadro che si era formato, non avrebbero fatto niente per impedire la relazione tra i due giovanissimi, sebbene la madre della dodicenne si fosse lamentata più volte del fatto che la figlia dovesse sottomettersi alle logiche della famiglia Di Silvio-De Rosa, con tanto di tipico vestiario zingaro. Uno dei particolari più innocenti se si considera il resto della storia.
Sul caso, proprio perché l’aborto è avvenuto a Castellamare di Stabia, ha messo gli occhi anche la Procura territorialmente competente, quella di Torre Annunziata. Il fatto messo all’attenzione dalla Procura campano è quello avvenuto nel mese di novembre 2021 poiché la ragazzina di 12 anni, dopo una visita medica, portava in grembo un feto morto. La minore era alla 22° settimana di gravidanza e doveva essere indotto il parto.
Le conversazioni – sottolineano gli inquirenti – evidenziano in maniera inequivoca che la famiglia Di Silvio e la famiglia della minorenne non solo erano perfettamente a conoscenza che la minore intratteneva rapporti sessuali con il figlio dei Di Silvio e dello stato di gravidanza della stessa, ma perfettamente consapevoli dell’illiceità della situazione, tanto che, per evitare denunce, decidevano di portare la minore, privatamente, presso l’Ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia.
Nel nosocomio campano, tramite conoscenze dirette, veniva indotto il parto del feto ormai privo di vita, risultato essere di 22 settimane e due giorni. Dal tenore delle conversazioni intercettate emerge che dopo tale evento, che naturalmente aveva fortemente provato la minore, la madre di quest’ultima, preoccupata per lo stato psicofisico della figlia che era solo “una bambina”, voleva riportarla a casa incontrando, tuttavia, le resistenze della famiglia Di Silvio/De Rosa in quanto i due ormai erano legati dal vincolo del matrimonio celebrato secondo la tradizione sinti.
Il 7 novembre 2021, la minore chiamava il padre al quale riferiva che desiderava tornare a casa dai genitori, dopo l’aborto, in quanto solo loro potevano darle l’affetto di cui aveva bisogno e che non poteva avere presso la famiglia Di Silvio/De Rosa. Dalle conversazioni risulta che la madre della minorenne si era presentata a casa della famiglia Di Silvio, in via Coriolano 16, per convincerli a far ritornare la figlia a casa con i genitori. Una circostanza che scatenò le ire di Laura De Rosa.